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  31/10/2006 - L'INTER PASSA A MOSCA


Champions: Spartak-inter 0-1

MOSCA, 31 ottobre 2006 - Nel derby non lo aveva entusiasmato. Così a Mosca Roberto Mancini schiera Burdisso al posto di Grosso in difesa. Inoltre cambia idea sul modulo proponendo un centrocampo in linea e non a rombo, con Stankovic e Figo sulle fasce. Ma l'idea vincente è il solito dèja-vu. Si chiama Julio Cruz, l'uomo in più dell'Inter, la certezza, che sul sintetico del Luzhniki si sente a suo agio, a dispetto del suo soprannome. "El jardinero", così come nella gara di andata, mette subito la firma sul match: Stranzl cicca maldestramente, Ibra, che non è un pivello, irrompe come un falco, prende palla e la mette in mezzo all'area dove Cruz di piatto destro non perdona. Una zampata umile e vincente, mentre Adriano continua a fare notizia dall'altra parte del mondo e su cui Mancini preferisce stendere un no comment, molto simile a un velo pietoso.
La vittoria di Mosca rilancia le azioni dei nerazzurri nel gruppo B della Champions League, e conferma tutte le buone indicazioni viste nel derby. L'Inter è messa bene in campo e il rutilante gioco dello Spartak, che accumula solo inutili minuti nel possesso palla, difficilmente riesce a creare problemi all'orgnizzazione di gioco nerazzurra. L'Inter è cambiata rispetto al passato. Adesso gioca usando la testa. Si sifende con ordine, accompagna le ripartenze, senza mai andare in sofferenza di uomini. Compito tra l'altro agevolato dalla mediocrità di un avversario, la cui manovra si spegne al limite dell'area interista. La formazione di Fedotov, che schiera volti noti al calcio italiano come Jiranek e Mozart, entrambi ex Reggina, non brilla di fantasia. Chiusa impacabilmente, è costretta ad allargare il gioco sulle fasce, limitandosi a conclusioni velleitarie. Solo in un caso Julio Cesar deve far valere le sue ragioni, respingendo con i pugni un bolide di Mozart dalla distanza.
Inter padrona, quindi, che potrebbe raddoppiare all'inizio della ripresa con Ibrahimovic, incredibilmente a vuoto, a tu per tu con Kowalewski. Lo Spartak intanto ha sostituito Rodriguez con Cavenaghi, un attaccante per un difensore, rischiando il tutto per tutto, ma non è una mossa sufficiente per spezzare l'egemonia razionale dei nerazzurri. Nemmeno quando Covalciuc rileva Bystrov. Troppo prevedibile infatti la manovra dei moscoviti che permettono all'Inter di compattarsi a centrocampo e in difesa e di ripartire sfruttando ampie praterie, ma sprecando troppo. Come il tiro di Maicon, spesso liberato sulla fascia destra, e quello di Ibra respinti da Kowalewski, al termine di azioni spettacolari. Solo negli ultimi venti minuti, quando lo Spartak aumenta d'intensità il suo pressing, Mancini cambia: fuori Figo per Grosso; una copertura in più per evitare brutte sorprese. Ma il finale è da Inter. Prima l'incredibile traversa colpita da Shishkin, poi il colpo di testa di Kovac con Julio Cesar battuto. Ecco quindi Solari per Cruz in un 4-5-1 che offre ulteriori garanzie di tenuta nell'assedio finale dei russi, anche se le ultime due occasioni sono per Ibrahimovic e Stankovic, entrambi stoppati dall'uscita di Kowalewski.

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