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  26/04/2007 - SERIE B: LA STORIA


I russi tornano alla carica per il Bari

A luglio 2006 il primo contatto (che poi non andò in porto) Ma gli amici di Abramovich non hanno abbandonato l’idea.


BARI - La nostra storia comincia nel 1913. Ed ha per protagonisti il Patriar­ca di Mosca, il Governo italiano. Le re­liquie di San Nicola, il turismo religio­so e la squadra di calcio del Bari. Pro­cediamo con ordine. La Chiesa Orto­dossa del capoluogo pugliese ha visto la posa della prima pietra 94 anni fa. Le tensioni tra il popolo russo e quel­lo ottomano ne avevano impedito la costruzione a Myra, l'attuale Turchia. Il tempio fu completato alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1937 venne venduto al Comune di Bari. Da allora il Patriarca di Mosca, che oggi è Alessio II, si è mosso per tornarne in possesso. Il suo desiderio è stato esau­dito.
Ma cosa c'entra il Bari calcio? I rapporti fra la Puglia e la Russia sono intensi. Il turismo reli­gioso è una spinta im­portante, in molti vengo­no da Mosca e dintorni per vedere le reliquie di San Nicola. C'è anche un doppio polo industriale interessato allo scambio economico: quello del Gruppo Sevesral che ha acquisito le Fonderie Meridionali e quello de­gli industriali alimentari pugliesi che vogliono esportare nei Paesi del­l'Est.
Entriamo ora nel vivo della storia. Lunedì il sindaco di Bari, Michele Emiliano, si è incontrato a Roma con Alexey Meshkov, ambasciatore della Federazione Russa. Hanno parlato di economia, ma anche di calcio. « Il Gruppo Industriale della Nafta Mo­skva è ancora interessato all'acquisi­zione del Bari. Non è la prima volta che si sono fatti avanti» ci dice il sin­daco.
Il riferimento è a quanto accaduto nel luglio 2006. Vi raccontiamo quella sto­ria, ripulendola dai lati oscuri. Nella casa di Franca Lattarulo, madre del sindaco ( « Siamo una famiglia del sud e le cose importanti si discutono nel­l'abitazione dei genitori » , scherza Emiliano), si sono incontrati Antonio Matarrese e suo nipote Salvatore per il Bari, Vladimir Kuchumov ( rettore della Chiesa Ortodossa di Bari) e Kon­stantin (un industriale russo che ope­ra a Cagliari) in rappresentanza della Nafta Moskva.

« I Matarrese avrebbero chiesto 20 milioni di euro. Cifra che i russi hanno giudicato eccessiva per il valore della società » continua il sindaco. A tarda sera, saltato l'affare, sono andati tutti al ristorante. Negando alla signora Franca la gioia di averli ospiti per una cena ispirata alla tradizione pugliese, già pronta e lasciata lì. La Nafta Mo­skva è una società internazionale che opera nel campo dell'olio e dei prodot­ti petroliferi. E' molto vicina a Roman Abramovich, il mitico proprietario del Chelsea. Ed è anche la stessa che ha trattato a lungo l'acquisizione della Roma. A non convincere i russi non è stata solo l'entità della richiesta, ma anche la consapevolezza di dover ricostruire una squadra competitiva per poter puntare alla serie A in breve tempo. Il tut­to con un altro notevole esborso di soldi. A que­sto punto il sindaco ag­giunge la seconda parte della storia.

«Il progetto stadio en­trerebbe nel pacchetto» . Di cosa si tratta? Una variante al piano regola­tore ha creato la possi­bilità di utilizzo di 150.000 metri cubi di terreno da adibire alla costruzione di alberghi, multisale cinematografiche, centri fit­ness, negozi. Lo stadio è stato valutato 32 milioni di euro, il terreno adiacen­te 18. Totale: 50 milioni di euro come prezzo base.

« L'arrivo dei russi darebbe nuova spinta anche all'industria barese, vor­rebbe dire l'apertura di un mercato im­prenditoriale finora non percorso to­talmente. Il calcio si metterebbe al passo con la città. Non possiamo più sopportare che Bari sia l'unica grande città italiana a non essere in serie A o almeno a lottare per andarci». L'inte­ra operazione (acquisizione del titolo sportivo, stadio e terreno adiacente, ri­strutturazione dell'organico giocatori e impostazione di un'attività futura) può essere valutata attorno ai 100 mi­lioni di euro. I russi i soldi li hanno, ma dopo 30 anni i Matarrese accette­ranno di andare via per meno di 15 mi­lioni?

«Ho l'impressione che i Matar­rese non abbiano alcuna intenzione di vendere» chiude, con grande pessimi­smo, il sindaco>>.