Protagonista nel Mondiale 1982 con un gol epico, Marco Tardelli detto Schizzo era un centrocampista universale! Con la Juve del Trap ha vinto tutto, meno bene come allenatore…

Tardelli

Marco Tardelli(foto tifosibianconeri.com)

La sua esultanza, un urlo di gioia come tributo all’estasi e alla vittoria, divenne addirittura più famosa della rete realizzata pochi istanti prima. Sembra strano, ma è così; ancora oggi molti si soffermano maggiormente sull’interminabile corsa di Marco Tardelli verso la panchina azzurra e soprattutto verso la gloria. Il suo gol, quella botta terrificante che batteva il portiere tedesco Schumacher al sessantanovesimo minuto della finale mondiale Italia-Germania Ovest, portò i ragazzi del mitico Enzo Bearzot sul 2-0.

Era l’inizio della festa: domenica 11 luglio 1982 gli azzurri chiusero sul 3-1 e l’immortale Dino Zoff alzò al cielo la terza Coppa del mondo della nostra storia. Ovviamente quello fu il punto massimo per Tardelli, ma è altrettanto doveroso sapere che prima e dopo quell’evento c’è ancora molto da raccontare su questo straordinario metronomo toscano. E’ lui, infatti, il primo vero centrocampista universale nella storia del calcio di casa nostra…

Marco Tardelli nacque a Capanne di Careggine, in provincia di Lucca, il 24 settembre del 1954. La versatilità fu il suo cavallo di battaglia già all’inizio della sua carriera agonistica, che si concretizzò nel Pisa nella stagione 1972-73. Era soltanto serie C, ma il giovane Marco avrebbe bruciato le tappe come pochi altri; dopo due anni passò al Como in serie B, dove giostrava con grande eclettismo nel ruolo di difensore. Venne eletto, difatti, miglior giocatore della serie cadetta e fu acquistato dalla Juventus che sborsò più di un miliardo delle vecchie lire, cifra che all’epoca sembrò eccessiva per un terzino. Ma Tardelli era destinato ad un futuro radioso, e con la casacca juventina riuscì a crescere sia tecnicamente che atleticamente.


Si guadagnò il soprannome di Schizzo per il suo fisico smilzo e scattante; era capace di coprire adeguatamente diversi settori del campo, ragion per cui diventò mediano e poi addirittura interno di centrocampo. Allenamenti mirati, poi, svilupparono in Tardelli quella potenza muscolare grazie alla quale riuscì in seguito ad esprimere tutta la grinta e la determinazione proprie del suo carattere. In maglia bianconera (mister Trapattoni stravedeva per lui) giocò per ben dieci stagioni, con 259 presenze e 35 reti in serie A. Vinse cinque scudetti, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni (1985), una Coppa delle Coppe (1984), una Coppa Uefa (1977) ed una Supercoppa. Nel 1985 passò all’Inter dove, per due anni, mise in mostra l’esperienza accumulata corredata dal solito agonismo. Chiuse la carriera di calciatore nella stagione 1987-88 militando in Svizzera nelle fila del San Gallo.

In nazionale Tardelli, che collezionò in tutto 81 presenze con 6 reti, toccò l’apice della popolarità e della fama. Fu assoluto protagonista dal 1976 al 1985: il mitico Bearzot gli affidava a centrocampo, a seconda degli incontri, il difficile ruolo tattico di promotore dell’offensiva o di intenditore delle manovre avversarie. Del resto, anche nel mondiale spagnolo del 1982 Tardelli fu impegnato nelle prime partite come marcatore fisso degli attaccanti più pericolosi (ad esempio Boniek ed Uribe) per poi lasciare successivamente tale incombenza a Claudio Gentile. Schizzo era devastante se aveva libertà di manovra, le sue incursioni nell’area avversaria spesso erano un evento catastrofico per i portieri. La sua capacità di iniziativa e la sua forza di penetrazione furono fondamentali per le fortune di Paolo Rossi, capocannoniere della coppa con sei gol. Senza dimenticare che Tardelli realizzò anche il primo gol contro l’Argentina di Maradona, altra partita per malati di cuore…


Il gran temperamento, l’agonismo da vendere, la tenacia e la determinazione erano i suoi segnali di riconoscimento; la sua azione tipo era quella di stroncare gli avversari a centrocampo e ripartire subito in attacco aprendo il gioco ai compagni smarcati o cercando personalmente la conclusione. Il tutto sempre con intelligenza e qualità, anche perché fondere insieme classe e completezza tecnica è difficilissimo in qualsiasi sport, soprattutto nel calcio. Abbandonata l’attività di calciatore, Marco Tardelli si è disimpegnato in vari contesti: per anni è stato un valido opinionista calcistico ed ha avuto esperienze pure come dirigente e osservatore. Ovviamente ha cercato gloria pure come allenatore professionista, ma in questo campo le delusioni sono state superiori alle gioie. Coi ragazzi della nazionale Under 21 arrivò il trionfo nell’Europeo del 2000, ma con i club (soprattutto Inter e Bari) i risultati furono mediocri. E’ stato il secondo del suo vecchio e caro maestro Trapattoni nella nazionale irlandese. Due leggende nella stessa panchina, uno fischiava e l’atro urlava…

Lucio Iaccarino