Da Macina a Schwoch passando per Criniti e Di Vicino, i grandi talenti che hanno raccolto meno di quanto meritavano

Vittorio Esposito

Vittorio Esposito

Il calcio, come tutto lo sport, in generale è pieno di esempi di fuoriclasse, veri o a volte presunti tali, che raccolgono meno in carriera di quanto le loro grandi qualità gli avessero permesso. Ad esempio un campione straordinario come Raùl non ha mai vinto il Pallone D’oro. Un certo Roberto Baggio non ha mai alzato al cielo nè la Coppa del Mondo nè la Champions League e doveva giocare nel Brescia per l’ostracismo degli allenatori nostrani. E lasciando stare quelli incapaci di sopportare la pressione psicologica del calcio moderno, come il tedesco Sebastian Deisler, ritiratosi presto per il suo carattere troppo timido e introverso per stare bene dentro la centrifuga del calcio di vertice.

Non ci soffermiamo però su di loro, ma su quelli che avrebbero meritato la Serie A e che invece la massima serie ha rifiutato. In tanti casi anche la Serie B è stata irrangiungibile per giocatori dagli ottimi piedi, relegati fra C1 e C2 a volte predicando nel deserto. Il caso forse più emblematico di tutti è Stefan Schwoch, uno che in Serie B faceva la differenza coi suoi gol. L’ha fatta per anni. Conta 242 reti in carriera con 135 in cadetteria, secondo miglior marcatore di sempre dietro Giovanni Costanzo, atleta a cavallo tra gli anni trenta e quaranta. Per lui solo una stagione in Serie A, col Venezia di Recoba nel 1998-99, 14 presenze e due gol.

Marco Macina, ex ala di Bologna e Milan, oggi lavora presso l’Ufficio del Turismo di San Marino, dove nacque nel 1964. Roberto Mancini, che fu suo compagno di squadra nelle giovanili degli emiliani, in una recente intervista ha affermato: “Macina era un fenomeno. Aveva le potenzialità di Messi”. Un talento diamantino mai esploso a pieno a causa di circostanze avverse, approdato al Milan nel momento sbagliato nonostante Liedholm lo considerasse molto. Per lui poi vennero la Serie B e la C, infortuni vari e finito nel dimenticatoio scrisse la parola fine e appese gli scarpini al chiodo. Un potenziale Maradona sanmarinese diventato dipendente pubblico. Storia che affascina ma lascia tanto amaro in bocca.

Antonio Criniti, con 45 presenze e due reti in massima serie, può dire di averla vista prima però di finire in C2 in una categoria dove non c’entrava niente. Grandi salti e discese vertiginose, due volte dalla A alla C2 nel giro della stessa stagione, per poi finire sui campi di provincia dell’Eccellenza abruzzese e laziale. Roberto De Zerbi, ora allenatore del Foggia, non ha mia avuto niente da invidiare a tanti atleti più avvezzi di lui a giocare in platee blasonate. Per lui la miseria di 3 presenze con Napoli nel 2007-08, fino ad accettare la proposta dei romeni del Cluj.

 

Il talento di Federico Giampaolo fu apprezzato anche dalla Juventus che, nel 1988, quando aveva 18 anni, lo portò a Torino ma complice una concorrenza invincibile, non trovò mai l’occasione per mettersi in mostra. In Serie A ha giocato con Bari e Salernitana (53 presenze), per il resto tanta Serie B e C1.  Giorgio Di Vicino ha sempre dato del tu al pallone ed ha segnato gol bellissimi e di precisione balistica non comune, eppure il grande calcio l’ha visto solo col binocolo: 6 presenze col Napoli a 20 anni. Tutto qua. Per il resto Serie B e C1, a 28 anni era già in C2 prima di scendere ancora fino alla Serie D.

Peggio è andata ad Alessio Bifini, ala dai piedi gentili e numeri veri che pagava lo stile compassato delle sue giocate. Per lui neanche un gettone in Serie B in 20 anni di carriera fra la C1 e l’Eccellenza.

Di esempi del genere ce sono anche adesso. Nicola Strambelli è precipitato dalla A all’Eccellenza e ora è in C1 con la Fidelis Andria con cui ha vinto due campionati. E Vittorio Esposito, il ‘Messi del Molise’, uno che giocherebbe tranquillamente in qualunque squadra di Lega Pro, non riesce a salire più in alto della Serie D dopo aver disputato il ritiro estivo col Pescara.

Pensiamoci. Quale sarebbe stata la storia di Fabio Liverani se Luciano Gaucci in persona non l’avesse portato in A al Perugia quando il futuro centrocampista della Nazionale era relegato in panchina alla Viterbese in C1?