Forse non sarà stato l’addio che Alan Shearer aveva sognato, ma per i tifosi del Newcastle United il gol-partita contro i rivali storici del Sunderland è stato un finale degno per il congedo dal suo figlio prediletto, dopo dieci anni di onorato servizio per il club. "Sarei voluto andare fino in fondo [alla stagione], ma se per me finisce qui allora non è un brutto modo di chiudere: andare in casa dei rivali storici, vincere 4-1 e segnare un gol decisivo", ha dichiarato Shearer, al termine della gara di Premiership nel corso della quale ha riportato una lesione dei legamenti che lo hanno costretto ad anticipare l’addio.
Vincere il derby del nord-est contro il Sunderland ha per Shearer e per i tifosi del Newcastle un significato particolare. Tifoso del Newcastle fin da bambino, Shearer ha declinato un’offerta del Manchester United per giocare con la sua squadra del cuore. Anche se non ha realizzato il sogno di vincere un trofeo con il Newcastle, non c’è spazio per i rammarichi in una carriera lunga 19 stagioni e coronata da 409 reti. "I momenti più belli sono stati senza dubbio la convocazione con l’Inghilterra, la vittoria del campionato con il Blackburn e la possibilità di poter giocare per il mio club, il Newcastle – ha dichiarato Shearer -. Da bambino avevo sempre sognato di giocare e di segnare un gol da capitano al Gallowgate End".
I numeri di Shearer non hanno bisogno di commenti: massimo realizzatore di sempre del Newcastle con 206 gol, ai quali vanno aggiunti i 30 in 63 partite con la nazionale inglese. In modo particolare, Shearer è sempre stato per la tifoseria uno di loro. L’attaccamento di Shearer alla maglia della sua città natale è sempre più raro, in un mercato dominato da trasferimenti altisonanti, accelerati dall’entrata in vigore della legge Bosman una decina di anni fa e il conseguente allentamento delle limitazioni sui trasferimenti. I tifosi mal sopportano un mercato in cui i giocatori sono indotti a vendere il proprio talento al miglior offerente, rinunciando a diventare bandiere del proprio club. Vincere un trofeo regala sensazioni particolari, ma quando a sollevare quel trofeo è uno di loro, come nel caso di Steven Gerrard lo scorso maggio ad Istanbul per il Liverpool, il sapore è sicuramente speciale...
E così si torna a parlare di Gerrard, di nuovo al centro di voci di mercato. Costruire una squadra intorno a un beniamino locale sta diventando sempre più difficile, ma c’è ancora chi ci riesce. Paolo Maldini incarna i valori del Milan dopo quasi 22 stagioni in rossonero, mentre la Roma si identifica nella sua romanità. “La romanità è un valore, un principio – spiega Alberto Aquilani, centrocampista della squadra giallorossa -. Nascere a Roma e indossare la maglia giallorossa ti fa dare qualcosa in più. Tifo Roma da bambino, è un sentimento profondo, radicato: l’amore per la maglia, l’anima della Roma”.
Francesco Totti, nato nel quartiere di Porta Metronia, ha trascorso la sua intera carriera nel club capitolino. Ha esordito in serie A a 16 anni e ha guidato la squadra alla conquista dello scudetto nel 2000/01. Totti, 29 anni, ha firmato lo scorso anno un nuovo contratto quinquennale che lo lega ai giallorossi fino al 2010, spingendo il sindaco della città Walter Veltroni a dichiarare: "Totti sarà adesso per sempre un simbolo di Roma e della Roma".
|