Lippi: «A volte anche le mummie sciolgono le bende»
Il conto alla rovescia dell'Italia parte dal tridente formato da Camoranesi, Toni e Iaquinta. Si avvicina la sfida da dentro o fuori con il Brasile, nell'ultima gara del girone B di Confederations Cup, e gli ultimi test effettuati da Lippi raccontano novità: si affaccia l'ipotesi di un altro cambio in attacco per gli azzurri, pronti a essere schierati con l'ennesimo tridente da quando è iniziato il torneo. Ancora una volta il ct mischia le carte e ne ripone altre, come per esempio Rossi. Il ragazzo del Villarreal sembrava essersi conquistato un posto da titolare dopo l'exploit con gli Stati Uniti e la comunque sufficiente prova contro l'Egitto ma, stando alle indicazioni della vigilia, con la Selecao dovrebbero invece esserci Camoranesi e Toni. Oltre a Iaquinta. Con Gilardino costretto sempre in panchina. Lippi nella seduta al Southdowns College ha diviso il gruppo azzurro in due squadre: una è stata schierata con il collaudato 4-3-3, l'altra con il 4-3-2-1. Tridente formato da Camoranesi, Toni e Iaquinta, con Rossi entrato poi al posto dell'ex Udinese. Per quanto riguarda altri possibili inserimenti, il ct potrebbe dare spazio a Santon, provato in una difesa con Cannavaro, Chiellini e Dossena (fuori dunque Zambrotta e Grosso). A centrocampo, invece, Gattuso potrebbe essere sostituito da Montolivo, con Pirlo che si sposterebbe a destra. Domani mattina l'allenamento di rifinitura.
SQUADRA IN SILENZIO - Torna il silenzio azzurro alla vigilia di una partita col Brasile. I giocatori della Nazionale italiana hanno infatti deciso di non presentarsi alle interviste il giorno prima della sfida alla Selecao per 'concentrarsi sulla partita di domanì, come fa sapere l'ufficio stampa della Federcalcio. In conferenza si è presentato il solo Marcello Lippi. Si tratta, aggiunge la Figc, di una scelta limitata ad oggi. I giocatori ritorneranno a parlare domani dopo la partita. Nell'82, rimase storica la decisione di tutta la Nazionale di entrare in silenzio stampa a torneo appena avviato.
LA CARICA DI LIPPI - Molto carico alla vigilia il ct Lippi: «Che effetto fa sentire dare delle mummie agli azzurri? Nessuno effetto. Ho pensato che non era un grande sforzo di fantasia. Ma attenti, le mummie a volte sciolgono le bende. Questa squadra ha ancora voglia di vincere, come ai Mondiali».
CRITICHE - Lippi, comunque, non ha mandato giù le critiche rivolte alla nazionale dopo il ko con l'Egitto. E non fa nulla per nasconderlo: «Le critiche arrivano dall'esterno, siete voi che ce l'avete con noi. Dispiace che si sia creata questa situazione perché pensavamo di meritare qualcosa di più». Esaurita la parte polemica, si torna sulla gara persa giovedì con l'Egitto e viene chiesto di spiegare il blackout in attacco e certe scelte. «I loro difensori centrali sono lenti, abbiamo cercato di metterli in difficoltà con giocatori veloci sugli esterni, cercando di portarli fuori con Rossi centravanti e facendo inserire i nostri attaccanti laterali. Era un'idea, non ha funzionato e sono io il primo a dirlo, ma ci abbiamo provato». Ora però sembra prendere quota l'idea di schierare Toni, visto che «da quando stiamo qui è cresciuto molto». L'attaccante del Bayern insieme a Iaquinta e Camoranesi, questo il tridente provato da Lippi per affrontare il Brasile. Toni e Camoranesi, tra l'altro, hanno già giocato una parte di gara contro i verdeoro nell'amichevole di Wembley, rimpiazzando insieme a Rossi i non brillanti Pepe, Gilardino e Di Natale. «Il ko di Londra non pesa, era un'amichevole. Qualche giocatore allora giocava una gara così importante per la prima volta, abbiamo pagato questo». Meglio pensare a un altro incontro con il Brasile... «Mi ricordo il 3-2 del Mondiale 1982». Poi un precedente più amaro, stessa data ma 39 anni fa: «Il giorno in cui l'Italia perse con il Brasile n el Mondiale del 1970. Ma di quel campionato mi ricordo la vittoria con la Germania: l'Italia aveva speso quasi tutto in quella partita, non le era rimasto più nulla». Insomma, a voler guardare indietro e anche avanti, Lippi vuole il meglio da questa Italia, perché «ai Mondiali era vogliosa e lo è ancora».
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