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  03/04/2008 - PROCESSO ALLA GEA


Miccoli: "Pressioni di Moggi.
Dissi no, mi ha emarginato"


L'attaccante del Palermo al processo Gea sul dirigente della Juve: "Quando arrivai a Torino mi propose di cambiare procuratore e scegliere il figlio, non accettai e fui messo da parte"

Micidiale stoccata di Fabrizio Miccoli a Luciano Moggi al processo Gea in corso a Roma. L'attuale attaccante del Palermo ha rivelato alcuni retroscena della sua breve parentesi alla Juve. Dichiarazioni pesanti, perché Miccoli ha raccontato di aver ricevuto pressioni per lasciare il suo procuratore e passare sotto la gestione del figlio Alessandro Moggi. Al rifiuto seguì l'emarginazione. "Io ho sempre avuto come procuratore Francesco Caliandro - ha ricordato l'attaccante -. Nel 2004, quando ero in prestito al Perugia, ma già di proprietà della Juve, mi telefonò Antonio Conte, all'epoca giocatore bianconero che non avevo mai conosciuto prima se non per il fatto che è della mia stessa città, Lecce. Conte mi disse di passare la procura ad Alessandro Moggi visto che l'anno dopo sarei tornato alla Juve e che Alessandro Moggi avrebbe potuto aiutarmi a restare. Io rifiutai e rimasi col mio procuratore".

GLI ORECCHINI - Una decisione che, a detta del leccese, creò subito problemi con il d.g. Moggi. "Con lui ho avuto parecchi problemi sin dall'inizio - ha rivelato -. Per esempio mi fece togliere gli orecchini, che da regolamento interno non potevano essere portati, ma che furono fatti togliere solo a me e non ad altri compagni. Mi emarginava e non mi faceva parlare, mentre con i compagni ho sempre avuto un ottimo rapporto". Non è tutto: "Ho saputo poi dai giornali che altri giocatori come Amoruso e Grabbi avevano avuto gli stessi problemi con Luciano Moggi - ha aggiunto Miccoli -. Quando ero alla Fiorentina in comproprietà con la Juve, rilasciai un'intervista in cui dissi che volevo rimanere a Firenze e non tornare a Torino proprio perché c'era Moggi. Per me sarebbe stata un tragedia. Alla fine però la Juve mi riscattò, andai in ritiro con la squadra e nessuno all'inizio mi fece pesare quella intervista. Ma quando in ritiro andammo a festeggiare dal sindaco la conquista dello scudetto io fui fatto restare nel pullman".

MINACCE - E a una domanda dell'avvocato Giulia Bongiorno, legale di Alessandro Moggi, l'attaccante rosanero ha citato altri sconcertanti episodi: "Una volta ero in ritiro con la Juve e venni chiamato col mio procuratore da Moggi che mi disse che aveva trovato l'accordo col Portsmouth. Io rifiutai, non volevo andare in Inghilterra perché avevo una bambina piccola e mia moglie non voleva andare all'estero. Allora Moggi mi disse che mi avrebbe fatto smettere di giocare, aggiunse che in Italia non mi voleva nessuno perché avevo un carattere difficile e che la Juve non poteva permettersi di perdere 2 milioni di euro all'anno".

OSTILITA' - La Bongiorno ha approfondito, chiedendo poi da cosa sarebbe nata questa ostilità. Miccoli ha spiegato: "L'atteggiamento ostile era solo di Luciano Moggi e penso sia stato la conseguenza del mio rifiuto di dare la procura al figlio Alessandro, visto che ero al primo anno nella Juve e non c'era altro motivo".

gasport