L’ex calciatore  di Milan e Roma aveva 64 anni. Nell’80 venne coinvolto nello scandalo del calcioscommesse

Carlo Petrini

Carlo Petrini (foto dalla rete)

In questi giorni di profonda commozione per la morte di Piermario Morosini, si aggiunge la notizia della scomparsa di Carlo Petrini, ex calciatore degli anni sessanta e settanta. Petrini, 64 anni, se ne è andato nella sua Monticiano (Siena) dopo una lunga malattia. Cresciuto nelle giovanili del Genoa e consacratosi nelle file del Milan di Rocco, con cui vinse una Coppa dei Campioni nel 1968-1969, e del Torino, con cui si aggiudicò la Coppa Italia nel 1970-1971, Petrini arrivò nella Roma allenata di Nils Liedholm nella stagione ’75-’76 e poi nel Verona, Cesena e concluse la carriera nel Bologna (1980).

Proprio nel 1980 fu coinvolto nello scandalo del calcioscommesse, subendo una squalifica di tre anni e sei mesi amnistiata dopo la vittoria dell’Italia al Mondiale del 1982. Questa squalifica mise fine in pratica alla sua carriera calcistica, anche se continuò a giocare fino all’85. Successivamente Petrini si dedicò all’attività finanziaria aprendo una propria società che dopo un iniziale successo fu compromessa dai debiti contratti con usurai e dalle cattive conoscenze. Per sfuggire ai creditori si rifugiò in Francia dove fece perdere le proprie tracce.

Nel 1998 Petrini fece ritorno in Italia e iniziò a scrivere dei libri tra cui, nel 2000, la tua autobiografia intitolata Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni) dove racconta quello che «nel calcio si fa ma non si deve dire». Tutte le miserie che ha conosciuto e vissuto in prima persona – come protagonista, o come testimone – all’interno di un mondo dorato ma permeato di ipocrisia: i pareggi “concordati” e le partite “vendute”, il doping e l’espediente per eludere i controlli, i soldi “in nero” e le sfrenatezze sessuali. Non manca il racconto di alcuni retroscena inediti dell’epocale scandalo del calcio-scommesse. Una coraggiosa auto-confessione nella quale Carlo Petrini ripercorre inoltre le sue peripezie extra-calcistiche successive: le amicizie “pericolose” e un crac finanziario, la fuga all’

;estero e i lunghi anni di solitudine e di paura, l’indigenza e le malattie, fino alla drammatica morte di un figlio diciannovenne.


Successivamente Petrini pubblicò un altro libro intitolato “Il calciatore suicidato”, dove indagò in prima persona sulla misteriosa morte di Donato Bergamini, calciatore del Cosenza, ritrovato morto nel 1989 sulla Statale 106, presso Roseto Capo Spulico.

Nel 2005 esce Scudetti Dopati dove Petrini ripercorre gli anni juventini 1994-1998 dove il lettore-sportivo potrà rendersi conto che già in quegli anni la Juventus allenata da Lippi e diretta da Moggi – improvvisamente vittoriosa, e instancabile nel vincere trofei in Italia e in Europa – era accompagnata da forti sospetti di doping e da voci di pratiche illecite.

Petrini è stato affetto da una grave forma di glaucoma, che gli ha procurato la quasi completa cecità dell’occhio sinistro e la seria compromissione del destro. A detta dei medici che lo hanno curato nel corso degli anni, sottoponendolo a ben cinque interventi chirurgici, la malattia potrebbe essere stata correlata all’assunzione dei tanti farmaci dopanti e no, avvenuta durante la carriera di calciatore.