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  20/02/2009 - CALCIO MERCATO

Tutti pazzi per Diego

Non puoi che essere un pre­destinato se a sedici anni ti cali sulle spalle la maglia nu­mero 10 del Santos, pratica­mente un Monumento di coto­ne che pesa, però, come un mo­numento di marmo. «Se hai ambizioni non puoi smettere di sognare» . Diego Ribeiro da Cunha sicuramente non ha smesso di sognare e non ha smesso di avere ambizioni: in fondo le coltiva da quando vestì quella maglia, la maglia di Pe­lè e guidava il Santos, insieme a Robinho, alla conquista nel 2002 del campionato brasiliano. Aveva appena diciassette anni. Ora Diego di anni ne ha venti­quattro (spegnerà le candeline l’ultimo giorno del mese) e l’al­tra sera al Weserstadion in una partita che per lui ha il sapore del futuro (lo ha seguito la Ju­ventus, non dispiace a Inter, Fiorentina e Napoli, si era par­lato la scorsa estate di un suo passaggio al Chelsea e pure il Real Madrid non era stato in­sensibile al suo fascino), ha spiegato per quali motivi l’alle­natore che lo lanciò in Brasile in prima squadra stravedeva per lui.

Carlo Ancelotti, alla fine della partita, lo ha detto chiaramente: «Può giocare nel campionato italia­no, può giocare in qualsiasi campionato. Nella trequarti è bravissimo» . Già, il problema è questo: la posizione, la sua non esaltante attitudine al lavoro di­fensivo perché nel campionato brasiliano può bastare saper guidare l’attacco ma in Europa anche ai trequartisti viene chie­sto qualcosa di più, soprattutto in una fase in cui gli interpreti di questo ruolo sono stati riva­lutati e rilanciati.

Leggi l'articolo completo sull'edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio


Antonio Maglie