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  20/02/2008 - SERIE C1A: LA CRISI


Hellas con un piede in C2

La durissima sconfitta interna con il Legnano rappresenta per il Verona un punto di non ritorno. Per invertire la tendenza occorrerebbe un miracolo. Ovvero che in casa Hellas si capisse che, se davvero ci si vuole salvare, bisogna saper (voler) vincere.

Dopo la sconfitta subita ieri sera per mano del Legnano al Bentegodi, maturata già nei primi minuti di gioco per la condotta imbelle dei giocatori scesi in campo con le maglie gialloblu, l’Hellas Verona si trova con un piede in C2.

Il glorioso club scaligero staziona in ultima posizione, con appena 15 punti. Il penultimo posto, occupato dalla Paganese con 19 punti, diventa sempre più una chimera dopo la disfatta interna con i lilla di Notaristefano. La Pro Sesto, sestultima addirittura con 28 punti, ha ormai preso il volo. E appare, di fatto, irraggiungibile.

Alla fine del torneo mancherebbero ancora dieci partite, ovvero 30 punti teorici a disposizione. Un campionato a parte, visto che nelle fasi finali nessun risultato dovrebbe essere dato per scontato. Ma il club scaligero dovrà giocarne sei in trasferta. Però lontano dal Bentegodi non ha mai vinto e ha raccolto appena 3 punti (segnando 4 reti).

Per invertire la tendenza occorrerebbe una specie di miracolo. O forse basterebbe che in casa Hellas si capisse che, se davvero ci si vuole salvare, bisogna saper vincere. Come ha fatto ieri sera il Legnano. In una partita in cui i giocatori in maglia lilla, per chiaro demerito dei loro avversari in gialloblu, sembravano quelli del Real Madrid.

Bisogna saper vincere. Facile a dirsi, certo. E però molto difficile da realizzarsi. Perché, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Che è, nel caso dell’Hellas, un oceano in cui la zattera veronese naviga a vista nel pieno di una bufera. E che sembra ormai prossima a inabissarsi.

Non c’è un porto verso cui dirigersi (dov’è finito il presidente Arvedi, che ha delegato tutto a un Galli ormai nel pallone?). Nè un nocchiero in grado di invertire la rotta (la gestione Sarri è fin qui fallimentare: un punto in 5 partite e ben 4 sconfitte, di cui 3 in casa). Né, infine, un equipaggio di uomini veri disposto a lottare fino in fondo contro le avversità per condurre in salvo il natante.

Bisogna saper vincere. Certo. Ma per riuscirci ci vorrebbe qualcosa su cui poter fare conto. E questo, a Verona, appare una pia illusione.

C’è una società che latita dall’inizio del campionato, e il cui profilo resta ancora oggi alquanto opaco. C’è un tecnico che non possiede, e non si sarebbe mai detto di un lottatore come Sarri, il carisma per rivoltare lo spogliatoio. C’è soprattutto, un gruppo di giocatori ai quali è stato concesso di tutto e di più. Che non sanno cosa significa scendere in campo tenendo il coltello tra i denti. Un’accozzaglia di fighetti che affrontano una gara decisiva per il futuro del loro club peggio che se fosse un allenamento di metà settimana.

Bisogna saper vincere. Si, ma come? Quando non restano appigli cui aggrapparti e senti l’acqua che ti comincia inesorabilmente a trascinare verso il fondo dell’abisso?

L’unica realtà positiva di Verona, dopo una partita che potrebbe segnare il definitivo e storico tracollo del club scaligero, restano i tifosi. I diecimila del Bentegodi che ieri non hanno mai smesso di incitare la squadra. E se alla fine l’hanno subissata di fischi, è stato solo per amore verso le maglie gialloblu tradite da chi non è ritenuto degno di indossarle.

Bisogna saper vincere. E’ vero. Ma per riuscirci si dovrebbe innanzitutto volerla questa vittoria. E’ quanto di chiedono perplessi i sostenitori gialloblu. Davvero l’Hellas ha intenzione di salvarsi? O, invece, tutto congiura verso quella che i tifosi ritengono la più grande delle iatture? Cioè l’inaccettabile fusione con il Chievo Verona? Ai posteri l’ardua sentenza.

Sergio Mutolo - www.calciopress.net