Mauro Zarate

Mauro Zarate (foto dalla rete)

Forse non poteva esserci debutto peggiore per Mauro Zarate con la maglia dell’Inter. L’attaccante argentino, prelevato dalla Lazio con la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto a poche ore dalla chiusura del calciomercato estivo, ha giocato appena 34 minuti prima di finire sostituito (dentro Wesley Sneijder al suo posto) in concomitanza con il gol di Diego Milito che aveva portato in vantaggio e illuso i nerazzurri.

34 minuti in cui il talento di Haedo, 24enne ormai prossimo a diventare padre, non ne ha letteralmente azzeccata una. In entrambe le fasi di gioco, la posizione ricoperta dal giocatore sudamericano è stata imprecisa, i suoi movimenti inappropriati rispetto ai voleri del tecnico interista Gian Piero Gasperini. Troppo schiacchiato verso il basso in ripiegamento, troppo tendente ad accentrarsi – e quindi a congestionare la manovra nerazzurra – in fase offensiva. Anche i pochi palloni toccati non hanno regalato grandi soddisfazioni: Zarate è apparso poco lucido, impreciso, ha perso spesso palla e ha consentito più volte anticipi troppo comodi ai difensori avversari.


Pensare che, in casa laziale, la cessione dell’argentino, nonostante le ultime due stagioni in biancoceleste certo non esaltanti, non era stata molto ben digerita dai tifosi. Eppure, Lotito e Tare si erano cautelati anzitempo portando a Roma due bomber di razza quali Miroslav Klose e Djibril Cissé, i quali hanno poi impiegato rispettivamente 12 e 21 minuti per presentarsi nel migliore dei modi al pubblico italiano. La verità, in fondo, è che il Mauro Zarate visto nel suo primo anno in Italia – sempre terribilmente anarchico ed estraneo al contesto di squadra, ma anche capace di prodezze di rara bellezza – non si è più neanche lontanamente ripetuto. Se nella Lazio era diventato quantomeno la terza scelta dietro a Klose e Cissé, viene lecito chiedersi cosa sia passato nella testa dei dirigenti nerazzurri quando hanno pensato che non solo potesse far bene all’Inter, ma che potesse anche non far rimpiangere un campione assoluto come Samuel Eto’o, forse lasciato partire con troppa, imperdonabile leggerezza.

Emanuele Mastrangeli

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