Il calciomercato permette di fare buoni affari ma anche di prendere delle grandi cantonate. Volete qualche esempio?

L'Ata Hotel Executive

L'Ata Hotel Executive di Milano sede del calciomercato (foto dalla rete)

Il mercato è ufficialmente terminato. Molte le trattative, le telenovele, i mancati trasferimenti, le conferme e le smentite,i rumors che nei giorni scorsi partivano dall’ Ata Hotel Executive e finivano in pochi minuti sulle prime pagine di tutto le testate giornalistiche. Squadre che hanno rafforzato i loro organici, altre che hanno perso pezzi da novanta, cessioni dovute ai bilanci sempre più striminziti, ma anche società che hanno avuto il coraggio di puntare sui giovani. Un mercato che di certo ha rafforzato questo nuovo modo di operare, quello di puntare molto di più sulla giovane età.

Un metodo sul quale, forse, si doveva arrivare prima. In molti paesi europei da molto tempo gli under 18 esordiscono senza alcun problema nelle società più blasonate. Bendtner, colpo last minute della Juventus, ad esempio, ha calcato i campi della Premier per la prima volta a 17 anni, esattamente con l’Arsenal. Questo ha permesso alla società londinese, oltre di poter sfruttare le qualità del fuoriclasse danese, anche di poter rivendere il giocatore ad un prezzo maggiore rispetto a quello dell’acquisto. Esempio di pochi giorni fa, la super plusvalenza ottenuta dalla Fiorentina con la cessione di Nastasic al Manchester City. Approdato a Firenze per 3 milioni di euro, il difensore serbo classe ’93, si è trasferito al City per una cifra vicina ai 30.


Ancor più clamoroso il trasferimento che portò Sanchez dall’Udinese al Barcellona. La famiglia Pozzo con quell’operazione riuscì a trasformare 3 milioni in 65. L’Udinese in questo è maestra. Bierhoff, Amoroso, Fiore, Pizarro, Muntari, Felipe, Quagliarella, Asamoah sono state tutte operazioni che hanno portato guadagno alla famiglia Pozzo. Operazioni delicate, che partono da lontano. Partono da settori giovanili che funzionano, da allenatori preparati, da talent scout sparsi in giro per il mondo che riescano a capire dove può arrivare il futuro campione, ed infine da direttori sportivi all’altezza di gestire determinate situazioni. Cessioni che possono garantire l’allestimento di un intera squadra per una o più stagioni. Abbiamo capito che in un momento di profonda crisi, solo con operazioni di questo calibro il calcio italiano può competere con gli altri club europei.

Recentemente però abbiamo assistito anche ad errori madornali. In Italia troppo spesso sono arrivati giocatori affermati, calciatori attempati ad un prezzo, per poi assistere dopo qualche anno alla classica “svendita di fine stagione”, con minusvalenze spaventose. Valutazioni errate che hanno portato perdite molto elevate. Ricordate il grande Ricardo Quaresma? Arrivato a Milano, sponda Inter, per portare i nerazzurri verso grandi traguardi, portò invece una minusvalenza di 13 milioni di euro, al momento della sua cessione. O Diego, brasiliano che alla Juventus avrebbe dovuto incantare ed invece non riuscì mai a lasciare il segno. Il saldo negativo al momento del trasferimento fu di -5,8 milioni circa. Ultima, ma non meno clamorosa la cessione di Ronaldinho al Flamengo. In quell’occasione il Milan ci rimetté 15 milioni circa.

La ricetta pare essere una sola: GIOVANI. Costo d’acquisto e ingaggio basso e rischio minore al momento della cessione, con possibilità di grossi guadagni. Se il ragazzo è quello giusto il campione ce l’hai in casa, e lo si è pagato pure poco.

Michele Zomer