Con Inter e Milan il nigeriano ha conosciuto la serie A, e molti hanno conosciuto la sua furia! Look e stranezze di ogni tipo,un demonio in campo…

West

Taribo West(foto soccermond.com)

In tutta onestà, un tipo come lui a nostro giudizio sarebbe sconsigliabile come vicino di casa o come fidanzatino per una figlia adolescente. Sono constatazioni ben ponderate, e non frutto della prima occhiata: magari qualcuno potrebbe definirci approssimativi, ma una volta conosciuta tutta la storia di Taribo West siamo propensi a credere che molti sposerebbero la nostra causa e opinione. Un’infanzia difficile e le tante amarezze della povertà sono in fondo il suo alibi, e soprattutto il perno della sua personalità primitiva e violenta. Colpevolisti o innocentisti si potrebbero riunire per ore, magari in uno studio televisivo, e probabilmente ognuno avrebbe le sue ragioni. Nel nostro piccolo, noi non entriamo nella questione sociale e ci limitiamo ad inserirlo nelle meteore del nostro calcio, cercando di non farlo arrabbiare troppo. Il mondo è piccolo e affollato: speriamo in futuro di non incontrarlo mai…

Taribo West nacque il 26 marzo del 1974 a Port Harcourt, a un palmo da Lagos. Vivere e crescere nel cuore della Nigeria, e quindi nel cuore dell’Africa, è come avere un abbonamento ai pericoli e adattarsi non è facile per nessuno. Lo sviluppo fisico durante quest’infanzia di sacrifici fu fondamentale per il suo amore verso il calcio, che lo salvò da un futuro di imprevisti e troppi interrogativi. Come sovente accade da quelle parti in Africa, i giovani calciatori vengono adocchiati da club francesi, abili a tesserarli a tempo di record.

West fu accolto a braccia aperte dall’Auxerre, dove debuttò come difensore quando non aveva ancora compiuto 20 anni. E dire difensore era riduttivo; il tignoso Taribo prendeva anche troppo alla lettera le direttive dei suoi allenatori. Per fermare gli attaccanti usava spesso le maniere forti, non disdegnando colpi bassi e scontri verbali. Un vero duro, tanto che al suo confronto il nostro Claudio Gentile era una signorinella che praticava pattinaggio artistico… Ciononostante, riuscì ad affermarsi sia nel campionato transalpino che nella nazionale nigeriana (in totale, ben 41 presenze); conquistò persino la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Con l’Auxerre, inoltre, vinse un titolo nazionale (1996) e due Coppe di Francia (1994 e 1996).


Tuttavia, quando successivamente arrivò in Italia, nacque e si sviluppò intorno a lui un fitto alone di diffidenza. Taribo West era un controsenso assoluto! Per prima cosa quei capelli improponibili in quella faccia da ossuto selvaggio. Un look da film comico: treccine colorate stile Arlecchino in un corpo da cannibale assetato di sangue! Diceva di leggere la Bibbia, di essere un predicatore e di avere un rapporto fraterno con Gesù, ma intanto picchiava l’ex moglie, alzava spesso il gomito e si beccò svariate denunce per risse e bravate. All’Inter di Massimo Moratti arrivò nel 1997/98 affiancando campioni del calibro di Zanetti, Ronaldo e Roberto Baggio ma, se si esclude la Coppa Uefa del 1998, la sua bacheca di trofei rimase pressoché deserta. Per qualcuno West era pagato per picchiare e lui, che ha sempre rispettato i suoi datori di lavoro, era felice di farlo. Durante un Inter-Fiorentina falciò con un intervento da assassino il russo Kanchelskis mandandolo dritto all’ospedale. L’ex viola tornò mesi dopo in campo, ma in pratica la sua carriera finì in quel grigio pomeriggio di San Siro. E, come lui, furono in molti ad assaggiare i tacchetti del nigeriano…

Successivamente, West passò al Milan ma coi rossoneri incise ancora di meno e non gli fu rinnovato il contratto; decise così di abbandonare l’Italia. Per sua fortuna, il fisico integro e massiccio lo rendeva ancora appetibile per giocare a discreti livelli; riuscì a trovare diversi club disposti a puntare su di lui. Militò in molti campionati diversi, da quello inglese a quello serbo (vinse il campionato serbo-montenegrino col Partizan) passando per la Bundesliga in Germania. Per lui pure una sortita poco fortunata, ma remunerativa, nei paesi arabi prima del ritorno al vecchio amore dell’Auxerre, in Francia.  Insieme a George Weah, ha poi fondato una scuola calcio per aiutare i bambini africani in difficoltà: finalmente una nota di merito…

Non abbiamo di certo dimenticato i suoi burrascosi rapporti con gli allenatori; nel suo giro del mondo, West ha litigato un po’ con tutti ma noi ci limitiamo, per dovere di cronaca, a narrare solo le sue italiche imprese… In un Vicenza-Inter non digerì una sostituzione e, fra parolacce e insulti, gettò la maglia in faccia al malcapitato Mircea Lucescu: di certo, non un gesto da galateo. Talvolta, invece, rievocava la parte spirituale della sua anima di predicatore. Quando, prima di una gara importante aveva già capito che non era fra i titolari, si avvicinò con impeto e quasi minaccioso al tecnico Marcello Lippi dicendo: “Siamo seri, mister! Dio in persona mi ha detto che devo assolutamente giocare…” La risposta del futuro Ct campione del mondo passò alla storia: “Sarà, ma a me non ha detto proprio nulla!”

Lucio Iaccarino