Crociati finiti all’inferno ma già al lavoro per il ritorno in paradiso.

I tifosi del Parma

I tifosi del Parma

Finalmente è finito. Il 2015 del Parma si conclude tra i sospiri di soddisfazione dei tifosi, e dei pochi che hanno vissuto il lento declino che ha portato la squadra crociata dalla Serie A al fallimento. Ovviamente solo in parte lenito dalla promettente rinascita dalla Serie D. Perché la cavalcata nella massima categoria dei dilettanti sarà anche stata esaltante nella prima metà di stagione, che ha permesso di porre più che un’ipoteca sulla vittoria finale e il conseguente ritorno tra i professionisti, ma non può certo cancellare la tristezza per quello che non è stato un fallimento, ma una vera devastazione.

L’eutanasia cui le gestioni Ghirardi, Taci e Manenti hanno costretto il club nel tristissimo primo segmento di anno solare sono una macchia indelebile per i tifosi, ma soprattutto le istituzioni del calcio italiano, costrette a certificare a giugno una fine scritta, e mai in discussione nonostante l’attivismo primaverile della Federazione, volto solo a far concludere (più o meno regolarmente) il campionato alla società ducale, tentativo riuscito, nonostante i malumori di più di un giocatore e della totalità dei tifosi, ma insufficiente a fare della fine del Parma e dell’intera Serie A 2014-2015 due delle pagine più nere del calcio italiano contemporaneo.

La conferma la si è avuta dal fatto che, nei consueti bilanci di fine anno solare, nessuno ha menzionato quanto successo, all’insegna della pratica tipicamente italiana di scacciare la polvere sotto il tappeto. Solo il ds del Palermo Manuel Gerolin, proprio nelle ultime ore dell’anno, ha invitato a “non dimenticare quanto successo al Parma”, come memento per le altre società, e chi dovrebbe sovrintendere alla regolarità dei tornei. Ora le leggi ci sono (solvibilità dei presidenti), ma è ovviamente tardi. Per questo è semplicemente impossibile trarre un bilancio dell’anno più pazzo della storia della società.

Troppo brutto, pur orgogliosamente bello, l’inizio, e sostanzialmente troppo facile il dopo. Perché è inutile negare che nel girone D di Serie D si corre per il secondo posto, con la speranza che almeno ora che il neo-presidente di Lega Pro Gravina ha riaperto ai ripescaggi, le piazze alle spalle della squadra promossa servano a qualcosa. Nessuno, neppure tra le inseguitrici del Parma, osa mettere in discussione il risultato finale, visto lo strapotere crociato: 47 punti sui 57 disponibili, 42 gol realizzati, ma soprattutto appena 9 subiti, ben 9 in meno rispetto al San Marino seconda miglior difesa: di questi, appena 6 su azione e 2 in trasferta, mentre 6 delle 7 reti incassate in casa sono maturate nelle ultime 2 partite.

Quando la soglia di attenzione all’interno della squadra si è abbassata, constatata la manifesta superiorità. Detto questo, vincere è sempre difficile in qualunque campionato, quindi i meriti della società e di Apolloni ci sono e vanno riconosciuti: bravi Minotti e Galassi a costruire una squadra competitiva in tempi brevi nel rispetto delle regole sugli Under, e prediligendo i giocatori di categoria ai grandi nomi, e bravo il tecnico a trovare la quadra sul piano tattico, dopo qualche esperimento e un integralismo non sempre condivisibile all’insegna del 4-2-3-1. Non sempre la squadra ha dato spettacolo, in diverse partite casalinghe, di fronte ad avversari chiusi a riccio, è emersa la qualità non sempre eccelsa del centrocampo, che ha costretto il duo di centrali Cacioli-Lucarelli a improvvisarsi registi.

C’è di meglio, anche a questi livelli, ma poi a fare la differenza è stata la qualità degli attaccanti. Mancati per un motivo o per un altro i centravanti, da Longobardi e Musetti infortunati a Guazzo arrivato in ritardo e senza preparazione, e fin qui in sostanza deludente, la svolta l’ha data Yves Baraye, stella dell’intera Serie D. Prima punta o trequartista, il senegalese ha mostrato lampi di classe e potenza inadeguati per la categoria, conditi da 10 gol. Non può che essere che suo l’oscar del crociato dell’anno, o almeno della seconda parte di esso. Ma la medaglia d’argento spetta di diritto a Ciccio Corapi: il 7 polmoni calabrese è stato fondamentale per dare alla squadra l’assetto definitivo, con quel ruolo ibrido da trequartista-mediano che ha dato solidità alla fase difensiva e più libertà agli attaccanti.

Il tutto unito a 5 gol e a un atteggiamento da combattente che si è subito sposato alla perfezione con la voglia di rinascita dei tifosi del Tardini. Citazioni anche per il portiere Zommers, che ha fatto intravedere qualità che dovranno confermarsi al piano di sopra, per Giorgino e per Adorni, l’unico parmigiano under della rosa. Oltre che per capitan Lucarelli, simbolo ad honorem, anche se a volte l’età si è fatta sentire, mettendone in discussione fin da subito l’utilità in Lega Pro.

Categoria cui, scaramanzie a parte, sarà bene cominciare a pensare il prima possibile. Il mercato di dicembre ha visto la società sostanzialmente immobile, eccetto che nelle cessioni di elementi poco utilizzati, e grosso modo questo succederà anche a gennaio. I prossimi mesi dovranno servire per capire su chi puntare del gruppo attuale per una C da protagonisti, e per muoversi sotto traccia. Portare adesso al Tardini giocatori come Sforzini non sarebbe proficuo per nessuna delle due parti.

Davide Martini