Risultati altalenanti un gioco che non decolla porta l’Inter a una crisi d’identità.

Walter Mazzarri foto dal web

Walter Mazzarri foto dal web

Inter in crisi d’identità vera. Dopo 2 successi stentati e su calcio di rigore con Cesena e Sampdoria, la squadra di Mazzarri combina ben poco con l’ultima in classifica al Tardini: con il Parma la peggiore Inter della stagione o tra le peggiori partite, già al primo cross il Parma è in vantaggio con Vidic e Ranocchia che non sono pronti all’appuntamento ma neanche Handanovic in area piccola è pronto.

Per tutta la prima parte di gara i nerazzurri sono imbarazzati, titubanti in tutti i reparti. Neanche la ripresa è all’altezza: il fulcro del gioco passa dalle parti di Medel che tocca tanti palloni, ma in termini di qualità non è il giocatore che può “incendiare” una gara non è dotato di qualità tecnica, va bene a francobollare gli avversari a tamponare a fare la diga.

Non può dare i tempi di gioco, sebbene ci sia dappertutto. Ieri sera ha fatto un gran casino, ha toccato tantissimi palloni,  Kovacic non riesce ad essere il vero leader del centrocampo, contro il Parma ha corso più in orizzontale che in verticale. Questi sono i limiti dell’Inter e da qui partono i problemi di una squadra a cui manca identità dove ognuno corre per conto proprio dove il gioco latita proprio perché la manovra non è organica.

Obi dopo il buon esordio con il Napoli è diventato evanescente, sebbene dotato di corsa fluida ha smarrito il buon possesso palla e l’ultimo passaggio. In avanti Icardi se non segna dagli 11 metri ultimamente non si vede in campo questo è un pò il suo limite: fatica nel manovrare con e per la squadra fuori area, non ha il dialogo diretto con gli altri reparti; “El trenta” Palacio non c’è in campo, non riesce a ritrovare la forma migliore dei bei tempi, sembra rimasto al Campionato dello scorso anno, perché ai Mundial brasiliani ha combinato ben poco. Ieri Mazzarri ha evidenziato i limti dell’organico minato dagli infortuni inserendo due Primavera più per un gesto di rabbia che di dettame tattico.

In settima è atteso in Italia e ancora prima in Svizzera alla sede dell‘Uefa Eric Thohir: deve dimostrare ai dirigenti svizzeri il suo progetto di risanamento economico del club milanese. Sono passati solo pochi mesi e qualche terremoto in casa nerazzurra è già avvenuto, facendo un bel repulisti interno e societario. I risultati in campo non arrivano, Mazzarri è sulla graticola da settimane per gli evidenti problemi tecnici in campo, non riesce a mettere la sua mano, i nerazzurri non hanno identità. Domenica sera con il Verona e ancora prima ad Appiano Gentile dovrà chiarire al n° 1 come i nerazzurri potranno uscire dalle sabbie mobili dove sono finiti. Questa Inter così come è combinata il 3° posto non l’acchiappa.

Thohir deve suonare la “sveglia” a tutti, da troppo tempo è il bersagliato principale dei rivali, le istituzioni calcistiche internazionali vorranno capire cosa vuol fare dei conti e della società, si parla di rientrare del passivo con rate di 4 milioni trimestrali più una maxi rata finale da 300 milioni. Riuscirà a convincere Platini e tutto l’establishment svizzero? I segnali li ha mandati già da tempo con l’ingresso del manager ex Manchester Brolinbroke.


I tifosi nerazzurri chiedono la testa del tecnico mai entrato in sintonia con l’ambiente. Di questo passo l’aspettativa della Champions il prossimo anno diverrà una mera illusione. Come fare a ottenere risultati? Il caos societario di questi mesi non è la strada giusta, la squadra ha bisogno di equilibri. Con questo tecnico l’Inter non doveva rinnovare un contratto già in scadenza con un ulteriore anno. Ora come fa il patron indonesiano a liquidare Mazzarri e fare un nuovo contratto a Mancini un uomo che non si accontenta di un “contrattino” e di un progetto tecnico non di livello?

 

Zaffaroni Fabio