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  01/10/2007 - IL BRASILIANO CHIUDE LA PORTA AD UN POSSIBILE TRASFERIMENTO


Ronaldinho, la promessa
"Barcellona per sempre"


Il brasiliano al Mundo Deportivo: "Qui mi sento a casa. È la gente a farmi sentire così. Non andrò né al Milan né al Chelsea. Le accuse di bagordi? Ho avuto un guaio muscolare, nient’altro. Rientro per vincere, è la sensazione migliore che c'è. Messi da Pallone d'Oro"

Ronaldinho è pronto. Probabilmente già stasera contro lo Stoccarda in Champions League e poi di sicuro domenica con l’Atletico Madrid, nella sua Barcellona, il brasiliano naturalizzato spagnolo tornerà a indossare la maglia azulgrana. L’unica che vuole, adesso e per sempre.

L'INTERVISTA - Lo dice lui stesso in una lunga intervista al Mundo Deportivo. "A Barcellona mi sento a casa. È la gente a farmi sentire così. Per questo voglio vincere, per dimostrare a loro che sono contento di stare qui e che voglio restare per molti, molti anni". Una brutta notizia per chi già lo vedeva con una maglia diversa, magari già dal prossimo gennaio. "Non andrò né al Chelsea né al Milan – ha spiegato il campione - perché voglio rimanere al Barcellona. Questo è il mio desiderio, è il desiderio di Ronaldinho". E poi nel 2009 ci sarà anche il rinnovato Camp Nou a rafforzare la sua sensazione di sentirsi a casa, insieme al figlioletto Joao (2 anni e sette mesi) che lo raggiungerà presto a Barcellona per vivere con lui. "Sembra che Norman Foster (l’architetto che ha curato la ristrutturazione, ndr) sia entrato nella mia testa e abbia fatto lo stadio che avrei sempre voluto io: pieno di colori, di allegria, di voglia di divertirsi e di vincere. Quando lo inaugureremo voglio presentarmi davanti al nostro pubblico con due Champions League in più e con una grande squadra, in grado di conquistare altri trofei. Già mi immagino a giocare nel nuovo stadio. Sì, questa è la mia casa, quella che ho sempre sognato".

BAGORDI - In queste due settimane di assenza molti hanno parlato di vita non proprio regolare, di qualche eccesso di troppo, di bagordi notturni. Insinuazioni che gli hanno fatto male, anche se non è certo la prima volta che succede: "Sono qui da 5 anni e da 5 anni mi sono sempre comportato allo stesso modo, e la gente mi rispetta per questo. Ovviamente, le critiche mi hanno dato fastidio, ma la vita non è sempre bella e ci sono anche momenti come questi da affrontare. Vorrà dire che risponderò nell’unico modo che conosco, come ho sempre fatto: ovvero, sul campo. Giocare e impegnarmi al massimo è la sola cosa che conta davvero per me. Ho avuto un guaio muscolare, nient’altro. Lo so che ci sono state speculazioni anche su questo, ma la lesione alla gamba è stato l’unico problema che mi ha impedito di allenarmi e di giocare. Adesso, però, ho recuperato e non vedo l’ora di scendere in campo".

PROSPETTIVE - Quanto alla squadra, Ronaldinho è ottimista: "L’ho vista molto bene in tutte le gare, stiamo crescendo e continueremo così. Siamo un gruppo unito e io ho un ottimo rapporto con tutti i compagni". A conferma delle sue parole, la dedica che gli ha fatto Messi dopo un gol: "E’ stato un momento davvero speciale, mi sono emozionato, perchè ero fuori e la gente continuava a dire un sacco di sciocchezze". Tipo che Ronaldinho sia ormai stanco di vincere…. "Quello mai. Voglio vincere sempre, in ogni occasione. Ho avuto la possibilità di vincere così tante cose nella mia carriera che so bene che sensazione si prova, ed è la miglior sensazione possibile. E anche i miei compagni nello spogliatoio la pensano come me. Siamo un gruppo di grandissima qualità e possiamo davvero fare la storia di questo club". Alla faccia di Cruijff, che sostiene che un calciatore non possa vivere nel passato. "Ma è lui che continua a vivere ancora nel passato", taglia corto Ronaldinho, prima di attribuire il Pallone d’Oro proprio a Messi. "Ci sono tanti ottimi giocatori, ma l’evoluzione di Messi è stata incredibile, e sarei felicissimo se lo vincesse lui. Leo è cresciuto partita dopo partita e se dovessi elencare tutte le sue doti, starei qua un giorno intero. Quello che mi piace di lui è la confidenza che dà al pallone e la sua capacità di fare ogni cosa che gli passa per la testa, perché ha una velocità di pensiero impressionante".

PUERTA - L’ultimo ricordo è per Antonio Puerta: "Quello che è successo è stato un momento molto duro per tutti, ma soprattutto per noi calciatori, perché viviamo ogni giorno quello che viveva lui. E poi penso ai suoi compagni del Siviglia, per loro è stato ancora peggio, perché era uno del gruppo, che faceva le loro stesse cose. Possiamo solo cercare di comprendere la tragedia che è successa, ma nessuno la capisce davvero. Non so cosa pensare. Meglio affidarsi a Dio e continuare a lavorare".

GASPORT