L'Inter pareggia a Monaco, la Roma batte il Valencia
BAYERN MONACO-INTER 1-1
Mancini l'aveva detto, alla vigilia: primi o secondi, che differenza fa? In entrambi i casi si rischia di affrontare squadre forti agli ottavi. E per metà gara a dargli ragione non è solo la sua squadra, ma anche il Bayern. Poi, quando l'Inter decide di provarci, i tedeschi nuovamente si adeguano, a finiscono per spuntarla loro, costringendo i nerazzurri a agguantare il pari nel finale.
A vedere l'avvio del primo tempo, il cronista si preoccupa. Perché il suo mestiere è raccontare ciò che accade, ma il problema è che non accade proprio nulla. E le pessime condizioni del terreno sono una giustificazione reale ma largamente insufficiente. Nei primi 23 minuti, da segnalare c'è Solari che dalla sinistra serve bene Gonzalez che non ci arriva per un soffio; e c'è Pizarro che si beve da par suo Andreolli per andare a crossare per Makaay: pericolo ma tiro centrale. Nient'altro.
Tre emozioni, dicansi tre, nella seconda metà del primo tempo. Con Makaay che viene imbeccato una volta da destra e l'altra da sinistra, e in entrambi i casi conclude fuori di poco. E con Gonzalez che inventa un gran tiro dalla trequarti colpendo in pieno la traversa. Poi è già riposo, non così meritato.
Nella ripresa Mancini gioca la carta Crespo, e l'Inter si fa un po' più intraprendente. Ma così facendo stuzzica anche i tedeschi, che alla prima azione in verticale passano in vantaggio: lancio da metà campo direttamente per Makaay, che stoppa elegantemente mettendo fuori causa Andreolli, e poi tira in spaccata da appena dentro l'area battendo Toldo. E chi si era addormentato nel primo tempo finalmente si sveglia: da un lato il Bayern prova a consolidare il successo, dall'altro l'Inter, forte anche dell'innesto di Recoba (senza dimenticare un Gonzalez in vena di numeri), inizia a sfoggiare gioco. Il Bayern però non molla fino al finale, quando Recoba inventa l'azione che porta Vieira in gol. Ma cambia poco: tedeschi primi, Inter seconda. E poi vedremo chi sarà più favorito dal sorteggio.
ROMA-VALENCIA 1-0
Dopo Milan e Inter anche la Roma supera la fase a gironi e raggiunge gli ottavi di finale di Champions League. Impresa che non era mai riuscita ai giallorossi, nemmeno quando era allenata da Fabio Capello, da quando è cambiata la formula della più prestigiosa competizione europea. E' sufficiente una prestazione con un Valencia sazio, straqualificato, malleabile e zeppo di riserve. Il lasciapassare è firmato da Panucci dopo 13' di gioco, dopo un'occasione sciupata da Vucinic in apertura di gioco, da ricordare per lo splendido lancio di De Rossi da metà campo.
TOTTI IN TRIBUNA - Per risolvere la pratica, con il derby alle porte Luciano Spalletti fa riposare Totti e rinuncia anche a Perrotta, schierando al fianco di De Rossi il giovane Virga. Spagnoli invece ai minimi termini. Sono dieci gli uomini inidisponibili e il tecnico Sanchez Flores deve fare i salti mortali per schierare una degna formazione, in cui Joaquin è l'unico titolare. Spicca semmai il nome del "nostro" Tavano, punta unica, sopportata da Aaron, ma invisibile per l'intera gara.
ALLENAMENTO - Al piccolo trotto la Roma ha il pregio di realizzare il massimo nel primo tempo; andare cioè subito in gol con Panucci. Bello tutto, tratto da uno schema di Spalletti che, scena inconsueta, si alza dalla panchina per applaudire: punizione di Mancini, torre di Mexes e appoggio in rete di Panucci. Poi è spettacolo davvero mediocre, con un Valencia a tratti inesistente, a cui si adegua la squadra giallorossa, convinta di avere gli ottavi in mano e con la testa rivolta verso la stracittadina di domenica sera. Gli iberici, come se non bastasse, devono anche rinunciare ad Aaron che lascia per infortunio a Nacho Insa. Non funziona davanti la coppia Mancini-Vucinic: sempre troppo avanzato il brasiliano, ancora fuori forma il montenegrino. Il gioco è monotono, quasi sempre cadenzato da lanci lunghi imprendibili, ma sufficiente per contenere il Valencia che esce dal guscio solo al 44' con il tiro dal limite di Joaquin.
La ripresa è un allenamento proficuo per la Roma a cui non resta che controllare il Valencia e di tanto in tanto cercare la penetrazione, ma senza mai dare l'impressione di voler chiudere il match, anche perché il deludente Vucinic non sembra in grado di bucare nuovamente la rete di Butelle. Alla mezzora spazio a Perrotta (fuori De Rossi) e Romero (esce Jorge Lopez); al 36' a Rosi che rileva Virga. Ma sono solo sostituzioni tattiche. La vittoria con il minimo sforzo, con la Lazio alle porte, è ossigeno puro. Alla faccia del gioco spettacolare, perché la Roma (giustamente) sa anche essere calcolatrice e cinica.
Gaetano De Stefano
fonte: www.gazzetta.it
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