Addio vecchio Delle Alpi
A fine mese partono le ruspe al "Delle Alpi": bianconeri apripista in Italia
Juve, primo stadio
Per non sfidare la sorte, in casa Juventus dovrebbero toccarsi violentemente a sentire parlare di nuovo stadio, di inizio lavori, di un futuro radioso dove il connubio calcio-tempo libero-business commerciale farà fare soldi a palate e, nel contempo, costruire squadre imbattibili. Ma tant’è. Ieri, in Consiglio comunale è finalmente approdata la variante che permetterà a Cobolli Gigli e soci di abbattere la tensostruttura del glorioso, si fa per dire, Delle Alpi e ricostruire da zero un impianto da 40 mila posti (costo 105 milioni) accoppiato ad attività commerciali (21 mila mq di superficie di vendita, per 60 milioni di euro di investimento a carico di chi li realizzerà) che sorgeranno accanto al nuovo stadio.
Un evento preceduto, al mattino, dal fondamentale «ok» ricevuto dal progetto in Commissione dove si sono dibattuti e risolti i veri problemi legati all’opera. Cioè i timori, in particolare di Rifondazione, e del suo capogruppo Cassano, di dove la Juve «in tempi di finanza grama come questi possa trovare i soldi». In altre parole: non è che la Juve abbatterà il Delle Alpi, costruirà soltanto i ricchi centri commerciali annessi e chi s’è visto s’è visto? Timori legittimi, in qualche modo quietati con un paio di emendamenti alla delibera proposti dall’assessore Viano e approvati dalla Commissione. Ora si tratta di aspettare ancora una settimana, perché i due consiglieri di Lega e Verso il Ppe, Carossa e Angeleri, hanno ritenuto di fare ostruzionismo presentando 300 emendamenti farlocchi ma in grado di far slittare alla prossima seduta della Sala Rossa il «sì» definitivo all’opera. Non ci guadagnerà l’ansia dei progettisti che guardano preoccupati al calendario. «I tempi per la realizzazione del nuovo impianto si stimano in due anni e abbiamo intenzione di partire in primavera per essere pronti prima della fine del campionato 2010-2011 ed esordire l’autunno succesivo» spiegava, ieri, l’archietto Rolle.
Settimana più, settimana meno, i picconi e le ruspe si dovrebbero già muovere a fine ottobre per demolire le cosiddette «teppe», le rampe che portano alle tribune. Nel frattempo andrà avanti la definizione del progetto definitivo e, da gennaio, l’eliminazione della tensostruttura. Più o meno a dicembre partirà anche la gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori. Un risultato che si conoscerà a febbraio per permettere l’inizio dei lavori a marzo. Sempre - riscusate la volgarità - toccandosi.
Eh già perché è la terza volta che le cronache registrano il «via» a lavori mai partiti. Imprese che si volevano epiche ma arenatesi prima su Calciopoli che bloccò i sogni di gloria della triade Giraudo-Moggi-Bettega, poi sulla bocciatura alla candidatura italiana agli Europei che aveva fatto sognare la nuova dirigenza bianconera convinta di poter mettere mano all’impianto della Continassa con un bel finanziamento pubblico. Niente da fare. Ora la Juve farà tutto da sola e sparirà il mai amato Delle Alpi, fortissimamente voluto da Craxi e costruito dall’Acqua Marcia con il vincolo di farci stare la pista d’atletica per ottenere i finanziamenti del Coni. Un’ideona costata la vista a migliaia di tifosi visto che i giocatori sembrano - sembravano - pupazzi del Subbuteo e a memoria d’uomo si ricorda solo una manifestazione d’atletica degna di questo nome.
Per renderlo uno stadio-stadio ci volle la torcida brasiliana a Italia 90. Da allora sul Delle Alpi si versarono più lacrime che sorrisi, tranne quando si sono tenuti concerti di musica rock: dai Rolling Stones a Vasco Rossi pluriospitato all’ombra della tensostruttura. I primi gol ufficiali di marca bianconera portano le firme di Baggio e Casiraghi contro il Taranto, l’ultimo ha l’impronta del “traditore” Ibrahimovic. Alla Continassa il Toro della Uefa incontrò Real Madrid e Ajax e la Juve ci vinse sei scudetti (compresi quelli cancellati), una Uefa e una Coppa Italia. Insomma, più di un motivo per averne nostalgia. Eppure, si fa fatica a trovare qualcuno triste della dipartita del Delle Alpi, un nome un po’ così. Dal prossimo anno, dunque, di «Delle Alpi» a Torino rimarrà un solo edificio: il centro islamico con annessa moschea di via Chivasso.
(La Stampa)
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