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  12/05/2006 - LA COPPA ITALIA E' DELL'INTER



L'inter fa il bis, dopo la Coppa Italia conquistata nella scorsa stagione i nerazzurri si ripetono anche in quella attuale battendo 3-1 la Roma nella finale di ritorno dopo che all'Olimpico l'andata si era chiusa sul punteggio di 1-1. L'allenatore nerazzurro Roberto Mancini conquista così la decima Coppa Italia della sua carriera, 6 da giocatore e 4 da allenatore confermandosi uno specialista di questa competizione.

Certo all'inizio della stagione questo era solo il terzo obiettivo dell'Inter ma pensandoci bene potrebbe essere forse il più prezioso della stagione 2005/2006. Lo scudetto che Domenica dovrebbe essere raggiunto dalla Juventus (salvo colpi di scena) è pesantemente offuscato dal caos che sta avvolgendo la società bianconera concentrata più sulle aule dei tribunali che sugli eventuali festeggiamenti mentre il Milan non vincerebbe nessun trofeo per il secondo anno consecutivo nonostante il buon calcio espresso durante tutta la stagione.

Niente pienone a San Siro. I tifosi nerazzurri sono più del previsto, ma non tantissimi, quelli giallorossi sono invece parecchi e chiassosi: a mettere d’accordo tutti solo i cori contro Moggi. Durante la gara, poi, uno sconfinamento dei supporter ospiti provocherà un enorme effetto domino, con alcuni tifosi di casa costretti a rifugiarsi in tribuna stampa. Mancini preferisce Cruz a Martins come partner d’attacco di Adriano. De Rossi prova prima della partita, non ce la fa, e allora si accomoda in panchina accanto a Totti, al suo posto gioca Kharja. Si parte con il botto: affondo di Zanetti sulla destra, palla messa in mezzo e Cambiasso si inventa Adriano per una sera e spedisce in rete dal limite dell’area uno spettacolare bolide di sinistro. La Roma perde Chivu per infortunio, entra Kuffour.

Adriano inventa per Cruz in contropiede, l’argentino in spaccata mette fuori di un niente. Il gol del centravanti è solo rimandato contropiede splendido impostato da Cambiasso, rifinito da Stankovic e concluso da Cruz, che dribbla Doni e appoggia comodo il 2-0, con cui si chiude il primo tempo. 45’ più equilibrati di quanto dica il punteggio, con l’Inter che si fa preferire, ma ai punti. I nerazzurri dettano legge in mezzo al campo: la coppia Cambiasso-Pizarro ha più qualità di quella Dacourt-Kharja. Le assenze di Aquilani e De Rossi sono pesanti come macigni. La Roma però non si scompone, e spinge bene sul binario di destra Panucci-Rosi. Il ragazzino in particolare fila via che è un piacere, mettendo spesso in crisi Favalli. Però l’altro baby, Okaka, abbandonato nelle fauci di vecchi draghi come Materazzi e Samuel proprio non punge: sembra la brutta copia di Carew, ex giallorosso mai rimpianto.
Adriano invece c’è, e per davvero. Mobile e prorompente come nelle giornate buone, anche se in fase conclusiva gli manca sempre un centesimo per fare un euro. Ma a quello ci pensa il solito inesorabie Cruz, faccia pulita, ma un killer in zona gol.

Secondo tempo. La Roma, pur spuntata, prova a fare qualcosa di più. Mancini, ci prova dalla distanza, ma fa il solletico a Julio Cesar. Al 9’ il momento più atteso: esce Okaka, rientra Totti. Una scossa di adrenalina che scuote San Siro. Stankovic si fa male, dentro Solari. Il ritmo adesso è basso, l’Inter gestisce la gara, facendo girare palla, la Roma ha il cuore, ma non le risorse per pungere. Totti - prestazione confortante la sua - mette i brividi a Julio Cesar con un destro incrociato che avrebbe meritato miglior sorte. Il gol lo trova invece Martins, dopo un’incursione in area di Cruz. C’è ancora il tempo per un bel gol di testa dell’oggetto misterioso Nonda su punizione di Totti, poi l’Inter celebra una coppa onesta, e non è poco di questi tempi, e dà un senso alla propria stagione. Se Mancini e Adriano rimarranno i nerazzurri daranno continuità ad un progetto perfettibile, ma consistente, se sarà rivoluzione ci saranno basi importanti dalla quali ripartire.