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  31/08/2008 - CAGLIARI-LAZIO 1-4


Lazio, poker in Sardegna

Qualche giorno dopo il suo sbarco in Italia, Claudio Lotito aveva profetizzato: "Zarate è più forte di Messi". Detto che quello del presidente della Lazio resta un affettuoso eccesso d'entusiasmo, l'argentino ha fatto capire di non essere una meteora. Il 4-1 del Sant'Elia porta infatti la sua firma (a segno anche Larrivey, Foggia e Pandev), anche se l'avvio era stato molto positivo per la squadra di Allegri, sostanzialmente condannata dall'espulsione di Lopez.

NOVITA' - Rispetto a un anno fa è cambiato poco nel Cagliari: c'è Larrivey, che in panchina aveva fatto la muffa; c'è Cossu dietro le punte; la solita difesa e Conti in mezzo al campo; di nuovo insomma, c'è solo il portiere, oltre al tecnico naturalmente. Profondamente rinnovata invece la Lazio, che senza Rocchi perde profondità e si rivela piuttosto prevedibile in attacco quando si è ancora in parità numerica. Zarate inizia bene con qualche spunto apprezzabile, ma in mezzo la strada è sbarrata e Marchetti resta tranquillo per tutto il primo tempo.

LAZIO MOLLE - Il Cagliari costruisce due occasioni in mezz'ora e raccoglie il massimo: un palo e un gol, sempre con Larrivey. Il primo assist, laterale, è di Fini; il secondo, verticale, di Cossu. L'1-0 è da dividere: 50% alla precisione dell'argentino, l'altro 50 all'eccesso di libertà lasciato da Kolarov all'attaccante rossoblù. Tutto sommato il risultato del primo tempo è giusto, visto che Carrizo dimostra qualche incertezza e a centrocampo la superiorità del Cagliari è evidente.

CAMBIA TUTTO - Con Foggia al posto di Brocchi, impalpabile, arriva la scossa auspicata da Delio Rossi. Inserito l'ex rossoblù, beccato dal pubblico, Mauri torna nel ruolo dello scorso anno ed è subito determinante: da un suo inserimento centrale nasce infatti l'azione del rigore (trasformato da Zarate) che porta anche all'espulsione di Lopez per un "mani" tanto evidente quanto involontario.

TRE COLPI - Con l'uomo in più, la Lazio entra in possesso del gioco come non aveva fatto prima, assestando il colpo del 2-1 con la complicità della difesa di Allegri (Magliocchetti) e quello del 3-1 con Pasquale Foggia, che trasforma in oro il traversone basso di Kolarov e rifiuta di festeggiare il suo ritorno al gol dopo più di cinque mesi per non urtare i suoi vecchi tifosi. L'ultimo gancio al volto di un Cagliari già sanguinante lo assesta Pandev, che riceve da Foggia (altro regalo dei sardi, stavolta incartato da Conti) e mette sotto la traversa il pallone del 4-1, una punizione troppo pesante per la squadra di Allegri, che nel primo tempo aveva mostrato segnali incoraggianti.

Antonino Morici (gazzetta.it)