Inventò dribbling e colpi da campione, il suo talento era infinito. Mago Rivelino riuscì a convivere con un certo Pelé, con cui trionfò col Brasile nel mondiale del 1970

Rivelino

Roberto Rivelino(foto clandestinoweb.com)

Il Pallone d’Oro Ronaldinho potrebbe definire il campione in questione come il suo papà calcistico… Un onore meritato e destinato a pochissimi eletti. L’ex funambolo del Barcellona, celebre per una mistica confidenza col pallone, è uno specialista del cosiddetto “Elastico”. In Brasile è così definito un tipo di dribbling difficilissimo ma splendido per gli esteti. La palla è incollata al piede, in apparenza preda di un qualsiasi difensore;  come dotato di una molla, però, l’attaccante aziona la gamba come una saetta e disorienta il malcapitato con un’abile finta.

Il pallone scompare dal campo visivo del difensore, quando riappare è troppo tardi per recuperare… Ebbene, il primo a ideare e a realizzare l’Elastico(o Flip Flap) fu l’immenso Rivelino; un fuoriclasse, in questo caso anche inventore, che disseminò classe e talento puro alla fine degli anni sessanta e soprattutto nei settanta. Nell’epoca d’oro dei funamboli brasiliani merita senz’altro un posto d’onore: insieme ai dribbling e al diabolico sinistro, dimostrò di possedere un’intelligenza tattica difficilmente riscontrabile in altri calciatori. Soprattutto quando parliamo di campioni…

Roberto Rivelino nacque il primo gennaio del 1946 a San Paolo del Brasile. Cominciò a stupire proprio in uno dei club paulisti di maggior prestigio, il Corinthians, dove diventò un leader nonostante la giovane età. Ala sinistra o mezzapunta offensiva, Rivelino era spettacolare in ogni singolo gesto tecnico, anche quello apparentemente semplice. Nell’uno contro uno era talmente bravo (giornalisti invidiosi lo accusavano di essere talvolta irridente) che per fermarlo i difensori lo mortificavano col falli e scorrettezze al limite della brutalità. Nulla potevano, però, sui calci piazzati o sulle conclusioni dalla distanza: Rivelino era un mago anche in questa specialità.


Il suo sinistro da piuma di trasformava in un fucile di precisione, tirava sassate imprendibili e fulminanti che raramente mancavano il bersaglio. A livello di club non fu molto fortunato, visto che il Corinthians dei suoi tempi era una formazione in difficoltà, con poche speranze di competere alla pari con le altre big del Brasile e del Sudamerica. Vinse pochi titoli, senza poi dimenticare che al Santos c’era un certo Pelé che dominava e incantava il mondo intero. Rivelino, però, riuscì a non farsi mai schiacciare dalla presenza ingombrante di O Rey, con i due assi che venivano spesso considerati “gemelli” per il ruolo e la posizione in campo. Con la nazionale brasiliana, però, riuscirono a confezionare un capolavoro. Entrambi titolari e vincenti in una squadra superoffensiva, una situazione che molti addetti ai lavori consideravano utopistica.

Col Brasile