"Chi si comporta così rovina l'immagine di una città civile, macchia il blasone di una società centenaria e danneggia una squadra che settimanalmente mette in campo impegno, grinta e cuore".
VERONA - A distanza di dieci mesi la storia si ripete: al "Bentegodi", salvo l'accoglimento del reclamo d'urgenza presentato dal club scaligero, si giocherà a porte chiuse. Accadde già la scorsa stagione, il 28 maggio 2005, contro la Salernitana.
Verona e i suoi tifosi ancora una volta etichettati come razzisti, alla luce di quanto segnalato al Giudice Sportivo dal direttore di gara, dal quarto uomo e dal collaboratore dell'Ufficio Indagini, in occasione della partita con il Modena di sabato 11 marzo.
La prima reazione in casa gialloblù è quella del Presidente dell'Hellas Verona, Giambattista Pastorello: "Spiace vedere che Verona e l'Hellas pagano per il comportamento incivile di alcune persone: chi si comporta così rovina l'immagine di una città civile, macchia il blasone di una società centenaria e danneggia una squadra che settimanalmente mette in campo impegno, grinta e cuore. Per quanto mi riguarda, la misura è colma".
Pastorello sottolinea che la lotta al razzismo nel mondo del calcio, intrapresa da FIFA e UEFA, non ammette eccezioni, come dimostrano alcuni recenti episodi in Italia e in Europa: "Le direttive dei vertici del calcio in questo senso sono state molto chiare ed esplicite: tolleranza zero verso il razzismo in ogni sua forma ed espressione. La maggioranza dei tifosi dell'Hellas si è sempre dissociata da certi cori, manifestando la propria disapprovazione: ma evidentemente questo ancora non è sufficiente".
Infine il Presidente chiude con una riflessione: "Mi sembra un atteggiamento autolesionista: molti dichiarano il proprio amore per l'Hellas Verona, ma non è certo comportandosi in questo modo che si dimostra di volere bene alla squadra. L'amore per i propri colori si manifesta incitando la squadra in modo corretto e civile e rispettando gli avversari".
VERGOGNA.
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