Palermo, arrivederci Europa
Troppo tardi. Il Palermo esce dall'Europa per aver schierato troppo tardi la formazione migliore (solo in quest'ultima, decisiva gara con il Celta) e forse anche per aver aspettato troppo a metter mano ai cambi. Il pareggio infatti lo condanna al quarto posto nel suo girone: e si qualificano soloo le prime tre.
E' un Palermo grintoso, fisico e pieno di voglia, quasi inglese. Alla prova dei fatti, però, questo è un pregio ma anche un difetto. Perché di fronte c'è una squadra tutta tecnica e palleggio, che fa possesso palla ma in modo divertente e spettacolare: tocchi di prima, dribbling, scambi nello stretto...
Il tutto finisce per tarpare un po' le ali dei rosanero, che pure hanno proprio nell'Airone un terminale generoso per i loro lanci: Caracciolo si impegna, difende bene palla e trova spesso il suggerimento buono per gli inserimenti dei vari Bresciano o Di Michele. Ma gli spagnoli fanno buona guardia, e ripartono pericolosamente con Canobbio, Baiano e soprattutto Nenè: la traversa colpita da quest'ultimo contribuisce a far pendere nettamente dalla parte del Celta il conto delle occasioni dopo i primi 45 minuti.
Nella ripresa Guidolin prova a spostare le sue pedine, invertendo le posizioni di Bresciano e Di Michele e di Guana e Corini. Caracciolo moltiplica il suo impegno andando spesso anche a crossare dalla destra. Ma il Celta non perde occasione di dimostrare le sue qualità e creare apprensione. E dopo un paio di interventi di Agliardi e un salvataggio sulla linea di Bresciano, arriva puntuale il gol con un tiro al volo di Baiano "sporcato" da una deviazione di Cassani, in ritardo. E a quel punto gli spagnoli accentuano ancora di più il ricorso alla loro arma migliore: gestione della partita, possesso palla.
Guidolin però ha ancora nel mazzo le carte Brienza e Tedesco, e le gioca. L'effetto è immediato: il primo va via da par suo sulla destra e mette in mezzo, il secondo si fa trovare al posto giusto per mettere dentro la palla del pareggio.
Ma il Celta fa presto a riprendere le misure e ad allestire nuovamente il suo mix di gioco addormentato e improvvise folate in avanti. Del resto il conto dei corner in suo favore (10-1) la dice lunga sull'apprensione che crea. E al Palermo non resta che far tesoro dell'esperienza.
Pier Luigi Todisco
www.gazzetta.it
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