Cannavaro ha la valigia pronta
"So che a 33 anni quando sbagli una stagione la società comincia a guardarsi intorno - dice il difensore del Real -. Arriviamo a giugno e vediamo. Una soluzione la troveremo"
Agli spagnoli, Fabio Cannavaro piace assai. Nonostante tutto. Nonostante la sua forma non certo mondiale, gli errori, le ammonizioni, il generale senso di sfasamento. Resta un crack, un grande (termine usato anche qui). Per il sorriso, per la serietà, ma soprattutto per l'onestà. "So che di 30 partite ne avrò giocate bene solo 3 o 4" ha dichiarato ieri ad Abc il capitano azzurro. Hanno capito che ce la sta mettendo tutta, e gli hanno offerto un credito che, tanto per fare un esempio, a Emerson non hanno mai concesso.
"Ringrazio per la fiducia, ma il primo a essere dispiaciuto sono io - spiega -. Il Mondiale, i premi, i viaggi, tutto sta influendo, ma io invito anche a guardarsi in giro. Pirlo, Grosso, Ribery, Henry, Ronaldinho: sono in buona compagnia in quanto ad appannamento post-Mondiale. Evidentemente una competizione tanto importante ti lascia qualcosa dentro, a livello inconscio. Ricordo un periodo simile di difficoltà dopo il Mondiale francese. Col Parma rischiammo di retrocedere".
- La Liga l'ha colta di sorpresa?
"Certe squadre si. Penso al Recreativo, che è venuto qui al Bernabeu e ci ha fatto andare in bambola. Altre volte però penso di essere in Italia: in 10 a difendere, e via in contropiede. Il Betis è un buon esempio nel genere".
- Cinque giocatori che l'hanno colpita.
"Sinama Pongolle, per restare in tema Recreativo. Lui devo metterlo per forza (ride, ndr). Poi Dani Alves, il laterale del Siviglia: sale, scende, risale, riscende. Iniesta, le cui qualità mi sono state confermate da Zambrotta e Thuram. Silva, del Valencia. E Alexis, il difensore del Getafe".
- Che As presenta come il suo sostituto per la prossima stagione. "A me di questa storia ha colpito più il modo in cui il giornale dipinge il calcio italiano, ne veniamo fuori malissimo. Detto questo io il prossimo anno mi vedo ancora qui. Però so che a 33 anni quando sbagli una stagione la società comincia a guardarsi intorno. Arriviamo a giugno e vediamo. Una soluzione la troveremo".
- Il suo futuro è legato a quello di Capello?
"Può darsi, ma non solo".
- Il pari del Valencia a San Siro ha confermato che la serie A è debole?
"Si, ma nessuno si deve sentire offeso. E va detto che la Champions League è molto diversa. Paghiamo quanto è successo la scorsa estate. Il campionato spagnolo oggi mi ricorda la serie A di fine anni '90, quella delle 7 sorelle. C'è maggior competitività, si può perdere ovunque e per il titolo lottano in tanti. L'Inter comunque è fortissima e avrebbe fatto benissimo lo stesso, anche senza lo scandalo, senza Ibra e Vieira. Hanno trovato la quadratura del cerchio".
- Da fuori, come si vive la violenza nel calcio?
"Male. E' un disastro. Ho letto che in 40 anni in Italia il calcio ha fatto 50 morti. Assurdo, una follia. Da noi manca la cultura sportiva: arriviamo a dire 'abbiamo giocato male, fanno bene a contestarci'. Incredibile: allo stadio si deve andare come ad uno spettacolo, con i bambini, i familiari. Ad applaudire, o a fischiare. Ma poi tutti a casa, tranquilli. Qui, come in Inghilterra, anche quando perdi i tuoi tifosi ti rispettano. Lo vedo sulla mia pelle. Non è che stia proprio facendo il fenomeno ma la risposta della gente è eccezionale. Da noi si caricano le partite per giorni, poi è chiaro che tutta quell'aggressività da qualche parte deve andare. Si arriva a pensare che una squadra possa entrare in campo per perdere... Una bestialità".
- Anche qui però non scherzano. Sabato per il derby ci sono stati scontri violentissimi.
"E' vero, ma quelle immagini quante volte sono passate in tv? Una. E basta. Da noi si fanno vedere all'infinito, e il ragazzetto che ha tirato la pietra, la bottiglia, si riconosce, si esalta. E invece dovrebbe deprimersi. In Inghilterra fanno come in Spagna, danno la notizia, e stop. Perché non proviamo a cambiare?"
- Con chi parla più spesso in Italia?
"Pessotto, Ferrara, Del Piero, Buffon e altri".
- E cosa le dicono?
"Beato te che sei all'estero. Mi dicono che in Italia non funziona niente, che è un disastro. Noi come popolo siamo degli specialisti per lamenti e critiche, però è vero che quest'esperienza spagnola mi sta dando tantissimo: lingua, cultura, apertura mentale. Di Madrid trovo eccezionale la pulizia e la sicurezza. Più in generale, a me sembra che in Italia per la voglia di correre troppo si stia perdendo di vista l'importanza del senso civico, del rispetto delle regole, anche di quelle più banali. Qui non è così".
- Ronaldo al Milan, giusto o sbagliato?
"Premesso che mi dispiace da morire non averlo più qui, che gli auguro ogni bene e che non ho mai conosciuto un calciatore tanto forte, la sua situazione mi ha ricordato la mia all'Inter, quando non giocavo ed ero messo in discussione. Ronaldo aveva bisogno di cambiare ambiente, aria".
- I Cannavaro vanno a cena coi Beckham?
"Ancora non ci è capitato. Però su David voglio dire una cosa. È stata una sorpresa incredibile: serio, educato, simpatico, gran calciatore, grande persona. Un dieci. Altro che Eto'o che dice che David è più bello, ma lui è più forte. I Beckham vanno ammirati: non possono mai abbassare la guardia, sono sempre sotto la lente d'ingrandimento della stampa. Sempre. Una pressione che non avevo mai visto, nemmeno con Maradona, visto che erano altri tempi. E reggono bene: David sorride a tutti, firma autografi, si fa fotografare, lo ammiro".
- Alla Juventus i Cannavaro erano il punto di riferimento per la vita sociale del club. Qui?
"Molto meno. E a mia moglie dispiace. Ambiente nuovo, e problemi di lingua. Non è così facile comunicare. Però ci stiamo attrezzando".
- Con Thuram e Zambrotta vi confrontate sui problemi comuni nella Liga?
"Si, li ho sentiti anche martedì sera. Thuram mi ha detto di stare più indietro, di non cercare sempre l'anticipo, di aspettare. Dice che mi vede andare un po' ovunque, su, giù, a destra, a sinistra, e secondo lui è quello è uno dei problemi che sto incontrando qui. Può essere, perché io ho la stessa impressione per quanto riguarda Zambrotta: in Italia faceva l'esterno basso. Qui lo fa alto, altissimo..."
- Quando torna a casa quali sono i tre siti internet che apre per primi?
"Il mio, Fabiocannavaro.it, poi Tgcom e Gazzetta.it".
- E a casa, tv italiana o spagnola?
"Ho in atto la 'guerra dei cartoni' con i miei figli: visto che abbiamo la parabola italiana loro vorrebbero vedere i cartoni animati in italiano, io spingo per lo spagnolo. Alla fine vincono le immagini: i cartoni piacciono comunque".
- Giocare al Bernabeu è un problema?
"Non dovrebbe, ma in certi casi lo diventa. Stiamo perdendo la Liga in casa. Fuori abbiamo fatto benissimo, in casa molto meno. È uno stadio esaltante, ma non solo per noi: anche per chi viene a giocare contro il Real. E poi a volte fischiano troppo presto, come con Emerson ad esempio. Mettono pressione".
Filippo Maria Ricci (www.gazzetta.it)
|