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  09/08/2006 - MILAN OK, IL CHIEVO AFFONDA



MILAN - STELLA ROSSA

Per il compleanno di Inzaghi fa festa tutto il Milan. Doveva essere la serata di SuperPippo e puntualmente lo è stata. I 33 anni andavano celebrati per bene, e allora il centravanti di Ancelotti ha pensato di lasciare il segno nella prima partita ufficiale della stagione 2006-07.
Non una gara qualunque, ma il preliminare di Champions League. Un dente da togliere prima possibile, una gara che in casa rossonera nessuno voleva giocare, ma che andava affrontata. E vinta. E così è stato, pur di misura, nel segno del solito smanioso Inzaghi, con la solita voglia pazza di gol, appagata con un destro potente infilato in rete per l’1-0 alla Stella Rossa. Al Milan presto arriverà un altro attaccante, Ibrahimovic, Torres o chi per loro, ma i rossoneri un bomber fatto e finito ce l’hanno in casa. Era giusto ricordarlo dopo le prodezze con il Bayern della Champions scorsa, e Pippo lo ha fatto alla sua maniera. Segnando. Buoni anche i segnali arrivati da una difesa decimata dalle assenze degli infortunati Nesta, Kaladze e Maldini. Costacurta è stato il solito professore, Simic veloce e puntuale negli anticipi. La nota stonata, alla fine, è il risultato, troppo magro. Il 22 agosto al Maracana di Belgrado non sarà un passeggiata, anche se non aver preso gol è un vantaggio importante. In casa i serbi dovranno scoprirsi e il Milan ha le armi in avanti per fare male, specie con due settimane di preparazione in più nelle gambe.
PRIMO TEMPO - Si parte forte, fortissimo. Con subito un brivido per Dida, l’unico dei 45’. Il diagonale di Georgiev a centroarea su un cross da destra non è potente, ma è preciso: il portiere brasiliano si allunga e risponde da campione. Il Milan replica subito con Seedorf (fuori) e comincia a macinare gioco. Nulla di eclatante, i ritmi sono quelli che sono, inevitabilmente a inizio agosto, ma la manovra è discreta, e le occasioni arrivano. Cafu è un insospettabile trenino sulla destra, a inizio stagione e alla veneranda età di 36 anni, su un suo cross Gilardino stacca di testa, troppo centrale. Poi ci prova un Kakà in chiaroscuro, che ha sempre attaccato alle caviglie il cagnaccio Kovacevic, il suo sinistro non è abbastanza angolato. E' dunque Inzaghi a scassinare la serratura difensiva dei serbi: Kakà lo pesca appostato sul filo del fuorigioco, il destro potente di SuperPippo in area vale l’1-0. Inzaghi, frenetico, indemoniato, cattivo, ci riprova di sinistro, stavolta il portiere para. I serbi hanno piedi buoni in Jankovic e Georgiev, ma Zigic, il centravanti pivot, è troppo solo, e le sue sponde sono poche precise per gli inserimenti a rimorchio dei due trequartisti. L’1-0 è un risultato interlocutorio: il Milan insiste, ma con giudizio, la Stella Rossa replica, ma senza scoprirsi.
SECONDO TEMPO - Ancora Inzaghi in vetrina. Stavolta si mangia in avvio un gol sul cross morbido di Serginho. Ma c’è sempre, su ogni pallone vagante in area serba. Poi è la volta Pirlo su punizione, respinge Randelovic. Il Milan vuole chiudere i conti. Ancelotti lo deve aver detto a chiare lettere negli spogliatoi, perché i rossoneri sembrano più affamati di gol. I serbi hanno il torto di rischiare sempre molto in fase difensiva, troppo leziosi, giocano palla anche quando occorrerebbe un veloce disimpegno. Gilardino però vede allungarsi il suo digiuno in Champions (non ha mai segnato): prima scarica sul portiere un assist di Kakà, poi di testa trova ancora attento Randelovic. Ma il Milan insiste. E diventa un assedio. Il Diavolo carica a testa bassa, ma non trova il raddoppio, anche perchè comincia ad accusare la stanchezza. Ancelotti inserisce Ambrosini, Brocchi e Gourcuff, spostando Kakà in attacco, ma il risultato non cambia. Seduta riuscita e dente tolto, ma per completare l’operazione servirà una nuova scomoda seduta a Belgrado.

LEVSY SOFIA- CHIEVO

Era l'enorme sfida di un club minuscolo. Doloroso ammetterlo, ma finora è persa. Levski Sofia-Chievo finisce 2-0. Calza a pennello il luogo comune del risultato bugiardo, anche se le gambe in questa fase della stagione non mentono e per quello che si è visto, di forza in corpo i bulgari ne avevano un bel po' di più. La bugia sta nel dato che il Chievo, di gol, poteva segnarne, eccome, ma sempre le solite gambe, purtroppo appesantite, e un po' di sfortuna hanno finito per incidere negativamente sullo score finale.
Finisce 2-0 e adesso servirà un miracolo per ribaltare una situazione complicata. Le reti di Domichiyvsky e Bardan (su rigore) sono due macigni da digerire il prima possibile, perché fra due settimane (ritorno il 23 a Verona) i sogni saranno ammessi solo a partire dal medesimo parziale, mentre per passare il turno direttamente serve un 3-0. Senza appello. E magari senza le gravi disattenzioni difensive che hanno segnato questa serata. Mancavano D’Anna e Mandelli, vero, ma le sole assenze non bastano a spiegare certe amnesie.
Come non basta la moviola per capire il motivo che ha spinto il direttore di gara Jara ad annullare un gol in mischia di Tiribocchi ad inizio ripresa. Poteva essere la svolta, invece… Il Levski Sofia, soprattutto nel primo tempo, si è dimostrato una squadra discreta, che con le sovrapposizioni sulle fasce di Yovov e Telkiyski e gli inserimenti centrali di Domovchiyski, 19 anni, ha messo in crisi la retroguardia veronese a più riprese. Una dormita generale della retroguardia gialloblu ha infatti permesso allo stesso Domovchiyski (8') un facile tap-in su cross di Yovov.
Una tegola, perché il Chievo era partito subito bene con un'ottima azione di Amauri, bravo ad andar via nell'uno contro uno su Tomasic quanto sciagurato nel calciare fra le braccia di Petkov. Al 21' ancora uno scatenato Domovchiyski a calciare, ma la sua conclusione termina alta. Tiribocchi, scelto da Pillon al posto di Pellissier, si vede poco, così come uno dei giocatori più attesi, Semioli. Ripresa con un Chievo più pimpante, anche dopo la rete annullata a Tiribocchi. Scurto, su azione di calcio d’angolo, colpisce in pieno l’incrocio dei pali, poi nel finale ancora un errore difensivo consegna al Levski il raddoppio dal dischietto, con Bardon che non sbaglia