Le grandi piazze faticano a tornare grandi mentre si afferma chi ha progetti seri e proprietà solide alle spalle anche se fa calcio dove non si è mai arrivati prima ad altissimi livelli.

Claudio Lotito

Claudio Lotito

Il calcio italiano continua nella sua grande mutazione ormai in atto da diversi anni e che ancora fatica ad essere digerita da pubblico ed addetti ai lavori. Abbiamo detto addio al calcio dei paperoni e dei campioni per lasciar spazio ad un calcio differente, basato sull’organizzazione, sulla progettualità e di conseguenza adesso non primeggia solo chi ha più blasone ma chi fa le cose per bene ed ha una solidità economica alle spalle. Gli esempi sono ormai tantissimi tanto da scatenare polemiche come quella nata poche settimane fa dopo le parole di Claudio Lotito che si lamentava circa l’eventuale promozione in Serie A di squadre di piccole città e quindi con poco pubblico al seguito.

Sassuolo, Chievo, Carpi, Lanciano, Entella, Latina, Teramo, Benevento, Giana Erminio e tante altre realtà che stanno scalando categorie attestandosi su standard mai raggiunti prima ad ora nella loro storia calcistica. Promozioni che prima avrebbero fatto gridare al miracolo sportivo ma che sarebbero durate per pochi anni (ricordiamo ad esempio il Castel di Sangro di Jaconi in Serie B), ora invece queste società che si affacciano ai vertici del calcio italiano hanno basi solide e danno l’impressione di poter seguire la strada del Chievo, precursore di un processo di rinnovamento sportivo.


Se la provincia sale per forza di cosa qualcuno deve fare il percorso inverso. Ecco allora la crisi di tantissime piazze blasonate, sempre più città con grande tradizione calcistica si trovano a dover affrontare la dura realtà del fallimento ripartendo dalle categorie dilettantistiche. Il problema vero è ricostruire e riprogrammare trovando anche solidità economica. Non è così difficile oggi giorno assistere nei dilettanti a gare che meriterebbero ben altri palcoscenici soprattutto per la cornice di pubblico offerta. Padova-Triestina, Sambenedettese-Campobasso, Rimini-Piacenza, Siena-Massese, Taranto- Andria sono solo alcuni match che si sono disputati nel corrente campionato Nazionale Dilettanti. In un calcio più equilibrato dove tutti possono dire la loro stona però il dato degli spettatori che ovviamente, proprio per la crisi delle grosse piazze, è in costante ed inesorabile calo tanto che i grandi stadi costruiti nel secolo scorso oltre ad essere superati strutturalmente offrono spesso colpi d’occhio desolanti.

In conclusione l’Italia si trova nel momento clou di un processo di trasformazione che però deve essere agevolato dagli organi federali competenti, finora immobili di fronte alle richieste dei club. Urge una legge sugli stadi che possa permettere di porre le basi per un nuovo calcio fatto di manager e programmazione così come è già avvenuto in paese più evoluti.