Se si pensa che ogni calciatore “nasca” con l’ossessione di rincorrere un pallone ci si sbaglia di grosso.

Josè Holebas (foto dalla rete)

Josè Holebas (foto dalla rete)

C’è chi calciatore ci nasce e chi invece ci diventa all’improvviso, dopo che questo sport lo aveva addirittura messo da parte per dedicarsi ad altro. Questa è la pazza storia di Josè Holebas, il greco tatuato dal sinistro insidioso che oggi presidia la fascia mancina della Roma.

Holebas è sbarcato nella Capitale nello scorso mercato estivo, presentandosi ai tifosi giallorossi senza troppi proclami. Non tutti, però, sapranno quanto è intricata la storia calcistica (e non solo quella) del numero 25 di Rudi Garcia. Josè nasce ad Aschaffenburg, in Baviera, da padre greco e madre tedesca ma di origini uruguaiane e vive la sua infanzia proprio in Germania, dove muove anche i suoi primi passi con un pallone tra i piedi. Inizia a giocare nel S.V. Damm e lo fa da attaccante puro, mettendo subito in mostra ottima tecnica insieme ad un mancino che sa far male.

A 18 anni, però, quando il fiore sembra stia per sbocciare definitivamente, ecco la decisione choc: Holebas decide di mollare il calcio, perchè (come dichiarò a posteriori) “Avevo cose più importanti alle quali dedicarmi”. A quel tempo, infatti, erano altre le priorità nella sua vita: Josè voleva prendersi cura di sua figlia, avuta grazie alla relazione con la bella Diana Junker, sua attuale moglie.

Scarpini al chiodo dunque e sotto col lavoro nel reparto stoccaggio di un magazzino della provincia bavarese: per due anni Holebas ha pensato solo a portare il pane a casa prima di riprendere gli scarpini e riprovarci dal basso, dai dilettanti del Viktoria Khal.


Riuscire a sfondare nel calcio ricominciando all’età di 21 anni, potrebbe certamente sembrare un obiettivo irrealizzabile. Le cose, sorprendentemente, vanno invece molto meglio del previsto: il Monaco 1860 nota le sue qualità, lo tessera e dopo qualche stagione di “assestamento”, decide di lanciarlo in prima squadra. Il ragazzo, però, segna col contagocce ed è qui che arriva un altro colpo di scena, che si rivelerà decisivo per la carriera di Holebas.

Il Monaco 1860 sceglie di puntare tutto su mister Ewald Lienen, il quale intravede in lui il terzino perfetto. Josè, grazie anche al suo allenatore, riesce in una seconda impresa: cambiare ruolo a 25 anni, imparando meccanismi di gioco a lui praticamente sconosciuti fino a quel momento. Meccanismi che fa suoi così bene da diventare un punto di forza del club ed un pallino totale per mister Lienen.

Al punto che, quando il tecnico passa all’Olympiacos, non esita a portare con sé la sua ‘creatura’ Josè. Holebas rientra dunque in Grecia dalla porta principale, conquistando subito i tifosi biancorossi, ma anche la Nazionale greca, che gli permetterà di partecipare a competizioni come gli Europei del 2012 ed i Mondiali del 2014.

La Grecia, nell’ultima Coppa del Mondo, accede per la prima volta nella storia agli ottavi di finale ed il ragazzone tatuato impressiona molti osservatori di mercato presenti in Brasile. Una vecchia volpe come Walter Sabatini coglie l’occasione al volo e chiama l’Olympiacos: vuole Holebas e lo regala a Garcia.

Josè accetta la nuova sfida con grande entusiasmo e sulla maglia sceglie di far campeggiare la scritta Cholevas, che altro non è che il suo cognome in greco. Forse per sentirsi maggiormente a casa, in una Roma piena zeppa di greci e orfana di tedeschi. Uno dei suoi tanti tatuaggi, consiste in un disegno enorme sulla schiena: il suo nome sopra ad un uomo che si trova davanti ad un sentiero, con ai lati un angelo e un demone. Per ora quel sentiero lo ha portato a Roma, ultima tappa della strana vita calcistica di un ex magazziniere che i Mondiali pensava di poterli giocare solo alla Play Station…

 

Giuseppe Marzetti