Moratti:"Lo scorso Aprile stavo per vendere l'Inter"
"A un certo punto mi ero rassegnato. Capivo che, ad andare bene, con quel sistema lì saremmo sempre arrivati secondi. E allora ho pensato seriamente di mollare". Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, in un'intervista che uscirà sul prossimo numero dell'Espresso, confessa di essere andato molto vicino a cedere il club nerazzurro: "Fu attorno ad aprile di quest'anno - racconta Moratti -. Non ce la facevo piu a vedere quello che succedeva nell'indifferenza generale. Non speravo che sarebbe venuta fuori la verità, almeno in tempi brevi. Ero davvero stufo".
LE BANCHE - "Allora - prosegue il presidente nerazzurro - ho chiamato un paio di banche e le ho incaricate di vendere l'Inter. Anche la mia famiglia era d'accordo, non volevano più vedermi così stressato. Le banche hanno sondato il mercato. Si sono subito fatti avanti tre gruppi: uno russo, uno canadese e uno mediorientale. Subito prima del secondo passo, è scoppiata Calciopoli. A quel punto i possibili acquirenti hanno preso tempo, vista la situazione del pallone in Italia. E io, dal canto mio, ho bloccato tutto: mi è venuta la curiosità di vedere come andava a finire tutta quella storia. Volevo capire se davvero sarebbero emerse le cose che pensavo da anni". C'è chi accusa l'Inter di aver sostituito la Juve nel dopo-Calciopoli. "Gli stessi che prima mi davano del miliardario scemo, ora dicono che sono una mente diabolica, quello che la sapeva più lunga di tutti - commenta Moratti nell'intervista -. Perché non si pensa mai che ci sia qualcuno che fa bene il suo lavoro e basta, senza essere né stupido né diabolico? È incredibile ciò che vanno in giro a dire quelli che in questi anni hanno avuto vantaggi dal giro che poi è emerso dalle intercettazioni".
LO SCUDETTO 2006 - Dopo lo scandalo all'Inter è andato lo scudetto dello scorso anno. "Ogni tanto mi chiedo ancora se non avrei fatto meglio meglio a rifiutarlo - dice il presidente nerazzurro -. Ma alla fine penso di aver fatto bene ad accettarlo e a metterlo sulle maglie. Mica per altro: è che se avessimo detto di no, avremmo implicitamente dato ragione a quelli del 'sono tutti uguali, sono tutti ladri'. Invece bisognava che da qualche parte risultasse ufficialmente, storicamente, che società come l'Inter e la Roma, ad esempio, erano pulite. La classifica finale dello scorso campionato rispecchia questa verità". Ora i nerazzurri sono in testa alla classifica e agli ottavi di finale della Champions League, ma Moratti aspetta a festeggiare: "È strano. Ho sempre pensato che in una situazione così avrei fatto le capriole. Invece, niente. Forse i troppi schiaffi presi in passato. Forse la prudenza, che a volte sconfina nella scaramanzia. Sta di fatto che qui siamo tutti con i piedi strapiantati per terra. Io per primo".
I CASI VIERI E DE SANTIS - Il patron interista parla anche del pedinamento di Vieri e del dossier sull'arbitro De Santis: "Quando è arrivato all'Inter - dice in merito a Vieri - avevamo dei dubbi sulla sua disciplina verso la società e i suoi dirigenti. Allora abbiamo commissionato un'indagine per capire quello che faceva, senza che venisse fuori niente di importante. Infatti poi Vieri è rimasto all'Inter altri cinque anni. E io di quella storia mi ero del tutto dimenticato: l'hanno tirata fuori al momento opportuno per far credere che eravamo uguali agli altri".
"Dell'esistenza di quel dossier ho saputo solo quando Enrico Mentana ne ha parlato in tv - aggiunge su De Santis -. E devo dire che il nome del fascicolo, 'Operazione ladroni', beh, l'ho trovato geniale. Ma noi non c'entravamo niente. L'hanno fatto altri, a nostra insaputa". Sull'attuale classe arbitrale Moratti spiega che "Sono quasi tutti giovani, arrivati in serie A all'improvviso per sostituire la generazione precedente. Sbagliano, com'è normale e umano, ma in buona fede. E vedo che sono sottoposti ad attacchi pesantissimi. Probabilmente da parte di quelli che non si sono rassegnati alla sparizione della vecchia guardia e del vecchio sistema". Al momento, sembra superata la voglia di cedere l'Inter. "Vedremo - conclude Moratti -. Non voglio mai essere di impiccio, di troppo. Non voglio incollarmi a questa poltrona, se penso che altri possano far meglio".
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