Bayern-Porto è una sfida ricca di precedenti. Ma è la partita del 1987 quella rimasta veramente negli annali e nel ricordo. Soprattutto dei portoghesi…
Tra meno di una settimana torna la Champions League e, tra la Juve che riceve il Monaco, il derby madrileno ed il Barça-PSG, sembra attirar molto meno l’attenzione la doppia sfida tra Bayern Monaco e Porto. Effettivamente, c’è da dire che l’urna di Nyon neanche a questo giro ha voltato le spalle ai tedeschi, che dopo aver strapazzato lo Shakhtar Donetsk, pure ai Quarti di Finale si ritrovano un avversario abbastanza abbordabile. Circostanza che non farà guadagnare ore di sonno ad un Guardiola che conosce benissimo il collega Julen Lopetegui e sa che, se vorrà guidare i suoi in Semifinale, ci sarà da sudare.
Il Porto non entra tra le prime otto d’Europa dalla stagione 2008/09, quando il Manchester United espugnò il “do Dragão” con una rete di Cristiano Ronaldo dopo aver pareggiato 2-2 ad “Old Trafford”, e negli ultimi vent’anni questa è solo la quarta volta che i “Dragoni” del nord del Portogallo accedono ai Quarti di Finale. Quattro intromissioni nel salone bello dei grandi del continente tra cui spicca quella del 2004, quando con Mourinho al comando arrivarono fino alla Finale di Gelsenchirken, dove alzarono il titolo battendo il Monaco di Deschamps.
Quell’anno ai Quarti passarono anche sul Manchester United, lo stesso rivale che li aveva eliminati nel 1997, mentre nel 2000 erano stati frenati proprio da un Bayern Monaco che, dopo l’1-1 strappato al vecchio “das Antas”, ebbe la meglio su Mario Jardel e compagni con una rete al 93’ del difensore Thomas Linke. Quarti di Finale furono anche nel 1991 e pure allora ebbero la meglio i tedeschi, 1-1 in trasferta e 2-0 in casa con gol decisivo del poi milanista Christian Ziege.
Il più importante precedente tra Bayern e Porto risale, però, a un po’ di anni addietro, all’edizione 1986/87, quando le due squadre si sfidarono in Finale. E quella volta a vincere fu il Porto, che tornò dall’Austria con la sua prima Coppa dei Campioni.
La gara si disputò il 27 Maggio del 1987 e lo scenario fu il “Prater” di Vienna, oggi conosciuto come “Ernst-Happel-Stadion”. Il Porto era un club semisconosciuto a livello internazionale, mentre il Bayern aveva in bacheca già la tripletta di Coppe Campioni del 1974-75-76.
Campione in carica era la Steaua Bucarest, che avrebbe però abdicato presto, cedendo il titolo agli Ottavi di Finale, giustiziata dall’Anderlecht. Il Bayern Monaco aveva dovuto superare ostacoli molto duri per giungere a Vienna, eliminando il PSV Eindhoven di Ronald Koeman (poi campione l’anno dopo), l’Austria Vienna di Tony Polster, l’Anderlecht ed il Real Madrid della “Quinta del Buitre”. Strada molto più spianata per i portoghesi, che aveva fatto un sol boccone dei maltesi del Rabat Ajax (9-0 in casa con quattro reti del bomber Fernando Gomes e 1-0 in trasferta) e dei cecoslovacchi del Vítkovice, soffrendo un po’ di più contro il Brøndby, prima della Semifinale contro la Dinamo Kiev di Blokhin, Belanov e Zavarov.
Il Porto allenato da Artur Jorge scese in campo con: Mlynarczyk; João Pinto, Celso, Eduardo Luís, Inácio (António Frasco, dal ‘66); Quim (Juary, dal ‘46), Jaime Magalhães, Sousa; André, Madjer, Futre. Il Bayer del mitico Udo Lattek (recentemente scomparso) rispose con: Pfaff; Winklhofer, Nachtweih, Eder, Pflüger; Flick (Lunde, dal ‘82), Matthäus, Brehme; Hoeness, Rummenigge, Kögl. 4-3-3 speculari per un match che si rivelò molto più equilibrato del previsto ed il cui finale fu sorprendente.
Furono i tedeschi a passare per primi con un gol di testa dell’ala sinistra Ludwig Kögl al termine di 25’ elettrizzanti. Ma quella che sembrava una passeggiata per i bavaresi, finì col rivelarsi un incubo. Nella ripresa entrò Juary, attaccante brasiliano ex di Avellino, Inter, Ascoli e Cremonese, dando alla squadra una scossa psicologica che la portò ad assaltare la metà campo avversaria fino a trovare il gol.
Leader della rimonta portoghese fu un irresistibile Paulo Futre, ma il protagonista fu Juary anche se nella memoria collettiva rimane il nome di Rabah Madjer, autore al 77’, di tacco, dell’1-1 su assist proprio di Juary. Juary che solo tre minuti dopo segnò il 2-1 definitivo, su assist di Madjer. Nel ricordo, però, resta la perla dell’attaccante algerino, entrato nella storia del pallone per quel colpo di tacco che lui attribuì a volontà divina: il tacco di Allah. Molti pensano che il gol di Madjer fu quello decisivo, facendo torto ad un Juary che nonostante assist e rete rimane attore secondario.
Oggi le prospettive sembran le stesse, anche se il calcio in questi ventotto anni è cambiato. Il Bayern Monaco è una corazzata da paura, mentre il Porto è una squadra giovane e spregiudicata. Il passato, però, insegna che questa sfida può riservare sorprese.
Mario Cipriano