Gli scozzesi battono il Celtic nella finale di Coppa di Lega scozzese, ma non possono gioire pienamente.

Celtic-Kilmarnock

Il programma ufficiale della finale Celtic-Kilmarnock del 18 marzo 2012 (dal web)

Amo le storie di calcio in cui Davide arriva a sfidare Golia. Non è importante che vinca, perché l’impresa sta già nell’essere arrivati a confrontarsi con il gigante. Poi ci sono quelle rare volte in cui lo sfavorito, quello per il quale è già un gran risultati trovarsi davanti a un avversario del genere, magari in una finale, vince. E la logica si capovolge: è il bello del calcio, il fattore che lo rende unico tra gli sport. Poco più di un mese fa, nella periferia del calcio britannico, c’è stato un piccolo pastore che, con la mazzafionda, ha trionfato contro il gigante.

A Glasgow, il Kilmarnock ha sconfitto per una rete a zero i blasonati padroni di casa del Celtic nella finale di Coppa di Lega scozzese, aggiudicandosi il trofeo contro ogni pronostico.
I media locali hanno definito shock win il colpaccio ad opera della squadra dell’Ayrshire, che si è realizzato a sei minuti dal termine della partita, quando Van Thornout, attaccante belga entrato da pochi minuti in campo, insacca di testa. E’ il trionfo. Fowler, il capitano in campo dei Killies, prima della partita aveva dichiarato che, in caso di vittoria, l’onore di sollevare la coppa sarebbe spettato al vero capitano della squadra, che non ha potuto giocare per essersi rotto una gamba, l’italiano Manuel Pascali, una carriera spesa tra Pizzighettone, Carpenedolo e Foligno, idolo della tifoseria locale.
Gli ingredienti per il lieto fine di questa storia, una di quelle che mi piace raccontare, ci sarebbero tutti.


Allora perchè non scriverlo?
Perchè non c’è tempo per festeggiare. Tutto avviene troppo in fretta. Il triplice fischio, la corsa ad abbracciare il portiere Cameron Bell, eroe di giornata, Liam Kelly che scappa verso gli spogliatoi senza festeggiare. Ha ventidue anni, Liam, è un giocatore di belle speranze che ha appena giocato e vinto la coppa, ma non sorride. Corre. Ha saputo che il padre Jack ha avuto un infarto sugli spalti mentre lui era in campo e sta lottando in ospedale contro la morte. Dopo tre ore Jack muore. La vittoria di Liam perde di significato e svuota di quella gioia che meriterebbe il trionfo di tutta la sua squadra. Ma l’impresa dei ragazzi allenati da Kenny Shiels rimane, intatta. E anche Jack sta festeggiando, lassù.

Emanuele Giulianelli