Il mitico Anconetani puntò forte sull’ex Feyenoord, ma il rendimento del numero 10 fu mediocre! Mario Been ora allena in patria e ha già un record negativo!

Been

Mario Been(foto ebay.it)

Per colpa sua la famigerata Torre, oltre che pendente, diventò piangente… I tifosi del Pisa, club toscano che alla fine degli anni ottanta si affacciava con impeto in serie A, aspettavano con ansia l’arrivo di un asso straniero per provare a sognare. L’obiettivo del presidente Romeo Anconetani, personaggio di una simpatia unica (spargeva il sale in campo prima delle partite come portafortuna), era quello di posizionare saldamente la sua squadra fra le prime 10 della classifica, evitando la pericolosissima zona retrocessione.

Vulcanico e facile all’ira, Anconetani era però anche generoso e pieno di iniziativa; l’acquisto del trequartista Been per il Pisa 1988-89 fu difatti un grosso sacrificio per le casse societarie, ma in molti erano convinti della bontà dell’operazione. Il biondo olandese, che quando fu tesserato aveva 25 anni, era molto quotato. In più, era connazionale dei vari Gullit, Van Basten e Rijkaard: tutta gente che stava facendo le fortune del Milan di Sacchi e Berlusconi. E per un inguaribile scaramantico come Anconetani avere un talismano olandese in casa era già un buon punto di partenza.

Mario Been, classe 1963, era nato a Rotterdam e si era messo in mostra nel Feyenoord (dove vinse anche un campionato e una Coppa d’Olanda nel 1983-84), di certo uno dei club più conosciuti e apprezzati d’Olanda. Spulciando gli almanacchi del passato, c’è persino una sua presenza nella nazionale maggiore, nel 1984. In effetti Been era un buon centrocampista d’ordine, appena sufficiente nella fase difensiva ma con una buona predisposizione alla regia; un numero 10 capace di servire i compagni e di trovare anche la via del gol.


In Toscana, infatti, gli furono affidate le chiavi della linea mediana: doveva essere lui l’elemento di maggior talento su cui costruire una classifica dignitosa. Il Pisa poteva contare su elementi validi come il bomber Incocciati, i difensori Cavallo e Faccenda, poi Dolcetti, Piovanelli, Bernazzani mentre gli altri stranieri erano Elliott e Severeyns. L’allenatore era Bruno Bolchi detto Maciste per il suo carisma e la proverbiale grinta: tutte qualità che cercò di inculcare anche ai suoi calciatori fin dalla prima giornata. L’inizio fu però drammatico, con subito due sconfitte consecutive: Been debuttò giocando malissimo a San Siro, il 16 ottobre del 1988. Lo specchio della sua prestazione? Inter-Pisa 4-1.

Il ragazzo mostrò molti limiti di personalità, ed anche tecnicamente non riuscì ad emergere come nel passato in patria; in 27 incontri disputati raramente superò la sufficienza. Addirittura Been ebbe l’evoluzione del gambero; col passare delle giornate invece di ambientarsi e migliorarsi finì col giocare sempre peggio. Con lui affondò tutto il Pisa, che retrocesse in serie B classificandosi penultimo con 23 punti; Anconetani cambiò ben tre allenatori (dopo Bolchi provò con Giannini e Giorgis) ma fu tutto inutile. Le uniche soddisfazioni per Mario Been furono le reti alla Juventus (un rigore peraltro inutile), al Cesena (1-0 finale) e al Como, ancora su rigore.

Nonostante la B, con relativa bocciatura, l’olandese restò in nerazzurro per cercare la pronta risalita nella massima serie. Purtroppo per lui, l’etichetta di bidone gli si era appiccicata addosso ma se non altro riuscì a salvare la faccia centrando l’obiettivo richiesto insieme ai suoi compagni. Been giocò infatti ben 32 presenze, segnando anche stavolta tre reti e contribuendo al secondo posto finale, alle spalle solo del Torino. Il Pisa, simulando così le evoluzioni di un ascensore, dopo la discesa saliva di nuovo in A; per la cronaca le altre due promosse furono Cagliari e Parma.

Mircea Lucescu, l’allenatore del Pisa nel 1990-91, fu però piuttosto freddo nei suoi confronti per la nuova avventura in serie A: Been si trovò quindi a un bivio, restare rischiando la panchina oppure andare via? Nei primi due mesi giocò appena tre spezzoni di partita, entrando per pochi minuti contro Bologna, Lecce e Fiorentina: proprio coi viola, che vinsero a Pisa con un roboante 0-4 (il 7 ottobre 1990), Been prese la sua decisione definitiva e disse addio al calcio italiano. Aveva ancora molti club olandesi interessati a lui, come il Roda e l’Heerenveen e giocò senza farsi troppi problemi, come quello di scendere di categoria.

Prima del ritiro dal calcio giocato, ebbe pure un esperienza nel campionato austriaco, nel Tirol Innsbruck. Successivamente si è dedicato alla carriera di allenatore, e facendo due rapidi calcoli si può affermare che in panchina sembra essere maggiormente a suo agio. E’ considerato infatti un tecnico emergente, con idee chiare e con schemi di gioco all’avanguardia; dal 2011 lavora col Genk ma ha già vissuto esperienze di buon livello con NEC e Feyenoord. Purtroppo, però, proprio col club che l’aveva svezzato anche da calciatore Mario Been ha stabilito un altro record negativo. Era proprio lui l’allenatore del Feyenoord che, nel 2010, subì la peggiore sconfitta della sua gloriosa storia: l’incredibile 10-0 contro i rivali storici del PSV Eindhoven!

Lucio Iaccarino