Il paraguaiano, che involontariamente regalò il suo nome ad un noto cantautore,vivacchiò con la Cremonese fra serie A e B. Fu la Juventus a portarlo in Italia.

Neffa

Gustavo Alfredo Neffa(foto wikipedia)

Giovanni Pellino è un artista versatile e meritatamente apprezzato in tutta Italia: non solo cantante, ma anche autore e produttore dei suoi testi. Meglio conosciuto col nome d’arte Neffa, è nato in provincia di Salerno ma vive e lavora da anni a Bologna. Quando qualcuno gli chiede l’origine e la scelta di questo misterioso nome, il cantante ritorna con gioia agli albori della sua carriera artistica. Erano i primi anni novanta quando il suo destino si intrecciò con un giovane calciatore paraguaiano che stava per debuttare nella serie A italiana.

Pare che i due si conobbero diventando addirittura amici, e Pellino scelse proprio il nome di quella promettente mezzapunta per lanciare le sue prime canzoni nei circuiti discografici nazionali. Gli andò alla grande: Neffa il cantante diventò ricco e famoso. Discorso opposto per il Neffa “originale”: il calciatore, che era stato adocchiato persino dalla Juventus, trovò invece nel suo cammino solo delusioni e insoddisfazioni.

Gustavo Alfredo Neffa nacque il 3 novembre del 1971 ad Asuncion, la capitale del Paraguay. In tenerissima età si era già messo in evidenza proprio in uno dei club storici della sua terra, l’Olimpia Asuncion. Amava tutti i ruoli offensivi, ma in particolare giostrava dietro le punte non disdegnando le sortite sulle fasce: Neffa aveva le doti tecniche del numero dieci e sapeva inserirsi all’occorrenza in zona gol. Finì nel taccuino di alcuni osservatori della Juventus che, in giro per il mondo, cercavano elementi da formare e valorizzare. Fu ingaggiato in un lampo e subito girato in prestito alla Cremonese, squadra da sempre ben predisposta con i giovani.

I dirigenti della Juve erano convinti: con i grigiorossi Neffa sarebbe rimasto giusto un anno, il tempo di adattarsi al nostro calcio per poi provare il salto nel grande club torinese. Ma il progetto si rivelò fallimentare quasi subito: Neffa trovò solo salite impossibili da superare. Troppo giovane e inesperto, non abituato al freddo di Cremona e tremendamente lento col pallone fra i piedi. Era il 1989 e quella Cremonese, allenata dall’arcigno Tarcisio Burgnich, aveva bisogno di gente affamata e battagliera per il campionato: in organico c’erano Rampullal’argentino Dezotti, i “senatori” Chiorri e Gualco. Sembrava fuori dal contesto, il timido Neffa: oltretutto saltò parte della preparazione estiva e fu gettato nella mischia con la squadra già in crisi di risultati. Il paraguaiano debuttò soltanto alla nona giornata, il 22 ottobre 1989: Verona-Cremonese 1-1.


Il fallimento fu completo e coinvolse tutti, nessuno escluso: già alla fine del girone d’andata nessuno avrebbe scommesso una lira sulla salvezza della Cremonese. E infatti i grigiorossi retrocessero in serie B classificandosi penultimi (solo l’Ascoli riuscì a fare peggio) con appena 23 punti e con la peggior difesa (50 reti al passivo). Ovviamente Neffa non era il solo responsabile della disfatta, ma è anche vero che giocò malissimo e in maniera quasi irritante. Fuori forma e maldestro, il paraguaiano aveva un’autonomia ridotta e riusciva a stancarsi senza correre: i tifosi cominciarono persino a prenderlo in giro

L’unico gol realizzato, in appena 16 presenze, arrivò il 18 marzo del 1990: Cremonese-Lecce si chiuse sull’1-1 con l’argentino Pasculli che pareggiò l’inaspettato (forse anche per lui) guizzo di Neffa. La Juventus, e nessuno aveva dubbi al riguardo, non esercitò nessun diritto di riscatto a fine stagione e Neffa restò a Cremona nonostante il purgatorio della B. Di fronte ad avversari e platee meno nobili, il paraguaiano migliorò leggermente il rendimento realizzando due reti e numerosi assist vincenti. I lombardi, che durante la stagione avevano esonerato Burgnich per affidarsi a Giagnoni, chiusero la stagione 1990-91 al terzo posto in classifica e tornarono prontamente in A.

Purtroppo Neffa, ormai consapevole del suo reale profilo tecnico, brindò a quella promozione con sorrisi amari e brindisi malinconici. Capì che per lui in Italia non c’era più futuro; così, dopo qualche altra blanda apparizione nel 1991-92, lasciò Cremona e tornò nel continente americano. Col suo modo quasi ipocondriaco di giocare non aveva molte alternative, e finì per strappare qualche contratto dignitoso in Argentina e dintorni: giocò anche con il Boca Juniors e l’Estudiantes. Patì numerosi infortuni, soprattutto di natura muscolare, e andò addirittura in Nord America riuscendo a sdoppiarsi nella doppia veste di calciatore-allenatore. Proprio durante la sua avventura italiana, Neffa collezionò le sue 16 presenze con la maglia della nazionale del Paraguay. Un onore e un grande prestigio, così come la partecipazione al torneo olimpico ed alla Coppa America. Segnò 3 reti, poi l’incantesimo svanì e in pochi mesi finì fuori dal giro della nazionale. A 25 anni Neffa era già un calciatore finito…

 

Lucio Iaccarino