Quando dei punti tolti in classifica possono condizionarti una stagione.
A Catania hanno un lavoro complicato da svolgere, lo sappiamo. E lo sanno soprattutto gli etnei. Ripartire dopo un terremoto tale da sconquassare quella che tre anni fa sembrava essere diventata una realtà consolidata del nostro calcio non è affatto facile. Non a caso, a Catania, dopo un primo anno di assestamento, hanno richiamato chi quella realtà aveva contribuito a creare. L’avvio di campionato, tuttavia, non è stato dei migliori; siamo solo all’inizio, per carità, i giudizi del 30 settembre lasciano il tempo che trovano. Però la panchina di Rigoli non scricchiola perché lo scrive qualcuno, ma perché i risultati, dopo sei giornate, sembrano lontani. A livello di gioco e di classifica: l’anno scorso, per intendersi, dopo sei giornate il Catania avrebbe avuto 14 punti, non fosse stato per la penalizzazione.
Quest’anno ne avrebbe 7, la metà, non fosse per la penalizzazione. E viene da chiedersi quanto pesi, anche a livello psicologico, partire col segno meno in classifica. L’anno scorso ci si aspettava che, rosa alla mano, il Catania fosse già competitivo per liberarsi di un fardello chiamato -10. Sembrava così nel girone di andata, alla fine gli etnei hanno evitato per un pelo il rischio playout. Quest’anno, il fardello recitava -7. E lo zero è arrivato alla settima giornata, dopo un pareggio casalingo non proprio entusiasmante. Avere più strada da percorrere può essere uno stimolo, alle volte. Oppure può rimanere semplicemente più strada da percorrere. E doverlo fare per due anni consecutivi, lo ammettiamo, non è il massimo. Come se il peso dalla classifica si sposti alla testa e alle gambe, facendosi ostacolo quasi insormontabile. Però la penalizzazione è ormai alle spalle, il Catania si può scrollare di dosso un avvio più di ombre che di luci. Perché il Catania e Catania meritano un posto al sole. Per non doversi chiedere ancora quanto pesa una penalizzazione.
fonte: tuttomercatoweb.com