Via all'era Leonardo
Le crisi del settimo anno sono quasi sempre irreversibili. Deve averlo pensato giovedì sera, Carlo Ancelotti, mentre davanti alle telecamere, con un coraggio che gli fa onore e lo rende nell’ambiente piuttosto atipico, diceva: «Non mi sento in discussione anche se mi prendo tutte le responsabilità». Il suo settimo anno è cominciato lo scorso 6 novembre ed è precipitato poco meni di quattro mesi dopo. Alle sue spalle si intravvede la sagoma di Leonardo Nascimento de Araujo. Perché alla fine di questa nottata qualcosa accadrà. E sta già accadendo. Leonardo è l’ultima scommessa del Milan di Berlusconi, a guardarla bene non più rischiosa di altre compiute nel passato e terminate in maniera trionfale: Arrigo Sacchi era un interessante allenatore di provincia quando la società rossonera decise di portarlo a Milanello; Capello fu letteralmente «allevato» come manager e come tecnico dalla società rossonera. Sotto alcuni aspetti Leonardo ricorda proprio quel secondo precedente. Non ha una esperienza di panchina, ma non ce l’aveva nemmeno Capello. Però ha attraversato il mondo del pallone in lungo e in largo: prima grande calciatore (faceva parte del Brasile che nel ’ 94 conquistò il Mondiale); poi uomo-mercato coinvolto in operazioni importanti, dagli ingaggi di Pato e Ronaldinho al convulso negoziato con tra Kakà e Manchester City.
LEONARDO MATURO - Nell’ambiente rossonero Leonardo è cresciuto. Quella maglia l’ha vestita e il suo destino di calciatore si è incrociato con quello di allenatore di Ancelotti (all’inizio si sfiorarono visto che andò via alla fine della stagione 2000- 2001, prima che l’attuale tecnico rilevasse Terim; si ritrovarono due anni dopo, quando il brasiliano chiuse la carriera con la maglia rossonera). Ancelotti dice di non sentirsi in discussione ma dopo quel che è successo giovedì sera contro il Werder la sua posizione è inevitabilmente debole. E’ la regola del calcio ed è la regola della vita. La società stessa è alla ricerca di una nuova dimensione. Perché contro i tedeschi, l’altra sera, si è esaurito un ciclo tecnico ed economico. Il Milan del futuro sarà inevitabilmente diverso da quello del passato.
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Antonio Maglie
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