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  05/02/2007 - SI E' SVOLTO IL FUNERALE


A Catania l'ultimo saluto a Filippo Raciti

Di fronte a una folla immensa e’stato celebrato oggi a Catania il funerale dell’ispettore Filippo Raciti. Nel viaggio verso la Cattedrale della citta’ siciliana e al suo ingresso in chiesa il feretro del 38enne agente della Polizia, morto venerdi` nel corso degli scontri con gli ultra` in occasione di Catania-Palermo, e` stato accolto da un lungo applauso da parte dei presenti. Dietro alla bara di Raciti, scortato da numerosi colleghi in lacrime, il figlio che seguiva il feretro con il cappello della divisa del padre. Da un palazzo di fronte alla Cattedrale di Sant`Agata viene esposto uno striscione per ribadire che la citta` `dice no alla violenza`.

L’omelia del monsignor Romeo, arcivescovo di Palermo, ha ricordato Raciti come un “fratello nella fede e servitore fedele e orgoglioso dello Stato”. Segue un lungo applauso dei presenti, poi Romeo ha proseguito portando la solidarieta’ di “tutti i catanesi, specialmente la comunita’ ecclesiale”, nonche’ l’”affettuosa vicinanza del Santo Padre”. “Dio non abbandona la famiglia Raciti”, dice l’arcivescovo, cosi’ come non l’abbandonano i suoi colleghi della Polizia e i suoi familiari.

“Senza di te la vita non sara’ piu’ facile, perche’ eri bravo in tutto ma soprattutto a fare il papa’”, dice la figlia Fabiana. “Adesso spero solamente che la tua morte induca la societa’ ad attuare dei cambiamenti. Verra’ fatta giustizia perche’ sei un eroe. Ero, sono e saro’ sempre fiera di essere tua figlia”. Segue la forte testimonianza della moglie, Marisa Grasso, vittima di un lieve malore durante la cerimonia. ”Tutti conoscevate i suoi pregi. Venerdi’ ho preso un duro colpo, ci eravamo salutati come ogni volta. non mi sarei mai immaginata che sarebbe tornato cosi’. Queste parole vanno a quei ragazzi che stupidamente guardando un uomo in divisa lo guardano con disprezzo e odio. Filippo era un bravissimo poliziotto, e un grandissimo uomo”. Infine l’appello della donna: “Mio marito non lo vedo morto, e’ sempre presente perche’ era un educatore alla vita. Che possa essere educatore anche nella morte, che possa portare dei cambiamenti, affinche’ nessun’altra famiglia provi mai quest’enorme dolore. La sportivita’ e’ una cosa bella, la violenza no”.

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