Mercato estivo quasi bloccato, quello del Milan. Involuzione tattica, invece, per Simone Inzaghi. L’ascesa imperante del Napoli di Spalletti trova la sua giustificazione nei demeriti delle due milanesi oltre all’impalpabile e sconsiderata stagione bianconera, ma non può nemmeno prescindere dallo straordinario lavoro tattico e mentale che il tecnico di Certaldo è riuscito a mettere in pratica nel biennio. Per giunta è stato fondamentale il calciomercato estivo del DS Giuntoli in grado di sostituire magistralmente gli uomini in partenza con pedine fondamentali che hanno stravolto il campionato del Napoli: Kim, Kvaratskhelia, Anguissa, Raspadori, Ndombele, Simeone e Olivera. Un roster di titolari e sostituti in termini di valore e rendimento. Niente di paragonabile alla pianificazione di Milan e Inter che a metà stagione avevano già mollato la corsa al titolo.

 

Serie A, cosa sta mancando alle milanesi per lottare con il Napoli?

 

Gli obiettivi delle milanesi sono ormai definiti con parecchie giornate di anticipo. Scudetto inarrivabile per entrambe. Quello che resta è un piazzamento Champions con ricavi variabili in base alla posizione finale. Le quotazioni dei bookmakers presenti sulle app scommesse più importanti d’Italia confermano questa previsione e piazzano entrambe le milanesi tra le prime quattro della Serie A. Roma, Atalanta e Lazio completano il quartetto di testa, ma solo una delle tre avrà la possibilità di accedere all’Europa che conta. A meno di clamorose debacle di Inter e Milan che continuano ad alternare sprazzi di continuità a momenti di difficoltà.

I rossoneri della RedBird Capital, dopo un periodo di buio totale a inizio 2023, sembrano aver ritrovato lo smalto dei tempi migliori, con la solidità dei principi di Pioli: gioco verticale, tecnico e collaborativo strutturato su grandi energie fisiche e molta intelligenza tattica. In sostanza, al Milan di quest’anno è mancato non solo un mercato estivo in grado di rigenerare la squadra nella testa e nel rendimento complessivo, ma è mancato anche e soprattutto l’atteggiamento aggressivo che lo aveva contraddistinto la scorsa stagione, l’identità verticale del gioco, l’intensità, la fame agonistica. Senza considerare che l’ultimo scudetto rossonero sembra sia stato acquisito anche per manifesta inferiorità delle altre squadre che lottavano per il titolo, Napoli incluso e imploso quando il successo sembrava realmente possibile.

L’Inter di Inzaghi, dopo un avvio nemmeno troppo promettente (vedi la sconfitta a Udine nelle prime giornate) è diventata un pò alla volta una squadra sgonfia, piatta e sempre uguale a se stessa. Una stagione schizofrenica, costellata finora da picchi e ricadute. Ciò che è mancato finora ai nerazzurri è stato l’approccio fluido e il rapporto privilegiato con il pallone che sapeva architettare in campo nell’ultima stagione. Le ambizioni tattiche si sono appiattite, il gioco paziente basato sul dominio del pallone e sulla rotazione degli uomini si è trasformato in una versione semplice e minimale, fondata quasi esclusivamente sulle doti dei suoi talenti. Con un Lukaku in meno, irriconoscibile per tutta la stagione. Nel complesso è mancato Inzaghi, apparso stanco e sfibrato come la sua Inter, lontana dai principi di verticalità e pazienza senza palla tipici del collettivo nerazzurro.

Per contro, il Napoli di Spalletti ha capitalizzato il lavoro metodico ed esigente del suo tecnico, beneficiando di un mercato oculato e intelligente. Costruzione dal basso con i centrali, Lobotka e terzini mobilissimi. Sviluppo sulla fascia con triangolazioni tra laterali, mezzale ed esterni d’attacco. Ampiezza del campo per allargare le difese avversarie e creare situazioni di uno contro uno. Rifinitura mirata a servire terzini e mezzali con il prezioso lavoro di Zielinski. Finalizzazione a rete con gli esterni d’attacco in area, traversoni sul secondo palo per Osimenh e densità dei centrocampisti negli ultimi 15 metri. Al netto delle cavalcate solitarie del nigeriano dritte in porta.

Resta infine la fase di non possesso. Il Napoli è la difesa meno battute del campionato. Per la serie: quando i numero valgono più di mille parole. Quest’anno non ce n’è per nessuno. L’unico avversario del Napoli è il Napoli stesso: se continua così può battere i recordi di Juve, Real e Barça. Anche se quello che conta per gli abitanti del capoluogo campano è solamente cucirsi il tricolore sul petto il prossimo anno.