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  10/03/2008 - DOMANI I NERAZZURRI CERCHERANNO LA GRANDE IMPRESA


Inter, rebus centrocampo

Alla vigilia della sfida senza appello con il Liverpool, Mancini ha parecchi problemi e non può comunque sbagliare scelte: Figo e Veira non sono al top, Chivu però ci sarà. In attacco Cruz o Crespo al fianco di Ibra? Ecco tutte le alternative

"Il Liverpool ha il vantaggio di essere entrato in forma e aver recuperato diversi infortunati proprio adesso, mentre noi arriviamo a questa partita con uno stato generale non ottimo e alcuni giocatori rientrati da poco". La sintesi fatta da Roberto Mancini è obbiettiva, saldamente ancorata alla realtà. Il problema è che seguendone il filo logico, si arriva a una conclusione sconfortante: passano gli inglesi. Per fortuna, il calcio sa essere irrazionale, imprevedibile, folle. E può capitare che in una serata i rapporti di forza si capovolgano, quelli che fino a ieri passeggiavano si mettano a correre, la squadra superfavorita entri in una spirale negativa che progressivamente la rende fragile e perciò battibile. Non ci fossero tanti precedenti del genere a tener su l’Inter, sarebbe persino inutile andare alla sfida: il Liverpool sta molto meglio sul piano della forma atletica e della condizione psicologica.

SAN SIRO - Un aiuto, importante, può venire dagli spalti. Lo hanno sottolineato molti campioni di ieri: Corso, Mazzola, Suarez. Quarantatrè anni fa si ritrovarono in un San Siro traboccante di entusiasmo, ogni spettatore aveva in mano qualcosa di luminoso. E trasmetteva ai suoi giocatori un messaggio semplice e al tempo stesso elettrico: guarda che noi ci crediamo. Ma quelli della Grande Inter hanno pure evidenziato il lavoro psicologico compiuto dal Mago nei giorni della vigilia, quei colloqui a quattr’occhi nei quali Herrera convinceva il giocatore di turno di essere più forte dell’avversario che avrebbe avuto di fronte. Un sistema datato? Mah, i percorsi della mente non hanno età. In qualsiasi sport la convinzione in se stessi resta un elemento fondamentale della competizione.

IL TECNICO - Anche senza seguire il metodo Herrera, Roberto Mancini dev’essere bravo, in queste ore, anzitutto a non far trasparire preoccupazione, incertezze, dubbi. Deve fare delle scelte e non può permettersi il lusso di sbagliarle. Compito di ogni partita, direte: beh, no, qui si gioca la Champions partendo da un grave svantaggio. Deve filare proprio tutto alla perfezione, per potercela fare. A cominciare appunto dalla formazione.

NEL MEZZO - Sull’assetto difensivo c’è poco da mettersi a ragionare. Chivu ce la fa ("La soglia di sopportazione del dolore si è alzata, sono a disposizione"), Maxwell no, avverte ancora fastidio alla caviglia. Mancini può decidere per Maicon-Burdisso-Chivu-Zanetti oppure può sfruttare Zanetti a metà campo. In tal caso Chivu slitta a sinistra e nel mezzo trova posto Rivas. Non ci sono altre possibilità. Pertanto la decisione chiave riguarda le pedine del centrocampo. Cambiasso sta bene, ma è il solo. Non è un mistero che Stankovic, Figo e Vieira rappresentano un grosso punto interrogativo. Si tratta degli uomini-base, quelli che devono assicurare la quantità e la qualità, ovvero una protezione costante alla linea arretrata e i palloni per le punte. Se dovesse decidere sulla base delle risposte avute nelle ultime partite, Mancini dovrebbe lasciare fuori Vieira e Figo. Per piazzare Stankovic e Zanetti ai fianchi di Cambiasso con Jimenez trequartista. Ma la sensazione è che Vieira giochi e tenere fuori Figo è difficile: l’esperienza pesa. Crespo è recuperato, non è detto però che sia lui a far coppia con Ibra: c’è pure Cruz.

fonte: www.gazzetta.it