Una storia tutta da raccontare.

Simone Del Nero (foto dal web)

Simone Del Nero (foto dal web)

Da piccolo voleva fare il pugile: “Sono un fan di Rocky, me lo sto guardando su Sky. Mio figlio piccolo mi segue, gli ho regalato i guantoni e…da certi pugni che non ti dico!”. Una passione diversa da quella di papà: “Il pallone non sembra piacergli molto”. Calciatore da vent’anni, Del Nero. “E con un figlio che ama il pugilato”. Stereotipi? No, grazie. Proprio come la storia di Simone, che di “cazzotti” dalla vita ne ha presi tanti. “Potevo fare di più, molto di più. Sono una testa di ca…volo!”. Rialzarsi sempre però, Rocky insegna: “Non è importante come colpisci, ma come sai resistere ai colpi”.

Mai knock out, sempre a testa alta: “Se tornassi indietro, rifarei tutto da capo”. Impavido. Brescia, Lazio, la Malesia, l’Under 21. Esterno o fantasista, con Ballardini anche terzino. “Me la sono cavata bene, ma meglio giocare davanti”. Tecnicamente fortissimo: “Il mio punto di forza”. Oggi, a 35 anni, Del Nero ricomincia nella sua Carrarese in Lega Pro: “Ho trovato il miglior gruppo della mia carriera, sto a già a 2 gol – racconta a GianlucaDiMarzio.com – Abbiamo ragazzi umili, volenterosi. E un grande allenatore come Danesi, l’ho avuto anche nei dilettanti…”.

Precisamente alla Massese, in Serie D. “Come?!”. Uno così, in D. Misteri: “Volevo giocare, non mi interessava dove. Ho due bambini piccoli, il mio obiettivo era avvicinarmi a casa e smettere di girare”. Tutto risolto, ma inizi difficili: “Pensavo di mollare, non volevo fare brutte figure. Poi mi sono messo al servizio dei ragazzi e si è rivelata un’esperienza formativa”. Occhi della tigre alla Balboa e “never give up”. Più una rabona che fa il giro del web: “Avrei preferito farla in altri contesti però”. Così avrebbe girato il mondo. Ora gioca nella Carrarese, in Lega Pro.

Storia particolare quella di Simone Del Nero, mai al tappeto nonostante i tanti “montanti” della vita: infortuni, sorte avversa, una fascite plantare curata in Finlandia, la sfortuna tutta sua di trovarsi (a volte) nel posto sbagliato al momento giusto: “Resta la soddisfazione di aver fatto grandi cose, ma il rimpianto di non aver dato il meglio di me”. Knock out? Mai. E ora insegna alla sua famiglia come non mollare indossando un paio di guantoni. Di padre, in figlio. Con “gli occhi della tigre”.