Cristiano Ronaldo

Cristiano Ronaldo

“Calmati ragazzino”, gli dissero. “Non mi parlerai più così quando diventerò il più forte di tutti”, replicò. Botta e risposta tra un vecchio dirigente dello Sporting Lisbona e un piccolo calciatore con sogni da leggenda.

Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro aveva già le idee chiare quel giorno, quando stava per iniziare la sua scalata verso la vetta. Lui dalla vita non ha avuto nulla di facile all’inizio, solo lacrime. Lacrime di povertà, lacrime di solitudine, tanta. I compagni di scuola lo prendevano in giro per i suoi vestiti sporchi e usurati e per quell’accento troppo marcato. E Cristiano? Piangeva, come quando perdeva le partite di strada tra amici, come quando ha dovuto combattere con la perdita più grande: quella del papà, che si arrese all’alcolismo. “Non bevo, perchè mi ricorda la morte di mio padre”, Cristiano non dimentica. Impossibile farlo. Povero e deriso, con un solo modo per sfogarsi: calciare quell’amato pallone fino a tarda notte nelle vie di Madeira e colpire finestre, tanto da far arrabbiare tutti i vicini.

Ad un certo punto, però, la storia cambia. La cambia lui, sovrastando ostacoli e problemi, prendendo in mano il suo destino. Troppo forte Ronaldo, più ogni cosa, da sempre. Arriva lo Sporting, Cristiano vola a Lisbona e gli occhi del Mondo si illuminano. “Questo è forte, diventerà un campione”: lo hanno pensato in molti, ma il Manchester United ha fatto prima di tutti. Preso e portato all’Old Trafford, con la maglia numero 7 pronta ad accoglierlo. Quella di Cantona, Best e del partente David Beckham. Mica gente qualunque.

Cristiano non soffre le pressioni, anzi…si esalta. A Manchester diventa CR7 e vince tutto, prima di salutare e passare al Real e vestirsi di blanco. “Hala Madrid, estoy acquì para ganar todo”. Tradotto, “sono qui per vincere tutto“. Un’altra volta? Sì. Detto, fatto. Arriva anche la Champions nella finale contro l’Atletico, la Decima, tanto sognata. E nel 2016 l’Undecima (sempre contro i colchoneros), segnando il rigore decisivo a San Siro, nel suo anno perfetto.

Campione d’Europa con il Real Madrid e con il Portogallo, entra nella storia lusitana da leader assoluto. Mamma mia Cristiano, ti sei preso tutto. Finito qui? Macchè. Supercoppa Europea e Pallone d’Oro, il quarto della sua carriera, per poi finire in bellezza con il Mondiale per Club conquistato ieri…a modo suo, con una tripletta.

Dalla lacrime all’apoteosi, “Non mi parlerai così quando diventerò il più forte di tutti”. Cristiano è stato di parola e ha ribaltato il Mondo: ora chiamatelo Ronaldo de Oro, in tutti i sensi…

 

Giuseppe Marzetti