Acquistato dalla Fiorentina dei Pontello, giocò mezza stagione con Baggio e fu il precursore di Batistuta. Di Dertycia non si ricorda altro: anonimo e scartato. 

Dertycia

Oscar Alberto Dertycia(foto gazzetta.it)

Nelle scuole calcio, insieme alla tecnica di base e alla preparazione atletica, viene presa in giusta considerazione anche un’altra prospettiva: l’importanza dell’allenamento. La cultura del lavoro è un indicatore essenziale, un apriscatole utile anche nella vita. Per un calciatore e un qualsiasi sportivo, poi, allenarsi quotidianamente e quindi giocare con atleti di livello superiore è come una manna dal cielo! La ricetta si può ampliare ad alti livelli ma è comunque semplicissima: più i tuoi compagni d’allenamento sono bravi, più migliorerai anche tu… Una delle piccole-grandi sfortune dell’argentino Dertycia nasce proprio da una situazione simile, e presto conosceremo il perché.

Nessun alibi, il ragazzo era decisamente un brocco e merita di entrare nell’immenso minestrone delle meteore del nostro calcio. Ma con un pizzico di buona sorte in più la sua parabola calcistica avrebbe disegnato traiettorie più dolci e gioiose. Peccato che il destino scelse per lui la stagione sbagliata per arrivare in Italia. E di questo lui non ha nessuna colpa…   Oscar Alberto Dertycia (Cordoba, 3 marzo 1965) arrivò alla Fiorentina nel pieno della maturità, quasi 25 anni, e con in dote una stagione fenomenale in patria nelle fila dell’Argentinos Juniors: più di 30 reti fra campionato e coppe! Fu pagato circa 3 miliardi e si spacciava per centravanti completo, micidiale per opportunismo e senso della posizione.

Bravo anche nel gioco aereo e, inoltre, molto collaborativo con i colleghi di reparto, a cui garantiva un cospicuo numero di assist e tanto movimento. Prima o seconda punta: Dertycia si riteneva pronto per l’Italia! Quella Fiorentina, però, stava per vivere uno dei momenti più ambigui e tormentati della sua tumultuosa storia. Era l’ultimo anno di Roberto Baggio con la maglia dei viola, uno dei migliori talenti di sempre. Il fuoriclasse di Caldogno, come molti ricorderanno, fu ceduto dal Conte Pontello alla Juventus scatenando un uragano di polemiche e un caos apocalittico fra gli inferociti tifosi della Fiorentina. E l’ambiente divenne elettrico già nei mesi precedenti, quando la sconvolgente notizia cominciava a trapelare e a diffondersi.


Dertycia rimase suo malgrado coinvolto nel surriscaldamento collettivo e non riuscì a sfruttare la sua grande occasione, quella di duettare col supremo Baggio. Troppe pressioni esterne, poca personalità e qualche gol fallito clamorosamente; in più, Dertycia subì un brutto infortunio in una gara col Napoli dopo le feste di Natale. Mettendo insieme tutti questi tasselli, si compose il triste puzzle della sua magra esperienza italiana. In totale, al termine della stagione l’argentino mise insieme 19 presenze e appena 4 gol.

Aveva firmato un contratto triennale ma fu gettato, e senza rimorsi, nel cestino dei rifiuti: così Dertycia chiuse definitivamente la sua esperienza in Italia. La Fiorentina, però, fece tesoro di questo incredibile e magari grossolano errore e rimediò alla grande giusto un anno dopo… Nel 1991 i viola, infatti, ingaggiarono il giovane attaccante Gabriel Omar Batistuta, che per un decennio divenne l’idolo indiscusso della Curva Fiesole! Potenza, straordinaria progressione palla al piede, furia agonistica e soprattutto una marea di gol acrobatici regalarono ai gigliati stagioni memorabili condite da emozioni e insperate soddisfazioni. Batistuta è ancora oggi il miglior cannoniere di sempre della Fiorentina e forse nessuno immaginava di trovare in lui un campione di tali dimensioni. L’aspetto divertente fu proprio all’alba della sua esperienza in Toscana: le prime 8-10 partite dell’imberbe Gabriel furono alquanto deludenti e sottotono. Molti giornali e quotidiani dell’epoca sembravano già rassegnati ad un altro bidone e qualcuno cominciava a fare paragoni inquietanti: che Batistuta sia il nuovo Dertycia?

Per fortuna dei tifosi viola Batigol non aveva nulla in comune con Oscar, a parte la nazionalità, e i numeri del resto parlano chiaro. Dertycia cercò di tamponare la delusione emigrando in Spagna, dove giocò in club di media fascia come Cadice, Tenerife e Albacete riuscendo a rimanere a galla per diverse stagioni e andando in gol con discreta continuità: non dimentichiamo che ha indossato la maglia della nazionale argentina per 18 volte, con 2 reti in carniere. Numeri non proprio entusiasmanti, ma neanche trascurabili… Nei primi mesi dell’esperienza nella penisola iberica fu purtroppo anche vittima di un problemino di salute che, pur senza causare (per fortuna) contraccolpi fisici evidenti, lo rese irrimediabilmente calvo.

Mettendo a confronto le fotografie di quel periodo con quelle dell’epopea fiorentina, dove sfoggiava invece una chioma simile al primo Maradona, nessuno penserebbe alla stessa persona. Per fortuna, il buon Dertycia era un calciatore e non un modello o un attore e tale grattacapo si è dissolto senza patemi. Del resto quando chiuse la carriera (per la cronaca, ha militato anche nel semisconosciuto campionato peruviano) il suo cruccio maggiore era quello di sempre: perché aveva fallito in Italia? Per mettersi l’anima in pace, e forse il suo approccio quasi filosofico non è completamente sbagliato, si è auto convinto che le sue carenza tecniche non influirono… Il suo unico errore fu quello di scegliere la stagione sbagliata per Firenze e la Fiorentina: finì stritolato dai ricordi dell’ultimo Baggio a quelli del primo Batistuta

 

Lucio Iaccarino