Vincente con Roma e Italia: una doppietta che lo incorona leggenda e icona! Tecnica, fantasia e altruismo di un’ ala destra che il mondo ci ha invidiato.

Conti

Bruno Conti (foto: ilmessaggero.it)

Tutti quelli che si avvicinano allo sport hanno in testa il classico sogno nel cassetto; del resto lo stimolo della vittoria è il succo e l’essenza dell’attività agonistica. Sfortunatamente sono davvero pochi quelli che arrivano al compimento dell’impresa tanto desiderata da bambini e spesso è una questione di dettagli. Addirittura nel calcio campioni conclamati e meritevoli, pur avendo avuto una carriera fantastica e soddisfacente, non hanno mai vinto la Coppa del mondo, ovvero il trofeo più ambito.

Parliamo dei vari Zico, Platinì, Roberto Baggio, Van Basten, Cruijff e tanti altri. Un elenco davvero sorprendente, questo è certo… Scopriremo che Bruno Conti da Roma, invece, nella sua invidiata carriera di sogni ne ha realizzati addirittura due, e non uno! Già, perché per un romanista doc come lui vincere il campionato italiano ha lo stesso peso e valore di un titolo mondiale. Non è retorica, basterebbe vivere qualche mese a Roma per accorgersi della passione, del calore e dell’enorme carica di una tifoseria unica e inimitabile per prendere atto del valore di uno scudetto. E Bruno Conti ha avuto il merito di essere uno dei principali artefici di un sogno che diventava realtà; aggiungendo il titolo mondiale con l’Italia si può affermare che ha addirittura “raddoppiato”…

Bruno Conti nacque a Nettuno il 13 marzo del 1955 e per molti non era semplicemente un’ala destra, ma l’Ala Destra per antonomasia. Il dinamismo, l’abilità nel dribbling combinata con l’inventiva e la fantasia furono le sue doti indiscusse fin da ragazzino. Geniale nel suo ruolo (molti rivedevano in lui l’estroso George Best) e capace di essere versatile e polivalente in tutti i reparti offensivi, Bruno detto MaraZico ha scritto pagine memorabili nel calcio italiano. E pensare che da piccolo si era appassionato al baseball; nella sua città natale infatti questo sport era molto popolare, grazie anche alla presenza di molti americani.


Per nostra fortuna, però, arrivò l’illuminazione del calcio e il talento innato di Conti fu subito notato. Nel 1972 venne ingaggiato e debuttò con la Roma, che tuttavia lo tenne inizialmente in disparte per un paio di stagioni per poi prestarlo al Genoa. Era la classica manovra per svezzare i giovani campioni per abituarli al calcio duro dei grandi stadi. Bruno coi liguri migliorò notevolmente le sue capacità, distinguendosi per fantasia, inventiva e controllo di palla. Il campione si plasmava sempre più: insieme a Pruzzo (che incrociò nel suo cammino anche a Roma) costituì un tandem d’eccezione che risultò determinante per la promozione della squadra in serie A.

Il 1979 fu un anno fondamentale per Bruno Conti che, tornato dall’ultimo prestito, non abbandonò mai più i colori giallorossi della Roma. Nella capitale si sognava ad occhi aperti, con tantissimi campioni che arrivavano con un solo obiettivo: vincere! Parliamo del già citato Pruzzo, del brasiliano Falcao, del capitano Agostino Di Bartolomei e di tanti altri. Senza dimenticare mai il presidentissimo Dino Viola e il Re degli allenatori dell’epoca, Nils Liedholm. D’incanto, i successi tanto desiderati si materializzarono in pochi anni; la Roma di Bruno Conti conquistò la bellezza di 5 coppe Italia (1980, 1981, 1984, 1986, 1991) e soprattutto il campionato del 1983. Una vittoria, quest’ultima, che esplose in una festa collettiva di rara intensità: la Roma campione d’Italia era uno schiaffo ai gloriosi club del nord!

I giallorossi, e come vedremo presto anche l’Italia, appoggiarono il gioco offensivo sulla grande tecnica di Conti, sulla sua padronanza e il suo controllo di palla con entrambi i piedi, sulla sua tipica capacità di occupare, smarcandosi, settori del campo diversi creando spesso scompiglio nelle difese avversarie. Ma non solo per questo il gioco di Bruno è rimasto nei cuori di tutti gli amanti del calcio: di lui resta anche il ricordo dell’estro e della fantasia, dell’invenzione del momento, della tenacia, dell’altruismo e della generosità che ha sempre dimostrato in campo.

Qualità che furono abilmente sfruttate dal commissario tecnico della nostra Nazionale, il grande vecchio Enzo Bearzot. Conti fu inserito nell’Italia a partire dal 1980 e fu uno dei perni fino al 1986, giocando complessivamente 47 incontri ufficiali con 5 gol. Ovviamente, la gioia più celebrata e significativa fu l’alloro mondiale in Spagna nel 1982 dove Bruno, oltre ad alzare al cielo la nostra terza coppa, fu uno degli elementi più positivi. Il grande Pelé definì Conti il miglior giocatore del torneo e la rivista France Football lo inserì al quinto posto nella classifica del Pallone d’Oro. Tante gratificazioni meritatissime, che si sposavano a meraviglia con l’amore e l’affetto di tutta l’Italia sportiva. Nella sua gara d’addio, il 23 maggio 1991, lo stadio Olimpico era stracolmo, con oltre 80000 tifosi  paganti. Tutti orgogliosi e commossi nel salutare un campione e un ragazzo che, partito da zero, aveva scalato il mondo a colpi di dribbling e assist vincenti.

Lucio Iaccarino