Il Latina uscito sconfitto dal doppio confronto di playout con il Rieti ripiomba, dopo quattro anni, nei dilettanti. I nerazzurri hanno molto da recriminare per il discutibile arbitraggio visto in entrambe le sfide con i sabini, così come c’è un grande rammarico per non aver sfruttato l’occasione di rimediare ad un campionato alquanto deludente (penultimo posto): ma imputare la retrocessione soltanto a questo significherebbe nascondere una più dura e amara realtà.
In effetti, il Latina Calcio versa in uno stato di coma profondo da diverso tempo, a causa di una disastrosa e caotica gestione del sodalizio di piazzale Prampolini, di cui è unico proprietario il bizzarro e lunatico Presidente Antonio Sciarretta: superficialità, improvvisazione ed incompetenza hanno caratterizzato l’amministrazione del club pontino in tutti i suoi settori.
Eppure fu proprio lui a riaccendere l’entusiasmo di un’intera città con il ripescaggio in Serie C2 nel 2002 e la promessa di puntare a traguardi molto ambiziosi (Serie B in pochi anni): nell’agguerrito derby di andata con il Frosinone si sfiorarono le 10.000 presenze sugli spalti dello Stadio Francioni, mentre in quello di ritorno più di 1.000 tifosi seguirono la squadra in trasferta.
Ma al termine di quella prima stagione in Serie C2 dell’era Sciarretta, il Latina Calcio si salvò all’ultima giornata e, praticamente, la storia si è ripetuta anche nei successivi campionati sino al triste epilogo dei giorni scorsi.
Basta ricapitolare il susseguirsi degli eventi e delle scelte di questa travagliata stagione per comprendere le ragioni della disfatta: affannosa iscrizione al campionato, difficoltosa campagna acquisti, ritardata partenza per il ritiro, azzeramento del settore giovanile, eliminazione degli abbonamenti e degli accrediti stampa, carenze nei quadri dirigenziali e tecnici, rivoluzione della rosa giocatori in gennaio, stipendi pagati in ritardo, inadempienze amministrative (costate 2 punti di penalizzazione), problemi logistici e cambi di allenatore: significativa è, proprio in relazione a quest’ultimo punto, l’incredibile vicenda dell’esonero di mister Levanto e del suo reintegro nel giro di 24 ore ed alla vigilia del delicato match di ritorno dei playout (condizione posta per il passaggio di proprietà del club, nell’ambito di una trattativa poi saltata).
In sostanza è successo di tutto, con l’inevitabile conseguenza di destabilizzare l’ambiente, demotivare la squadra e scatenare la contestazione (pacifica) della tifoseria più “calda” che, senza ombra di dubbio, rappresenta l’unica nota positiva di tutto il contesto: forte attaccamento ai colori, instancabile incitamento e costante presenza in ogni campo sono state le innegabili qualità dei supporter nerazzuri.
Ora, naturalmente, ci si interroga sul futuro dell’A.S. Latina: il patron Sciarretta ha manifestato l’intenzione di voler mollare, lamentando però la mancanza di proposte concrete ed attaccando, nel contempo, la Lega di Serie C per il trattamento riservatogli; di contro, il Sindaco della città Zaccheo si sarebbe attivato per formare una cordata di imprenditori interessati a rilevare il club nerazzurro.
Latina è una città giovane, in continua crescita, patria calcistica di campioni del calibro di Altobelli, Carnevale, Conti e D’Amico, che non merita tanto tormento e indifferenza. “Olim palus”, un tempo palude, recita il motto dello stemma comunale: questa è storia vecchia, ma ora c’è bisogno di una nuova bonifica per ripartire al più presto con solide basi ed un programma serio, preciso e costruttivo.
Roberto (Sabaudia) & Alberto (Latina)
|