Coppa Italia 1983/84: l’impresa della squadra di Clagluna contro i nerazzurri di Radice.

Faccini-Gamberini

Faccini e Gamberini(foto dalla rete)

Dice il proverbio: una rondine non fa primavera. Quale rondine? Quella che sta sotto il tetto. Ma dove? A San Benedetto. Per la precisione, a San Benedetto del Tronto. Coppa Italia 1983-84, fase eliminatoria.
Le squadre partecipanti sono state divise in 8 gironi all’italiana: le prime due classificate da ogni raggruppamento si qualificano per gli ottavi di finale ad eliminazione diretta, con partite di andata e ritorno. La terza giornata del girone 4 mette di fronte la Sambenedettese e l’Inter. Uno scontro dall’esito scontato: i rossoblù marchigiani, allenati da mister Roberto Clagluna, giocano in Serie B e nella stagione precedente si sono classificati ottavi nel campionato cadetto.

L’Inter del sergente di ferro, Luigi Radice, è reduce da un terzo posto in Serie A, da una semifinale di Coppa Italia e dai quarti di finale nella Coppa delle Coppe, dalla quale è stata estromessa per mano del Real Madrid, poi finalista. Il presidente dei nerazzurri Ivanoe Fraizzoli ha costruito una squadra ambiziosa, con l’innesto, tra gli altri, del campione del mondo Franco Causio. A San Benedetto si respira l’aria delle grandi occasioni. Il 28 agosto 1983 arrivano dalla spiaggia della Riviera delle Palme un mare di tifosi, pronti a tifare a squarciagola i ragazzi di capitan Gigi Cagni, in una partita a dir poco proibitiva.


Ma è già un’occasione unica poter vedere allo stadio Ballarin campioni del calibro di Oriali, Bagni, Altobelli, Collovati, Bergomi, Serena, il belga Ludo Coeck, Hansi Muller e un ragazzo cresciuto proprio da queste parti, quel Walter Zenga figlio di una grande tradizione di portieri usciti dalla scuola Samb. Il colpo d’occhio è da brividi: i colori dominanti sono il rosso e il blu, nonostante l’Inter abbia tifosi in tutta Italia.

Le formazioni. Con la numerazione dall’uno all’undici scendono in campo per la Sambenedettese: Coccia, Petrangeli, Catto, Ferrante, Ipsaro, Cagni, Perrotta, Ranieri, Gamberini, Colasanto, Faccini. Per l’Inter: Zenga, Pasinato, Bergomi, Bagni, Collovati, Bini, Coeck, Sabato, Altobelli, H. Muller, Serena.
Il primo tempo fa vedere la partita che non ti aspetti: un’Inter ancora imballata e in ritardo di condizione (come dimostra la sconfitta nella prima partita del girone a Cesena) subisce il gioco rapido della Sambenedettese, più vivace e in forma. Walter Zenga, però, abbassa la saracinesca, come il suo collega dirimpettaio Mariano Coccia. I primi 45’ si concludono, perciò sullo 0-0.

Al 50’ la svolta clamorosa: Ferrante subisce fallo al limite dell’area di rigore avversaria, punizione per la Samb. Se ne incarica Colasanto che tocca per Alberto Faccini. L’attaccante, fresco campione d’Italia con la maglia della Roma, calcia il pallone, ma la barriera respinge. E la palla esce? No, a volte la vita ti offre una seconda occasione: sta a noi saperla sfruttare. Faccini la sfrutta. Riprende la respinta, prende meglio la mira e insacca con un bolide rasoterra alla destra del portierone nerazzurro. Uno a zero. Sì, ma vedrai che ora l’Inter ce ne fa quattro! Sì, ma vedrai come ci riducono! Sì, ma vedrai…



Vedrai che l’Inter non è in grado di reagire, irretita da una squadra che gira alla perfezione, da un Gigi Cagni che governa la difesa con autorevolezza, con Ferrante e Perrotta che sgroppano, e con Faccini che raddoppia. Raddoppia? Sì. Quando ci si aspetta che l’Inter si rialzi e stenda la Sambenedettese, per ristabilire le gerarchie preesistenti, Perrotta parte sulla fascia destra come un fulmine, incontenibile. Nessuno è in grado di fermarlo: crossa al centro e il bomber rossoblù, con classe, raccoglie il lancio, si aggiusta il pallone e tira. Un lungo istante, per un attimo si crea il vuoto nello stadio per il fiato che tutti gli spettatori trattengono. Gol. Ora l’aria si libera dai polmoni per un enorme boato che si sente fino ad Ascoli. La Sambenedettese manda a casa l’Inter con due reti sul groppone: un’impresa che i tifosi rossoblù non dimenticheranno mai. Neanche i nerazzurri, a dire la verità. Tutto questo è accaduto a San Benedetto, dove due gol nella rete, e non una rondine sotto il tetto, hanno segnato quanto meno un’estate. E una bella storia tutta rossoblù.

Emanuele Giulianelli