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  28/02/2009 - QUI' MILAN

Via all'era Leonardo

Le crisi del settimo anno sono quasi sem­pre irreversibili. Deve averlo pensato giovedì sera, Carlo Ancelotti, mentre da­vanti alle telecamere, con un coraggio che gli fa onore e lo rende nell’ambiente piutto­sto atipico, diceva: «Non mi sento in discus­sione anche se mi pren­do tutte le responsabili­tà». Il suo settimo anno è cominciato lo scorso 6 novembre ed è precipi­tato poco meni di quat­tro mesi dopo. Alle sue spalle si intravvede la sagoma di Leonardo Na­scimento de Araujo. Perché alla fine di questa nottata qualcosa accadrà. E sta già accadendo. Leonardo è l’ultima scommessa del Milan di Berlusco­ni, a guardarla bene non più rischiosa di al­tre compiute nel passato e terminate in ma­niera trionfale: Arrigo Sacchi era un inte­ressante allenatore di provincia quando la società rossonera decise di portarlo a Mila­nello; Capello fu letteralmente «allevato» come manager e come tecnico dalla socie­tà rossonera. Sotto alcuni aspetti Leonardo ricorda proprio quel secondo precedente. Non ha una esperienza di panchina, ma non ce l’aveva nemmeno Capello. Però ha attraversato il mondo del pallone in lungo e in largo: prima grande calciatore (faceva parte del Brasile che nel ’ 94 conquistò il Mondiale); poi uomo-mercato coinvolto in operazioni importanti, dagli ingaggi di Pa­to e Ronaldinho al convulso negoziato con tra Kakà e Manchester City.

LEONARDO MATURO - Nell’ambiente rossonero Leonardo è cresciuto. Quella ma­glia l’ha vestita e il suo destino di calciato­re si è incrociato con quello di allenatore di Ancelotti (all’inizio si sfiorarono visto che andò via alla fine della stagione 2000- 2001, prima che l’attuale tecnico rilevasse Te­rim; si ritrovarono due anni dopo, quando il brasiliano chiuse la carriera con la maglia rossonera). Ancelotti dice di non sentirsi in discussione ma dopo quel che è successo giovedì sera contro il Werder la sua posizione è inevitabilmente debole. E’ la regola del calcio ed è la regola della vita. La società stessa è alla ricerca di una nuo­va dimensione. Perché contro i tedeschi, l’altra sera, si è esaurito un ciclo tecnico ed economico. Il Milan del futuro sarà inevitabilmente diverso da quello del passato.

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Antonio Maglie