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  07/02/2007 - INTERVISTA AL PORTIERE DELLA JUVE E DELLA NAZIONALE


Buffon:"Ultrà non uccidete il calcio"

Tra l'Utopia e l'Apocalisse, Gigi Buffon sceglie l’Utopia: "No, non ho crisi di rigetto, non mi viene voglia di mandare affanculo tutto. Il contrario: ho nipoti, avrò figli anch'io, e voglio lottare per lasciare loro un calcio migliore. Diverso dalla deriva che stiamo vivendo oggi".

- Stupito dai fatti di Catania? O era già tutto previsto?
"Se non ci si stupisce neanche davanti alla morte, è finita. Ma, senza quel povero poliziotto che faceva il suo dovere, avremmo già archiviato Catania. Com’è successo tante altre volte che la tragedia si è soltanto sfiorata".

- Tremendo dire: ci voleva il morto...
"Ma noi esseri umani siamo così. Prendiamo provvedimenti soltanto se costretti da situazioni forti".

- Lei che ha un ottimo rapporto con gli ultrà...
"Di più, lo sono stato per tre anni, nel mio piccolo, in serie minori".

- Dunque li conosce bene: che cosa passa per le loro teste?
"Dipende. Tra gli ultrà ci sono persone normali, impegnate anche nel sociale. E ci sono esagitati che vanno messi in riga".

- Davvero convinto che a questi esagitati interessi il calcio?
"Per tutti, essere ultrà è un modo di vivere, di associarsi, di emergere dalla normalità. Anche ai miei tempi. Solo che allora la missione era il tifo. Oggi è assaltare il poliziotto, la Federcalcio, i tifosi rivali. Fare politica. Tanto che mi viene da dire un cosa...".

- Cioè?
"Facciano come gli olandesi. Adesso con internet è facile. Si diano appuntamento in un posto e si picchino tra di loro. Perché se pensano sia coraggioso lanciare un masso, o picchiare in gruppo, beh, sbagliano".

- Colpa anche dei giocatori?
"Una volta lo pensavo. Oggi ammetto che in qualche atteggiamento dovremmo essere più sportivi, che la crisi è un po’ dovunque se anche in Inghilterra ormai si tuffano per prendere un rigore. Ma siamo soltanto la scusa".

- In che senso?
"Che siamo ricchi, famosi, di serie A e dunque ci attiriamo la rabbia e il rancore. Ma allora perché picchiano anche i poveracci di serie C da mille euro al mese?".

- Perché?
"Perché lo stadio c'entra fino a un certo punto. Sentivo in tv: stadi a norma, stadi irregolari... Tutto vero, ma...".

- Ma?
"La gente di Catania aveva deciso di fare danni e avrebbe potuto farli anche in centro. E poi scippare le vecchiette. Lasceranno lo stadio e s'infiltreranno in una manifestazione. Stiamo coltivando una cultura della morte, senza più rispetto per figure un tempo chiave quali il padre o il poliziotto. Lo Stato non l'ha capito».

- Cosa?
"Questa è l'espressione di un disagio sociale dei nostri giorni, come il bullismo, come i ragazzi che sbeffeggiano i prof in classe. Ci sono quindici minorenni coinvolti, no?".

- Come si salvano, loro e noi?
"Con l'educazione civica dalla prima elementare: otto ore a settimana. Anche ai miei tempi quella lezione era l'occasione per fare un po' di casino, ma eravamo più ingenui, meno adulti. Ho visto fumare la prima sigaretta a un amico a 16 anni, oggi a 13 sniffano. Folli".

- Responsabilità dei club?
"Hanno cercato la complicità dei tifosi e a volte è stato utile: tipo a Manchester per Milan-Juve. Sono stati chiamati i capi e si è detto loro: 'Non deve succedere niente'. E infatti. Però a volte si è esagerato, soprattutto nei rapporti economici. O quando, come a Messina, sono loro che esonerano l’allenatore. Non si può".

- D'accordo con le misure governative?
"Non del tutto, ma capisco: sono figlie del momento emozionale. Approvo lo stop di Pancalli, dopo mezz'ora e non dopo tre giorni di ripensamento. Ma negare i biglietti ai tifosi in trasferta, no".

- Sicuro?
"Pugno di ferro, ma salviamo chi ci crede. Diamo l’ultima occasione. Spieghiamo che, al prossimo sbaglio, è finita. Ma io non posso immaginare un calcio da salotto, sul divano, in silenzio".

- Perché in Inghilterra si può andare allo stadio con i bambini?
"Perché gli input sono diversi. Perché, mi spiace dirlo, la gente sa che, quando sbaglia, paga. La lezione è che la manica larga non serve e ci vuole il pugno duro".

- Invidioso del rugby?
"Oggi sì, perché è uno sport che ha valori importanti. Ma un tempo li aveva anche il calcio finché gli interessi non sportivi hanno preso il sopravvento".

- Che cosa direbbe agli ultrà?
"Che così il calcio sta morendo. E non è quello che volete neanche voi".

Fabio Licari
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