Buffon: "La Juve è più da Champions"
Intervista al portiere bianconero: "Inter in fuga, ma noi non molliamo. Il periodo nero è alle spalle. E la Juve non è inferiore a nessuno in Europa. Tanta "brasilianite" ha rovinato i nostri portieri"
Il "professor" Buffon indossa la giacca della tuta ed entra in campo. Undici studenti si stanno già esibendo in mezzo ai pali. Sono i portieri italiani più promettenti delle annate 1990-91. La Federcalcio ha messo a disposizione dei nostri talenti tre leggende: Ivano Bordon, Luciano Castellini e Andrea Pazzagli. Ma Gigi è un'altra cosa. Lui è il loro Maradona. Tra un tuffo e un'uscita in presa alta c'è tempo per cercarlo con lo sguardo. Buffon soffre nei panni del maestro. L'istinto lo porterebbe a indossare maglia e guantoni. Ma non si può. L'infortunio è ormai in via di guarigione. Serve ancora qualche giorno di pazienza. E allora Gigi deve accontentarsi di spendere parole. Si parte dalla Juve e si finisce con un messaggio ai portierini. "Inter in fuga, ma noi non molliamo. Il periodo nero è alle spalle. Visto con la Reggina? L'importante è non perdere il treno giusto. Dobbiamo restare in scia fino a primavera. A quel punto, tenteremo lo sprint vincente. Però...".
Però?
"Credo che la Juve, per come è strutturata, possa fare meglio in Champions che in campionato. In Coppa, di sicuro, non siamo inferiori a nessuno".
Per un pomeriggio si è travestito da allenatore.
"Bella sensazione. È un 'mestiere' che mi piace. Quando smetterò di giocare mi piacerebbe fare l'allenatore. Noi portieri in campo vediamo tutto".
Bravo Zenga a Catania.
"Ne ero sicuro. Però non ci s'inventa allenatori. Bisogna studiare. Il Buffon allenatore, ad esempio, vorrebbe avere sempre al fianco uno psicologo".
Torniamo ai portieri: la scuola italiana è in crisi?
"No. In giro ci sono giovani di grande talento. Curci sta facendo molto bene nel Siena. E attenti anche a Marchetti del Cagliari: ha grandi numeri".
In questo periodo vanno di moda i portieri brasiliani.
"Ma non tutti sono fenomeni. Doni, Julio Cesar e Rubinho stanno bene nel nostro calcio. E hanno anche imparato da noi. Doni è stato un anno in panchina, Julio Cesar ha fatto esperienza al Chievo prima di 'conquistare' l'Inter. Ma la scuola italiana resta superiore".
Abbiati-bis al Milan.
"Non ho neppure capito perché lo avevano mandato via. Abbiati purtroppo ha pagato, anni fa, la brasilianite acuta. Una 'malattia' non ancora debellata. La Roma ha 3 portieri brasiliani e gli stranieri stanno invadendo anche i nostri settori giovanili".
Esiste un nuovo Buffon?
"Mi parlano molto bene di Fiorillo della Samp. Però è un giudizio dato a scatola chiusa".
Che cosa consiglierebbe ai giovani portieri italiani?
"Di essere più strafottenti. E di non spaventarsi davanti al primo errore. Io da ragazzo ero spocchioso ai limiti dell'incoscienza".
Una volta disse che avrebbe voluto giocare nel campionato brasiliano.
"Era una provocazione. Però, chissà, potrebbe essere divertente chiudere la carriera in un club di Rio de Janeiro. Scherzo, chiaro"
Il prof Buffon si sposta in Aula Magna per rispondere alle domande dei suoi allievi.
"Da ragazzino volevo andare al Milan, ma la famiglia mi spinse verso Parma. Attenti ai procuratori. Io ho avuto Martina fin da quando avevo 16 anni. Il procuratore può fare la tua fortuna o essere un male. Ora non pensate di diventare tutti Buffon. Dovete essere voi stessi. Io, alla vostra età avrei firmato per una carriera di quindici anni in C. Invece...".
Fonte: Gazzetta.it
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