Matthaus, gambe e cervello!
Posted by lucio on aprile 15th, 2013 10:45 AM. Under Almanacco, Miti del Calcio, ultime
Potente, carismatico, roccioso e polivalente: l’indistruttibile tedesco ricoprì di successi Inter e Bayern Monaco. Nel 1990 vinse Coppa del Mondo e Pallone d’Oro!

Lothar Matthaus(foto solofutbol)
Qualcuno nel cuore rimane sempre… In un club leggendario e amatissimo come l’Inter sono davvero in pochi ad avere avuto gli stessi consensi che ha avuto lui nel corso della sua vita sportiva in quel di Milano. Ma un campione così metteva davvero tutti d’accordo: tifosi, stampa, addetti ai lavori e persino avversari. Il suo nome è Lothar Matthaus e, rovistando nel suo infinito bagaglio tecnico, facciamo fatica a elencare in modo coerente le sue qualità e le sue indiscusse capacità. Il problema è: da dove cominciare? Probabilmente è giusto ricordare, soprattutto ai più giovani, che il tedesco è stato il primo vero calciatore moderno, polivalente e efficace come un computer! Teutonico nel cervello, nel fisico e nella determinazione ma dotato anche di un cuore e una dedizione che trascinava le sue squadre alle vittorie e ai traguardi più difficili.
Lothar Matthaus nacque il 21 marzo del 1961 ad Erlangen e si affermò in tenera età nel Borussia Monchengladbach. Il passaggio nel 1984 al Bayern Monaco era già il preludio a qualcosa di importante. Le sue qualità si manifestarono subito con impeto: Matthaus era un centrocampista di grandissimo vigore atletico, rigoroso ma corretto, esemplare per il suo impegno in campo e la disciplina tattica. Perfetto in interdizione ed efficacissimo nei tackle o nel recupero della palla, Lothar lavorava moltissimo (spesso anche da solo) per migliorare il suo tiro dalla distanza. La sua volontà ferrea e la sua abnegazione erano ammirevoli e i frutti non tardarono ad arrivare: col Bayern vinse tre titoli e due Coppe di Germania, mentre era già un pilastro della nazionale tedesca quando, nel 1986, sfiorò il titolo mondiale in Messico perdendo in finale con l’Argentina di Diego Maradona. Nel 1988 Matthaus raggiunse l’Italia e firmò un contratto pluriennale con l’Inter di Giovanni Trapattoni; l’allenatore giusto al momento giusto per l’asso tedesco!
Con i nerazzurri Matthaus toccò livelli altissimi di rendimento: divenne devastante nei calci piazzati e nei tiri dalla distanza, grazie a conclusioni simili a cannonate. Pur non avendo i virtuosismi di Maradona o
uttocalciatori.net/index.php?mod=chp&par=1" target="_blank">Van Basten, Lothar aggiunse al suo modo di giocare una buona dose di creatività. Di certo, la sua forza e la sua autorevolezza in campo lo consacrarono anche nella nostra serie A: era un leader, un combattente a suo agio tanto nelle fasi di contenimento quanto nell’impostazione del gioco e nella finalizzazione della manovra offensiva, soprattutto grazie alla sua capacità di scoccare al momento giusto un tiro potente e preciso. Con l’Inter vinse
lo scudetto dei record (1988/89), con un dominio quasi imbarazzante sulla concorrenza, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa. Anni memorabili per il club e per lo stesso Lothar, ormai pronto per trionfare anche con la Nazionale…
Degno successore di un Netzer o di un Overath, Matthaus prese letteralmente in mano la Germania nel mondiale italiano del 1990. La vittoria di quella Coppa del mondo, in finale a Roma con l’Argentina, lo vide protagonista indiscusso: in tutto in torneo segnò 4 gol (e un rigore con l’Inghilterra) stupendo per la grande versatilità. Non solo regista o goleador all’occorrenza, ma anche lavoratore solido e infaticabile; un perno su cui ruotavano tutti i compagni. Ecco perché il termine “calciatore moderno” gli calzava a pennello, e qualcuno scherzando disse che per lui era persino riduttivo. Matthaus era un qualcosa in più, un extraterrestre sceso da un altro pianeta. In campo era dappertutto, muovendosi da una parte all’altra con un dinamismo quasi irreale. Nel 1990, insieme al Mondiale, si aggiudicò il Pallone d’Oro con un ampio margine sugli avversari (secondo posto per Schillaci e terzo per l’altro tedesco-interista Andreas Brehme).
Matthaus vince anche la prima edizione del Fifa World Player e molti altri riconoscimenti di prestigio; e quando lasciò l’Inter per riaccasarsi al Bayern Monaco contribuì per quasi un decennio a rimpolpare la bacheca del club con campionati e coppe a getto continuo. Negli ultimissimi anni di carriera cambiò pure posizione in campo: da centrocampista a libero (per usare una vecchia nomenclatura) raccolse comunque consensi e il suo rendimento fu sempre altissimo. Lothar Matthaus era e resterà per sempre nel cuore di tutti, con un unico piccolo rammarico: non aver mai vinto la Coppa dei Campioni, che gli sfuggì in modo talvolta clamoroso e inaspettato.
Lucio Iaccarino