Potenza devastante ed effetto: le sue punizioni erano imparabili! Uno dei migliori mancini della storia, eroe col Brasile e col Real Madrid. Bocciato dall’Inter di Moratti!

Roberto Carlos

Roberto Carlos(foto theranking.com)

Uno dei suoi proverbiali gol su calcio di punizione fece il giro dell’universo; era il 3 giugno 1997 e si giocava Brasile-Francia a Lione, in palio una sorta di Mundialito. Da una distanza siderale, oltre 35 metri, questo brasiliano dall’aspetto arcigno ma irruente fece partire una conclusione fortissima (oltre i 120 Km orari) e talmente carica di effetto da ricordare un missile telecomandato di un film di James Bond. Il portiere transalpino Barthez restò di sasso, come stordito e inebetito: oltretutto battezzò il pallone abbondantemente fuori, ma fu come l’illusione di un trucco.

La traiettoria cambiò all’ultimo finendo in fondo al sacco alla sua sinistra; una rete spettacolare e irripetibile! Per provare a raccontare la vita calcistica di Roberto Carlos si può cominciare anche da questo suo capolavoro su punizione, ben sapendo però che c’è molto altro da scoprire e riscoprire. Nella mente di tutti, però, resta quel sinistro che sfornava siluri e che da solo rappresentava un biglietto da visita rassicurante, soprattutto per i compagni di squadra…

Roberto Carlos da Silva nacque nella primavera del 1973 nello stato di Sao Paolo, in Brasile. La sua collocazione tattica, nei primi anni di carriera, trovò dei piccoli ostacoli ma fu brillantemente superata dal talento. Da ala sinistra, o comunque tornante, si ritrovò terzino a 20 anni nel glorioso Palmeiras; da promessa a campione il passò fu molto breve. In possesso di un fisico eccezionale, Roberto Carlos era capace di percorrere la fascia sinistra con vigore e generosità per novanta minuti. Veloce come una scheggia, duro nei contrasti ma sempre corretto e leale, sapeva gestire la sua potenza e affinarla con l’allenamento.


Roberto Carlos migliorò nel dribbling in corsa,  pennellava cross con incredibile precisione per poi rientrare in difesa e aiutare i compagni in difficoltà. La sua prima esperienza europea, tuttavia, non fu idilliaca; forse perché nell’Inter 1995-96 il paulista non era ancora maturo e mentalmente pronto. I nerazzurri cambiarono tre allenatori (Bianchi, Suarez, Hodgson) e chiusero la stagione soltanto al settimo posto, evidenziando limiti tecnici e strutturali. In pochi si salvarono dalle contestazioni dei tifosi: Zanetti, Pagliuca, il mediano Ince e il centravanti Branca (17 gol per lui). Nonostante qualche incertezza difensiva, anche Roberto Carlos disputò una discreta annata, realizzando 5 reti in 30 presenze. Per l’esplosione definitiva mancava davvero poco, ma i tecnici e la dirigenza dell’Inter non erano di questo avviso. Mancò la pazienza e la fiducia, tutto qui… Il Real Madrid fiutò subito l’affare e acquistò il brasiliano per 8 miliardi di lire; l’anno prima l’Inter ne aveva sborsati 10 per prelevarlo dal Palmeiras.

Nella storia del calcio moderno, il matrimonio fra Roberto Carlos e il Real è indubbiamente fra i più felici: il brasiliano, archiviata la mini-delusione italiana, restò a Madrid per ben undici stagioni alzando al cielo decine di trofei nazionali e internazionali. Con una continuità di rendimento di cui molti dubitavano, Roberto Carlos dominò la sua fascia annichilendo la concorrenza e gli avversari: quasi 600 partite, oltre 70 gol (molti su punizione o con bombe dalla distanza), una moltitudine di assist e incursioni pericolose condite da tanta qualità. Giocò insieme a fuoriclasse assoluti come Zidane, Raul, Figo, Morientes, Hierro, Redondo e Seedorf. Vinse la Coppa dei Campioni per ben tre volte: nel 1998 (1-0 alla Juventus di Lippi), nel 2000 (3-0 contro il Valencia di Hector Cuper) e nel 2002 (2-1 ai tedeschi del Bayer Leverkusen). Nella bacheca personale “marchiata” Real di Roberto Carlos figurano anche due Coppe Intercontinentali, una Supercoppa Europea e 4 titoli spagnoli. Unico neo l’assenza della Coppa del Re, che in Spagna è un trofeo ambito e carico di significati.

Con la nazionale del Brasile, con cui debuttò nel febbraio del 1992, Roberto Carlos ha stracciato un’altra dozzina di record. In 125 presenze ufficiali (secondo di sempre nella storia) ha inciso il suo nome in tantissimi trionfi: la Coppa del Mondo 2002 (secondo posto nel 1998), due Coppe America (1997 e 1999), la Confederation Cup (1997) e un bronzo olimpico ad Atlanta nel 1996. Ovviamente si confermò micidiale sulle punizioni dalla lunga distanza, segnando 10 reti e diventando un incubo per i portieri: in questo contesto, raccolse l’eredità dei grandi tiratori del passato come Eder o Claudio Branco.


Spese gli ultimi scampoli di carriera in giro per il mondo, raccogliendo consensi anche in Turchia col Fenerbahce e in Russia con l’Anzi; nel 2010 tornò temporaneamente in patria con i paulisti del Corinthians. A livello personale, Roberto Carlos ha vinto numerosi premi e riconoscimenti di prestigio; avrebbe a nostro giudizio meritato anche il Pallone d’Oro. Sappiamo bene quanto è difficile per un difensore, e lui nonostante il talento non ha fatto eccezione; riuscì a sfiorarlo nel 2002, dovendosi però accontentare del secondo posto (Pallone d’Argento) dietro al connazionale Ronaldo.

 

Lucio Iaccarino