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  26/06/2006 - CALCIOPOLI:LA PAROLA AGLI ACCUSATI



La linea comune è quella di negare, anche in maniera spudorata. Lo fanno tutti gli indagati, addirittura dopo aver ascoltato le registrazioni delle telefonate, con giustificazioni spesso risibili. E così il quadro che viene fuori dai verbali dell’ufficio indagini è quello di protagonisti che alla fine, in un tentativo disperato, arrivano a scaricare uno sull’altro le proprie responsabilità. Ma anche a minacciare chi, come un dipendente della Figc, denuncia come tutti abbiano sempre saputo che dietro c’era il trucco.

CARLO ANCELOTTI - L’unico ad ammettere gli stretti rapporti tra Moggi e l’arbitro De Santis è Carlo Ancelotti. Lo fa l’8 giugno. « Nel periodo trascorso alla Juventus ho potuto verificare che il rapporto tra Moggi e De Santis, quando quest’ultimo dirigeva l’incontro della Juventus, era molto confidenziale. Anche tra Moggi e Tombolini ho constatato lo stesso tipo di rapporto... Escluso che, quando ero alla Juventus, Moggi mi abbia fornito il nome dell’arbitro designato, prima del sorteggio. A Meani raccontai che quando allenavo la Juve il giovedì, talvolta, Moggi indicava la probabile griglia degli arbitri da sorteggiare per la successiva partita... Dopo essere andato via dalla Juventus non ho avuto più rapporti con Moggi, se non quelli convenevoli in occasione di incontri di calcio. Non posso affermare nulla sull’esistenza di gruppi arbitrali, ma certamente ho avuto la netta sensazione che alcuni arbitri erano meno affidabili. Tra questi, De Santis, Palanca e Pieri ».

MANFREDI MARTINO - Collaborativo, come del resto era stato con i magistrati di Napoli tanto da essere definito il «pentito» dell’inchiesta è il segretario della Can Manfredi Martino . E infatti davanti all’ufficio indagini parla anche degli omaggi delle squadre. « Per quanto riguarda regali vari posso affermare di aver personalmente assistito e ricevuto doni natalizi. La Juventus inviava un kit del proprio sponsor Nike; il Milan aveva segnalato che con i soldi destinati a tali regali aveva fatto donazioni benefiche; l’Inter aveva inviato champagne e salumi, la Roma che in precedenza aveva inviato champagne, l’ultimo anno inviò un kit della Diadora; la Lazio con la gestione Lotito non inviava nulla; la Fiorentina inviava vino e così a seguire anche le altre... Ho visto Bergamo con al polso un Rolex nuovo che mi disse di aver ricevuto dalla sua compagna Alessandra con cui si era da poco sposato. Preciso che tale orologio era identico a quello che avevo già visto al polso di Pairetto, anzi fu proprio quest’ultimo a dire "Io ce l’ho uguale" ». Il sospetto è che gli orologi fossero il «prezzo» pagato per i favori dei designatori.

PIERLUIGI PAIRETTO - Pairetto così si giustifica: « Nella telefonata del 16 settembre 2004 parlo con Bergamo di un orologio Rolex modello Submariner che avevamo intenzione di acquistare per regalarlo a una persona di cui non intendo fare il nome. Quando nel corso della telefonata dico simpatico mi riferisco all’orologio e non alla persona ». Anche per le cene con i dirigenti della Juventus ha una giustificazione. « Le facevo con Moggi e Giraudo in considerazione di vecchi rapporti di conoscenza... Non ho partecipato a cene simili con altri dirigenti di società di calcio. Nella cena del 22 dicembre 2004 ricordo che Moggi e Giraudo ci omaggiarono di cioccolato e materiale tecnico Nike e, credo, anche una cravatta di Marinella ».

ADRIANO GALLIANI - Scarica ogni responsabilità e cerca di chiamarsi fuori Adriano Galliani che l’8 giugno dichiara: « Meani è un consulente del Milan e occupa il ruolo di addetto agli arbitri. Non è mai stato un dirigente ma ha un contratto di collaborazione dal 2001. I nostri rapporti sono occasionali, nel senso che lo incontro allo stadio ma non ho rapporti di abituale frequentazione perché lui non frequenta la sede del Milan. Mi sono interessato a un dossier che Meani mi aveva detto essergli stato consegnato dall’arbitro Paparesta, non attinente al calcio ma a carburante ecologico. Ho fatto davvero da passacarte a favore della mia segretaria invitandola a trasmetterlo alla segreteria del dottor Letta. Ricordo di aver parlato con Meani e di avergli detto di dire a Paparesta che la documentazione era stata trasmessa. Non mi sento di escludere, ma non ricordo, di aver sentito successivamente Paparesta. Non ho mai dato input a Meani per intervenire sulle designazioni ufficiali di gara ».

LEONARDO MEANI - L’interessato non può che confermare e il 9 giugno arriva addirittura a parlare di «iniziativa personale». « La preferenza che esprimo circa la designazione degli assistenti - dichiara Leonardo Meani - è dettata da mie valutazioni tecniche, non so perché tali preferenze venissero accolte. Non ho comunicato le mie valutazioni, le mie statistiche e le mie certezze al vertice societario. Anche tali iniziative non le comunicavo a nessuno. I fitti rapporti intercorrenti tra me e gli esponenti del mondo del calcio, anche federale e istituzionale, erano da me tenuti solo a fini e con iniziativa personale... Conosco l’arbitro Collina da diversi anni e ho con lui un rapporto confidenziale. La telefonata del 18 aprile 2005 in cui lo invito a chiamare Galliani è frutto di una mia personale iniziativa. Collina mi aveva confidato di non voler fare il designatore e per questo lo invitavo a chiamare Galliani per parlare del suo futuro. Io stesso proponevo di organizzare l’incontro presso il mio ristorante il giorno di chiusura per stare tranquilli e assicurare riservatezza all’incontro ».

ANTONIO GIRAUDO - Paradossale appare l’affermazione di Antonio Giraudo che durante l’interrogatorio del 12 giugno dice: « Tengo a precisare che quello della correttezza e della puntualità è uno dei punti fissi di riferimento della Juventus, tanto che in passato abbiamo dato pesanti multe ai nostri calciatori che non si sono attenuti a tali principi. In tale contesto di gestione interna del gruppo, Moggi era particolarmente esigente nel richiedere al gruppo stesso l’osservanza delle regole di comportamento. Io non ho mai avuto la sensazione che Moggi potesse aver assunto comportamenti non corretti ». Subito dopo anche lui cerca però di chiamarsi fuori: « Il "Processo del Lunedì" è una delle tante trasmissioni sportive che trattano gli episodi arbitrali e tra quelle che li trattano a mio avviso è la meno credibile... Non ho affatto notato che Moggi abbia chiuso a chiave la porta degli spogliatoi. Io abbandonai lo spogliatoio di Paparesta quando Moggi era ancora dentro ». Lo smentiscono i testimoni che quel giorno erano presenti.

MASSIMO DE SANTIS - E sono in molti a smentire anche la tesi difensiva di Massimo De Santis. « Ritengo di essere vittima di una sorta di congiura che nasce dalla partita Parma-Juventus della stagione 1999/2000 in cui fischiai prima del famoso gol di testa a Cannavaro. Da quel giorno mi è stata attribuita l’etichetta di arbitro pro-Juve e non sono più riuscito a scrollarmela... Ero a conoscenza dei contatti tra Moggi e Bergamo che reputavo uguali a quelli che i designatori avevano con i dirigenti delle altre squadre... ».

FRANCO CARRARO - Stupito e amareggiato dice di essere Franco Carraro. « Ho letto articoli di stampa relativi all’ipotesi che i sorteggi potessero essere stati truccati. Questo mi ha molto amareggiato. Se ciò è avvenuto si è verificato a mia totale insaputa. Non mi sento responsabile di non aver esercitato un controllo posto che non avevo alcuna ragione per sospettare... In vista della quasi certa eliminazione dell’Italia dagli Europei contattai Giraudo per conoscere il suo parere sulla possibilità di prendere Lippi come futuro Ct della Nazionale. Nel periodo successivo qualche volta mi rivolsi a Moggi che ben conosceva Lippi... Quando nella telefonata del 3 febbraio 2005 Moggi mi dice che il ministro Giuseppe Pisanu si è offerto di attivarsi per le elezioni federali, la mia risposta è una vera e propria presa in giro all’interlocutore. Faccio presente che all’epoca era quasi concluso un accordo tra me e il dottor Abete in ordine alla mia elezione e al successivo mio avvicendamento con lui ».

DARIO GALATI - Forse se avesse ascoltato i dipendenti della Figc avrebbe potuto avere un quadro più chiaro di quanto accadeva. Dario Galati, ex segretario di Mazzini, ha sostenuto che da anni il sistema funzionava così e che « nella stagione 1999/2000 il più delle volte il sorteggio della B non c’era nel senso che il nome dell’arbitro me lo comunicava telefonicamente Pairetto, successivamente la Fazi. In pratica lo sceglievano. Il 22 ottobre c’era l’anticipo di B Genoa-Sampdoria. Il 21 non ricordo se Pairetto o la Fazi mi comunicarono che l’arbitro era Livio Bazzoli. Io lo chiamai per dirgli che era stato sorteggiato e lui si mise a ridere. "Ma quale sorteggio - mi disse - lo sapevo già da ieri" ». Poi parla dei trasferimenti punitivi che ha dovuto subire e quindi conclude: « Tre giorni fa sono stato nuovamente trasferito. Nel prendere la lettera ho incontrato la Fazi che mi ha detto: "Sei contento di quello che hai fatto succedere? Pagherai per tutto quello che hai fatto "».

Fonte: Fiorenza Sarzanini - Il Corriere della Sera