Per la conquista dello scudetto quest’anno è lotta a tre in Serie A. E non potrebbe essere altrimenti visto che sula panchina di Juve, Inter e Napoli siedono tre top allenatori come Sarri, Conte ed Ancelotti. Tre mister dalla mentalità completamente diversa che si sfideranno fino alla fine per la conquista del campionato.

 

La Juventus di Sarri

L’arrivo di Maurizio Sarri alla Juventus cambia l’approccio del club bianconero alla scelta del tecnico e alla costruzione del gioco e della traccia da seguire lungo la stagione. Sarà l’ex Chelsea e Napoli a doversi adattare alle abitudini della casa bianconera, dove vincere è fondamentale e il secondo posto sviluppando un buon gioco non ha mai salvato nessuno, però la curiosità che accompagna lo sbarco del toscano sul pianeta Juve è grande e comprensibile.

Intanto cambierà modulo di gioco rispetto al 4-2-3-1 che ha a lungo caratterizzato l’esperienza di Allegri e del 3-5-2 che spesso ha rappresentato l’alternativa. Possiamo prendere come base il 4-3-3 che non sarà una novità assoluta, ma oltre a essere la disposizione preferita da Sarri (usata sia a Napoli che a Londra) si adatta bene a una rosa piena di esterni di valore. Per la sfida col Lecce sono tre i calciatori pronti a rifiatare: Bonucci, Pjanic e Cristiano Ronaldo. Demiral e Rugani si candidano per una maglia da titolare… tenendo presente che Bonucci ha giocato tutte le partite e De Ligt non rifiata da 8 gare consecutive.

A centrocampo Bentancur potrebbe rilevare il bosniaco dopo l’ottima prova contro la Lokomotiv. In attacco, il duo Higuain-Dybala, con Cristiano Ronaldo che a Lecce molto probabilmente partirà dalla panchina. Inoltre Rabiot e Bernardeschi saranno altre due carte che l’allenatore vorrà giocarsi nel 4-3-1-2… un modulo con cui la Juventus ha trovato il piglio giusto!
Inutile dire che gli esperti, compreso www.pronosticicalcio.net, sito di analisi e pronostici sulle partite di calcio, continuano a confermare la Vecchia Signora come la squadra da battere.

 

L’Inter di Conte

La metamorfosi nerazzurra porta con sé dei solchi tracciati dal tecnico pugliese dal giorno del suo arrivo a Milano. La società ha seguito sul mercato le indicazioni di uno degli allenatori più abili nell’incidere fin da subito su un nuovo progetto. Sensi è il faro della manovra, l’elemento che ha acceso la luce e che consente anche a Brozovic di esprimersi al meglio. Barella ha portato, dal canto suo, inserimenti e personalità crescendo di partita in partita dopo una partenza non esaltante. Catenaccio e contropiede? Non proprio. La sua Inter ha palesato dei limiti in Champions League, in particolare nel pareggio strappato in extremis contro lo Slavia Praga. La rimonta subita a Barcellona paradossalmente è stata una buona prova mentre contro i bianconeri l’infortunio di Sensi ha cambiato l’inerzia. In generale, la formazione nerazzurra è quadrata, più solida rispetto al passato e non si disunisce di fronte alle prime difficoltà. Un salto mentale che si basa sulla capacità di battere squadre di pari o inferiore livello, componente fondamentale per fare strada in campionato. Un’altra impronta contiana è data dai numeri della difesa, la migliore del torneo con quattro reti al passivo. Rispetto a un anno fa, i nerazzurri hanno cinque punti in più (18 contro 13 dopo sette giornate). Le cifre vanno ovviamente pesate: un lasso di tempo breve come quello di Conte è puramente indicativo e non vale un arco temporale di 38 giornate, come nel caso delle due annate spallettiane.

 

Il Napoli di Ancelotti

Il Napoli ha dimostrato di aver sviluppato diversi schemi di gioco: dal 4-4-2 al 4-2-3-1. Finanche il 4-3-2-1 -il famoso albero di Natale che ha fatto le fortune di Ancelotti al Milan- mettendo però in pratica un gioco iper offensivo. L’idea tattica da applicare “in game” è quella del 2-2-6.  Dal modulo di partenza che, come disse Ancelotti, “E’ rappresentato dalle linee schierate in campo, visibili anche ad occhio nudo”, il Napoli si proietterà tutto in avanti.

Se l’attacco avviene dalla catena di destra, allora sale uno tra Di Lorenzo e Malcuit in fase di costruzione (in quest’ottica i terzini di spinta).

Se l’attacco avviene dal versante opposto allora salirà Ghoulam (più difficile vedere Mario Rui in campo dall’inizio) supportato da Manolas (dalla spiccatissima propensione offensiva).

Koulibaly sarà l’uomo più arretrato (il cosiddetto ultimo uomo) visto il suo strapotere fisico, anche se in occasione di calci piazzati salirà anche lui per supportare l’azione offensiva. In quel caso –strano a dirsi- l’ultimo uomo sarà rappresentato dal portiere che salirà fin quasi a metà campo.

Il manifesto di questo tipo di giocate si è visto nella gara contro il Liverpool. Sul primo gol degli azzurri, dopo lo scambio rapido tra Insigne e Milik, Ghoulam aveva il piede nell’area di rigore dei reds.