Levante sempre più in crisi

Meno male che qualcuno al Levante prova a metterla sul ridere. O almeno tenta di sdrammatizzare. La squadra valenciana, alle prese con una grave crisi economica, non riesce proprio a uscire dal tunnel. Nemmeno la leggera risalita nella Liga, dove è sempre ultimo ma senza più le sembianze dello zimbello della compagnia, è servita a qualcosa.

AUTARCHIA - A partire da questa settimana il Levante si allena al Ciudad de Valencia, lo stadio dove abitualmente gioca le partite interne. Il motivo? Fare su e giù dallla Ciudad Deportiva, che dista 80 chilometri dal campo, costa troppo; sia in benzina che in denaro. E quindi per evitare "inutili sprechi", meglio spostarsi il meno possibile. E se le Rane, come vengono soprannominati i valenciani, non saltano neanche più, la situazione diventa quasi insostenibile.

RIGA DRITTO - Il problema più grave, tuttavia, sono gli stipendi arretrati, che hanno convinto molti giocatori ad abbandonare la nave durante il mercato di gennaio: Riganò, Cirillo, Storari e Savio, giusto per fare i nomi dei più importanti. Chi è rimasto, come il nostro Damiano Tommasi, attende di ricevere la paga da quattro mesi: dalle proteste delle scorse settimane si è passati a manifestazioni di disappunto un po' più pittoresche. Un esempio? Il ghanese Riga, un paio di giorni fa, durante un allenamento, ha improvvisato un reggae: mica "No woman, no cry", no. Semplicemente una raffica di lamentazioni: "Il club non mi paga, non mi fanno rescindere il contratto, e mi tocca dormire allo stadio". Purtroppo per Riga è intervenuto Lozano, suo compagno di squadra, che lo ha invitato a piantarla, con un tackle verbale degno dello stopper quale lui è. Insomma, al Levante non c'è spazio nemmeno per l'ironia.

Alessandro Ruta (gazzetta.it)