I russi tornano alla carica per il Bari
A luglio 2006 il primo contatto (che poi non andò in porto) Ma gli amici di Abramovich non hanno abbandonato l’idea.
BARI - La nostra storia comincia nel 1913. Ed ha per protagonisti il Patriarca di Mosca, il Governo italiano. Le reliquie di San Nicola, il turismo religioso e la squadra di calcio del Bari. Procediamo con ordine. La Chiesa Ortodossa del capoluogo pugliese ha visto la posa della prima pietra 94 anni fa. Le tensioni tra il popolo russo e quello ottomano ne avevano impedito la costruzione a Myra, l'attuale Turchia. Il tempio fu completato alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1937 venne venduto al Comune di Bari. Da allora il Patriarca di Mosca, che oggi è Alessio II, si è mosso per tornarne in possesso. Il suo desiderio è stato esaudito.
Ma cosa c'entra il Bari calcio? I rapporti fra la Puglia e la Russia sono intensi. Il turismo religioso è una spinta importante, in molti vengono da Mosca e dintorni per vedere le reliquie di San Nicola. C'è anche un doppio polo industriale interessato allo scambio economico: quello del Gruppo Sevesral che ha acquisito le Fonderie Meridionali e quello degli industriali alimentari pugliesi che vogliono esportare nei Paesi dell'Est.
Entriamo ora nel vivo della storia. Lunedì il sindaco di Bari, Michele Emiliano, si è incontrato a Roma con Alexey Meshkov, ambasciatore della Federazione Russa. Hanno parlato di economia, ma anche di calcio. « Il Gruppo Industriale della Nafta Moskva è ancora interessato all'acquisizione del Bari. Non è la prima volta che si sono fatti avanti» ci dice il sindaco.
Il riferimento è a quanto accaduto nel luglio 2006. Vi raccontiamo quella storia, ripulendola dai lati oscuri. Nella casa di Franca Lattarulo, madre del sindaco ( « Siamo una famiglia del sud e le cose importanti si discutono nell'abitazione dei genitori » , scherza Emiliano), si sono incontrati Antonio Matarrese e suo nipote Salvatore per il Bari, Vladimir Kuchumov ( rettore della Chiesa Ortodossa di Bari) e Konstantin (un industriale russo che opera a Cagliari) in rappresentanza della Nafta Moskva.
« I Matarrese avrebbero chiesto 20 milioni di euro. Cifra che i russi hanno giudicato eccessiva per il valore della società » continua il sindaco. A tarda sera, saltato l'affare, sono andati tutti al ristorante. Negando alla signora Franca la gioia di averli ospiti per una cena ispirata alla tradizione pugliese, già pronta e lasciata lì. La Nafta Moskva è una società internazionale che opera nel campo dell'olio e dei prodotti petroliferi. E' molto vicina a Roman Abramovich, il mitico proprietario del Chelsea. Ed è anche la stessa che ha trattato a lungo l'acquisizione della Roma. A non convincere i russi non è stata solo l'entità della richiesta, ma anche la consapevolezza di dover ricostruire una squadra competitiva per poter puntare alla serie A in breve tempo. Il tutto con un altro notevole esborso di soldi. A questo punto il sindaco aggiunge la seconda parte della storia.
«Il progetto stadio entrerebbe nel pacchetto» . Di cosa si tratta? Una variante al piano regolatore ha creato la possibilità di utilizzo di 150.000 metri cubi di terreno da adibire alla costruzione di alberghi, multisale cinematografiche, centri fitness, negozi. Lo stadio è stato valutato 32 milioni di euro, il terreno adiacente 18. Totale: 50 milioni di euro come prezzo base.
« L'arrivo dei russi darebbe nuova spinta anche all'industria barese, vorrebbe dire l'apertura di un mercato imprenditoriale finora non percorso totalmente. Il calcio si metterebbe al passo con la città. Non possiamo più sopportare che Bari sia l'unica grande città italiana a non essere in serie A o almeno a lottare per andarci». L'intera operazione (acquisizione del titolo sportivo, stadio e terreno adiacente, ristrutturazione dell'organico giocatori e impostazione di un'attività futura) può essere valutata attorno ai 100 milioni di euro. I russi i soldi li hanno, ma dopo 30 anni i Matarrese accetteranno di andare via per meno di 15 milioni?
«Ho l'impressione che i Matarrese non abbiano alcuna intenzione di vendere» chiude, con grande pessimismo, il sindaco>>.
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